Cosa vuol dire “alterco”

È sinonimo di diverbio: più forte di un bisticcio, ma dura meno di una litigata

di Massimo Arcangeli

Alterco deriva da altercare, che trae origine dall’identica parola latina. Il latino altercare, “litigare” o “disputare, replicare”, è a sua volta basato su alter, il cui significato è “altro fra due” (o “un altro”). Etimologicamente, dunque, l’alterco è un animato contrasto, un’accesa discussione, un aspro confronto verbale fra due persone. Il fatto che alter possa significare anche “il prossimo”, e altercare avere il valore di una replica, sottolinea la natura tutta particolare di alterco, che instilla in noi l’idea di poter litigare, anche violentemente, in un’ottica di cooperazione, senza che la nostra voce si sovrapponga a quella dell’avversario: l’idea di poter aspettare, prima di rispondergli a tono, che abbia finito di parlare.

Alterco, in ogni caso, è oggi sinonimo di diverbio, lite, scontro, litigio. È più forte di un contrasto, un dissidio, uno screzio o un bisticcio, e ancora più forte di un malinteso o un attrito (che possono peraltro rimanere sopiti, non manifestarsi in modo aperto), o della divergenza di opinioni, idee, posizioni suggerite da disputa, questione, discussione, disaccordo, diatriba, controversia, contesa. Può durare più di un battibecco, ma non dà il senso di qualcosa che si protragga a lungo (o nel tempo) come una litigata. È meno “numeroso” di una baruffa o una rissa, che coinvolgono più persone, e non è a senso unico come una scenata.

Queste sono alcune risposte prodotte da alunni della scuola secondaria inferiore e superiore – fra quelle, ora più ora meno, ancora spiegabili – a proposito di alterco: alterato («Il tuo comportamento è al dir quanto alterco»); euforico («Sono molto alterco»); lunatico («Lei è una persona alterca»); sincero («Quando Luca parla non mi sembra molto alterco a ciò che dice»). In questi quattro casi la confusione è con attento (per chi ha scritto sincero), con alterato (per quello che ha menzionato questa parola, e l’altro che ha scritto lunatico) e, per lo studente che ha scelto euforico, con qualcosa che sembra evocare allegro. Ma ecco qualche altra risposta, di ben altro impatto, dei giovani sottoposti al test: uno indica come sinonimo libraccio («Non voglio quell’alterco di mio fratello»); un secondo propende per intelligente («La parola alterco per definire un oggetto o essere vivente più bravo di lui»); un terzo trasforma alterco in altercato («Ha dei colori altercati»), individuando in alternato il possibile sostituto; un quarto non fornisce sinonimi, limitandosi a portare un esempio: «Il modo di comunicare di Roger è alterco».

Alla vigilia del Festival “Parole in cammino” che si è tenuto ad aprile a Siena, il suo direttore Massimo Arcangeli – linguista e critico letterario – ha raccontato pubblicamente le difficoltà che hanno i suoi studenti dell’università di Cagliari con molte parole della lingua italiana appena un po’ più rare ed elaborate, riflettendo su come queste difficoltà si estendano oggi a molti, in un impoverimento generale della capacità di uso della lingua. Il Post ha quindi proposto ad Arcangeli di prendere quella lista di parole usata nei suoi corsi, e spiegarne in breve il significato e più estesamente la storia e le implicazioni: una al giorno.