Morgan Freeman lo conosciamo soltanto così

Foto e storia di uno che oggi compie ottant'anni, anche se sembra li abbia da una vita

(Richard Shotwell/Invision/AP)
(Richard Shotwell/Invision/AP)

Qual è la faccia più giovane che riuscite ad associare a Morgan Freeman? Se avete buona memoria, o se siete cinefili appassionati, è probabile che vi venga in mente qualche film uscito fra gli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, quando fece i suoi primi film importanti: A spasso con Daisy, in cui interpretava l’autista di una ricca signora bianca, oppure Robin Hood – Principe dei ladri, in cui era un guerriero saraceno che giurava fedeltà al protagonista, Kevin Kostner. In entrambi i casi, aveva già un po’ di capelli bianchi: e questo perché nonostante abbia iniziato a recitare negli anni Sessanta, per un sacco di tempo ha fatto soprattutto teatro o parti di cinema molto piccole. Quando la gente nel mondo ha iniziato a ricordarsi il suo nome, Freeman aveva già più di cinquant’anni. Da allora ne sono passati altri trenta, e lui, che nacque a Memphis il primo giugno 1937, oggi ne compie ottanta. Anche se sembra ce li abbia da una vita.

Freeman era figlio di un’insegnante e di un barbiere, e durante l’infanzia si spostò tra il Tennessee, il Mississippi, l’Indiana e l’Illinois. Cominciò a recitare da bambino, ma arrivato il momento di scegliere l’università decise di non studiare teatro e di arruolarsi nell’Aeronautica. Dopo qualche anno nell’esercito si trasferì a Los Angeles, dove riprese gli studi di recitazione e di danza, cominciando negli anni Sessanta a fare tour con compagnie teatrali e di musical, ed esibendosi insieme a gente come Cab Calloway (se avete visto The Blues Brothers, sapete di chi stiamo parlando). Uno dei primi film in cui comparve – nel senso che fece proprio la comparsa – fu L’uomo del banco dei pegni di Sydney Lumet del 1964; ma una prima vera notorietà per lui arrivò solo negli anni Settanta, con la soap opera Another World e con la serie per bambini The Electric Company. 

I primi ruoli davvero importanti, comunque, li ottenne soltanto dalla metà degli anni Ottanta in poi: per Street Smart – Per le strade di New York, del 1987, ricevette anche una nomination all’Oscar come migliore attore non protagonista. Film dopo film, dimostrò di essere bravissimo soprattutto a fare la parte di quello saggio, posato, che sapeva dare il consiglio giusto al momento giusto, con una voce profonda e rassicurante. Di fatto non era ancora “anziano”, ma cominciarono a disegnarlo così. Il manifesto di questo suo ruolo da mentore fu probabilmente Le ali della libertà, uno dei film più popolari di sempre – è al primo posto della classifica di IMDb – in cui interpreta l’ergastolano che aiuta il protagonista condannato ingiustamente a fuggire di prigione. Anche il ruolo del poliziotto che le ha viste tutte gli veniva molto bene, e infatti glielo fecero fare in Seven e in Il collezionista. Ci sono alcuni attori, pensate a Steve Buscemi, o a Philip Seymour Hoffman, che hanno rappresentato come pochissimi altri la categoria di attore non protagonista, con interpretazioni memorabili fatte stare dentro minutaggi spesso contenuti. Alla fine, alla sua quarta nomination, Freeman vinse quell’Oscar: con Million Dollar Baby di Clint Eastwood, del 2004.

Dopo è stato Dio in Una settimana da Dio, ha fatto Nelson Mandela in Invictus – in un ruolo che sembrava assurdo non avesse ancora interpretato, data la somiglianza fra i due – e ha recitato nella trilogia di Batman di Christopher Nolan. Negli ultimi anni si è fatto tirare in mezzo a tutta una serie di film mediocri, ha recitato la parte dell’anziano saggio ed elegante – praticamente la parte di se stesso – insieme a Michael Caine e Alan Arkin (due che per certi versi gli somigliano), ha narrato passanti e ha anche aspirato dell’elio.