Chi governa Torino

Secondo molti, il capo gabinetto del sindaco, raccontato in un articolo del Foglio e che ora rischia di prendersi tutte le colpe per Piazza San Carlo

Chiara Appendino e Paolo Giordana nel giugno 2016 (LaPresse - Marco Alpozzi)
Chiara Appendino e Paolo Giordana nel giugno 2016 (LaPresse - Marco Alpozzi)

Un articolo di Cristina Giudici sul Foglio mette insieme molte informazioni sul capo di gabinetto del sindaco di Torino, Paolo Giordana, che è ritenuto da molti l’uomo più potente e importante del Comune, e che però sta venendo molto criticato per le inadeguatezze del Comune nell’organizzazione del raduno in piazza San Carlo per vedere la finale di Champions League, durante il quale più di mille persone sono rimaste ferite (due sono tuttora gravi) nella calca seguita a un allarme infondato.

Dopo giorni di scaricabarile, finalmente Chiara Appendino ha dichiarato “sono pronta ad assumermi le responsabilità che saranno individuate in capo a me e alla mia amministrazione”. Chissà se nell’impegnativa frase è compresa la possibilità che si spezzi il sodalizio, fino ad ora inossidabile, fra lei e il suo capo gabinetto, Paolo Giordana: per tutti il sindaco ombra della giunta pentastellata. Come affermano da ieri voci insistenti sia nello staff del primo cittadino sia fra i banchi dell’opposizione del Pd. Anche perché molte delle 19 prescrizioni che erano arrivate dalla Prefettura sabato mattina all’amministrazione comunale non sono state rispettate. E per questo motivo, al di là dell’indagine della procura, il vicepresidente del Consiglio comunale, Enzo Lavolta, ha chiesto di aprire un’indagine interna che potrebbe cambiare il destino politico di Paolo Giordana. Quindi, se Chiara Appendino non dovesse reggere alle tensioni, allo stato d’assedio in cui si trova per gli oltre 1.500 feriti dovuti alle falle della sicurezza durante la proiezione della finale di Champions League, tutte le tensioni si potrebbero scaricare sul fidato collaboratore che, in assenza del sindaco, ha esercitato sia la delega per la sicurezza sia quella per i grandi eventi. E pare probabile che possa diventare il parafulmine degli errori della sindaca. Paolo Giordana, che ha riorganizzato la macchina comunale per accentrare gran parte del potere operativo nelle sue mani, è mal digerito da assessori, consiglieri e base del movimento. Sebbene abbia costruito con abilità l’ascesa di Appendino, è stato – e per ora continua ad esserlo, salvo colpi di scena – l’eminenza grigia della giunta. Giordana è un personaggio molto singolare, dal curriculum pieno di sorprese. Sul suo profilo facebook ha fra le immagini quella del controverso cardinale Mazzarino (che ne direbbe Rousseau?) e un anno fa, dopo l’insediamento del sindaco cinque stelle, aveva persino postato l’immagine di un burattinaio che muoveva i fili di una bambola. E’ uno che ama comandare, particolare sottolineato da tutti i suoi detrattori, fuori e dentro la giunta. E’ sempre stato, sin dall’inizio del suo mandato, molto ingombrante. L’uomo che segue tutti i dossier, vigila sull’operato dei consiglieri e assessori come il preside severo di un collegio, con atteggiamenti imperativi. In momenti più felici, agli esordi della prima giunta grillina in terra sabauda, davanti ai giornalisti che premevano nelle sale di Palazzo Civico si era definito con autoironia una sorta di Nosferatu, forse per il vezzo dell’iperbole, anche se fra i banchi dell’opposizione viene più spesso chiamato Rasputin. Ora rischia di pagare pegno per il suo maniacale controllo sull’operato della giunta, visto che fra l’altro è stato lui, con la delega ai grandi eventi, ad aver partecipato ad alcune riunioni tecniche per la manifestazione organizzata da Turismo Torino e che avrebbe dovuto concludersi solo con qualche lacrima per la Juventus.

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