Magistrati in Puglia

Paolo Mieli elenca sulla prima pagina del Corriere le creative iniziative di chi amministra la giustizia tra Trani, Taranto e Lecce

Il Pm del Tribunale di Trani Michele Ruggiero (ANSA/Roberto Buonavoglia)
Il Pm del Tribunale di Trani Michele Ruggiero (ANSA/Roberto Buonavoglia)

Sul Corriere della Sera di oggi Paolo Mieli ha raccontato lo stato della giustizia in Puglia, tra le (infamoussi direbbe in inglese) procure di Trani, Lecce e Taranto.

È probabile che già adesso pochi studenti pugliesi di Legge sappiano quanto è grande il debito della loro terra con Giuseppe Pisanelli, il giurista che pure fu un protagonista del Risorgimento, ministro di Giustizia nel 1860 con Garibaldi a Napoli e poi, nel Regno d’Italia, tra il 1862 e il 1864, con Luigi Carlo Farini e con Marco Minghetti. D’accordo, i libri dello statista di Tricase (in particolare «Dell’istituzione dei giurati» e «Sulla pena di morte») sono tuttora oggetto di studio in molte università. Pisanelli, poi, fu autore del Codice di procedura civile, un testo ancora oggi ammirato per la sua modernità. Ma cosa vogliamo che siano queste piccolezze di centocinquant’anni fa al cospetto della nuova giurisprudenza di Puglia
che ci sta rendendo celebri in Europa e presto, c’è da scommetterci, sarà oggetto di attenzione anche al di là degli oceani?

Oggi la Puglia è terra di grande innovazione giurisprudenziale. Ma a differenza di quel che si potrebbe supporre colui che potremmo (ironicamente) battezzare il «nuovo Pisanelli» non sarà — a parer nostro — Michele Emiliano, l’uomo che partì indagando su ruberie riconducibili alla «missione Arcobaleno» del governo di Massimo D’Alema (1999). Emiliano seppe fare investigazioni senza che D’Alema se ne adontasse, tant’è che, presto, gli fu concesso di fare carriera politica nelle terre in cui aveva svolto le indagini e nel partito su cui aveva indagato.

Quanto al processo, in diciannove, tra i quali qualche dalemiano di rango, furono sì rinviati a giudizio ma con tempi e modalità per cui finirono poi tutti prescritti. Fortunati. Nel frattempo Emiliano si dedicava al nuovo impegno proprio con il partito dei postcomunisti: dei quali, in sede locale, sarebbe stato anche segretario (senza avvertire — come è noto — l’esigenza di dimettersi dalla magistratura). Presoci gusto, adesso il nostro aspira a ripetere l’operazione su scala nazionale, sempre tenendo nell’armadio la toga linda, stirata, pronta al riuso. Nel frattempo ha trasformato la Puglia nella terra d’Europa più ostile alle trivelle mettendosi alla guida del noto referendum. E ancor più nemica dei gasdotti fino a bloccare il tratto pugliese della Trans Adriatic Pipeline, un’opera per cui Enrico Letta nel 2013 volò a Baku a ringraziare personalmente il presidente Ilham Aliyev e Emma Bonino — all’epoca ministro degli Esteri — salutò come un «hub dell’energia» ma che in questi giorni è oggetto di guerriglia a causa dello spostamento di una settantina di ulivi. Tutte guerre combattute in totale sintonia con esponenti di punta della magistratura locale e con il Movimento Cinque Stelle.

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