La versione Renzi del populismo

È la sua paura a complicare i problemi economici italiani, l'Europa non c'entra, secondo Ferdinando Giugliano

Roberto Monaldo / LaPresse
Roberto Monaldo / LaPresse

Su Repubblica Ferdinando Giugliano ha spiegato come mai le frequenti lamentele di Matteo Renzi contro la rigidità delle regole europee siano mal poste, visto che l’Europa nei confronti dell’Italia si è dimostrata molto flessibile in più di un’occasione e anche in assenza di particolari miglioramenti della situazione italiana. Anche quello di Renzi, dice Giugliano, è populismo: perché nasconde la paura di fare qualsiasi scelta che potrebbe essere impopolare.

Altro che “vincolo esterno”. Dopo anni passati a discutere dell’ingerenza di Bruxelles nella politica economica italiana, è ormai evidente che il problema è quasi tutto a casa nostra. Si tratta del “vincolo interno” di una politica che non sa più prendere decisioni che scontentino qualcuno. Dal Movimento 5 Stelle a Matteo Renzi, la scelta è ormai tra il populismo e una sua versione soft.

La manovra correttiva che il governo presenterà questa settimana è solo l’ultimo esempio di quanto sia pretestuoso prendersela con l’Ue. La richiesta di un aggiustamento da poco più di 3 miliardi arriva dopo mesi in cui la Commissione europea ha dato molto ascolto alle esigenze politiche italiane. Prima è arrivata la flessibilità sulle regole di bilancio, di cui l’Italia ha fatto uso ben oltre i limiti che erano stati inizialmente posti. Poi Bruxelles ha mostrato pazienza per il referendum costituzionale, aspettando l’esito del voto prima di chiedere a Roma come intendesse raggiungere il deficit promesso. Se c’è un problema oggi con le regole di bilancio europee, questo riguarda la loro credibilità — di certo non il loro rigore. Il disavanzo per il 2017 non è l’unico fronte su cui le istituzioni europee stanno venendo incontro all’Italia. Negli ultimi giorni, la Banca centrale europea ha dato un primo via libera al salvataggio pubblico di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, tramite la cosiddetta “ricapitalizzazione preventiva”. Si tratta della stessa procedura usata per Monte dei Paschi di Siena e che permette agli obbligazionisti ordinari di evitare le perdite legate al ” bail- in”, proprio come voluto dall’Italia. Anche nel caso della legge di bilancio del prossimo anno, che in teoria prevederebbe una correzione dei conti da circa 17 miliardi di euro, Bruxelles si sta mostrando disponibile a trattare. Si parla di una riduzione a 8-9 miliardi, ovvero di uno sconto più o meno della metà.

Queste aperture di credito da parte delle istituzioni europee avvengono nonostante il contesto economico italiano non dia sostanziali segnali di miglioramento. Il Documento di economia e finanza di questa settimana dovrebbe prevedere una crescita per i prossimi anni ferma sempre intorno all’1%. Alla spinta dei consumi si è aggiunto qualche segnale incoraggiante dagli investimenti. Tuttavia, restano forti preoccupazioni sull’andamento delle esportazioni, per il rischio di virate protezioniste da parte degli Stati Uniti. Il pericolo di sconvolgimenti geopolitici — a partire dall’elezione di Marine Le Pen all’Eliseo — resta comunque dietro l’angolo.

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