“Le verità che non vi dicono”

Stefano Cappellini descrive l'efficacia commerciale e politica dei messaggi che approfittano di dietrologie e paranoie

(Chris Jackson/Getty Images)
(Chris Jackson/Getty Images)

Messaggi come “quello che vi nascondono” sono diventati uno dei più efficaci strumenti di propaganda, dietrologia e complottismo da diversi anni: fanno leva sull’idea che ci sia un qualche potere ostile e segreto (usando la terza persona plurale ma senza soggetto), che quel potere falsifichi la verità, e che invece possiamo ottenerla, quella verità. In libreria, per esempio, si sono creati estesi settori editoriali (col buffo paradosso che segrete verità e loschi complotti sarebbero così svelati per tutti per un paio di decine di euro appena), e molto materiale giornalistico e politico è diffuso con lo stesso linguaggio, per ragioni commerciali o di ricerca di consenso e voti, o di clic. Ne ha scritto sabato su Repubblica Stefano Cappellini.

Ci avrete fatto caso: questo genere di espressione è sempre più frequente, declinato in varie versioni. Lo usano politici, giornalisti, intellettuali, giù giù fino agli influencer online. Gli spettacoli di Beppe Grillo, e le dichiarazioni dei suoi adepti, sono scanditi dal mantra “queste cose non ve le dice nessuno”. Ma pure tra gli avversari del Movimento 5Stelle capita di ascoltare argomentazioni analoghe. Nelle librerie pile di volumi sui più svariati argomenti si offrono alla curiosità dei lettori con lo slogan di copertina “tutto quello che sai è falso” (perché nessuno ti ha detto le cose vere, ovviamente). L’effetto è una inversione dell’onere della prova che oltraggia impunemente la logica: “Siccome nessuno ne parla, è vero”.

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