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  • Domenica 4 giugno 2017

Un medico olandese è accusato di essere il padre biologico di 12 persone

Si chiamava Jan Karbaat ed è morto lo scorso aprile, dopo essersi occupato per oltre cinquant'anni di fecondazione assistita

Alcune delle persone che pensano di essere nate grazie allo sperma del medico Jan Karbaat parlano con un giornalista a Rotterdam, il 2 giugno 2017 (REMKO DE WAAL/AFP/Getty Images)
Alcune delle persone che pensano di essere nate grazie allo sperma del medico Jan Karbaat parlano con un giornalista a Rotterdam, il 2 giugno 2017 (REMKO DE WAAL/AFP/Getty Images)

Nei Paesi Bassi un tribunale ha autorizzato il sequestro e l’analisi di una serie di oggetti appartenuti a un medico morto lo scorso aprile per rilevare tracce di DNA: si pensa che l’uomo abbia usato il proprio sperma per far restare incinte decine di donne che erano state in cura presso due cliniche per i disturbi della fertilità da lui dirette. Il medico si chiamava Jan Karbaat ed era stato direttore di una clinica di Rotterdam dal 1964 al 1979 e poi di una seconda clinica a Bijdorp, vicino a Rotterdam, dal 1979 al 2009. Fino alla sua morte si era rifiutato di sottoporsi al test del DNA richiesto da 22 persone, 12 nate tra gli anni Ottanta e Novanta grazie alla fecondazione assistita, che sospettano che Karbaat fosse il loro padre biologico, e 10 donne che pensano che i loro figli siano stati concepiti con lo sperma di Karbaat.

Queste 22 persone hanno chiesto al tribunale di ottenere il DNA di Karbaat per scoprire la verità sul proprio padre biologico o su quello dei propri figli. La seconda clinica diretta da Karbaat era stata chiusa nel 2009 a causa di alcune irregolarità amministrative emerse durante due ispezioni delle autorità sanitarie. I registri della clinica erano tenuti talmente male che nel 2015 una commissione governativa è giunta alla conclusione che nessuna delle presunte identità dei padri biologici dei bambini nati grazie al lavoro della clinica potesse essere confermata con certezza. Nei Paesi Bassi dal 2004 c’è una legge che obbliga a rivelare alle persone nate grazie a donazioni di sperma l’identità dei propri padri biologici e nel caso delle persone coinvolte in questa vicenda non è stato possibile. Prima di morire Karbaat era accusato di aver falsificato dati, analisi e descrizioni dei donatori di sperma che proponeva ai suoi pazienti, facendo sì che lo sperma di un unico donatore fosse usato per far nascere più di sei bambini, una cosa che è proibita dalla legge olandese.

Il 2 maggio la polizia ha sequestrato alcuni oggetti nella casa di Karbaat, tra cui uno spazzolino da denti, ma perché il suo DNA possa essere confrontato con quello dei suoi supposti figli biologici sarà necessaria l’autorizzazione di un altro tribunale. Infatti, secondo il giudice che ha autorizzato l’analisi degli oggetti personali di Karbaat, le prove su cui si sono basate le accuse finora non sono sufficienti: tutto è nato da un’affermazione dello stesso Karbaat che avrebbe detto di avere avuto sessanta figli attraverso la fecondazione assistita a una donna che aveva cominciato a sospettare di essere sua figlia per via di somiglianze fisiche. Secondo il tribunale quest’affermazione non è sufficiente per sostenere che abbia usato il proprio sperma e quindi serviranno altre prove per ottenere i confronti di DNA. I famigliari di Karbaat hanno cercato di opporsi al sequestro degli oggetti del medico morto, dicendo che la loro privacy dovrebbe essere rispettata.

Nei Paesi Bassi si parla da tempo di questa storia e il mese scorso un test del DNA a cui si è sottoposto uno dei figli di Karbaat ha indicato che il medico potrebbe essere il padre di 19 persone nate con la fecondazione assistita; non si sa però se queste 19 persone siano tra quelle coinvolte nel processo.