Le cose che sappiamo di Tiziano Renzi
Storia delle iniziative imprenditoriali del padre dell'ex presidente del Consiglio, e di come siano arrivate a un'indagine giudiziaria
di Davide Maria De Luca – @DM_Deluca
Lo scorso 17 febbraio i giornali hanno rivelato che Tiziano Renzi – padre dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, al momento ancora la persona più rilevante nella politica italiana – è indagato per “traffico di influenze”: secondo i magistrati dell’accusa, Renzi avrebbe utilizzato la sua parentela per ottenere dei favori da Luigi Marroni, amministratore di CONSIP, la società che si occupa di assegnare numerosi appalti della pubblica amministrazione. A quello che si è saputo finora dai giornali e da quello che è uscito dalle carte dei magistrati – non poco, anche con accuse e polemiche su questo – non sono molte le prove di un suo coinvolgimento diretto. Gran parte delle pressioni, infatti, sarebbe stata fatta da Carlo Russo, un amico di Tiziano Renzi che, secondo la sua difesa, avrebbe abusato del nome di Renzi. Ma l’indagine continua ad occupare le pagine dei giornali, attirando su Matteo Renzi accuse e critiche e costringendolo a reazioni a loro volta discusse, come una battuta sulla potenziale condanna di suo padre o una risposta a Beppe Grillo.
La vicenda CONSIP, comunque sia andata, è solo uno dei numerosi e spesso controversi affari intrapresi da Tiziano Renzi. Il padre dell’ex presidente del Consiglio ha fondato o avuto cariche all’interno di una ventina di società, un numero piuttosto elevato per un piccolo imprenditore locale. Negli ultimi due decenni la sua attività principale ha avuto a che fare con la distribuzione di quotidiani e la promozione pubblicitaria tramite volantinaggio. Un’attività nella quale era spesso aiutato dai ragazzi che frequentavano gli scout, di cui facevano parte Tiziano e la sua famiglia. Tra loro c’era anche Giovanni Donzelli, all’epoca studente e oggi consigliere regionale in Toscana con il partito Fratelli d’Italia. Donzelli ha raccontato a Panorama come all’epoca anche il figlio Matteo lavorasse spesso insieme al padre: «Arrivava sul furgoncino bianco, da solo o con il padre, per consegnare i giornali e coordinare noi strilloni. Era come adesso: svelto, cordiale e brillante».
Tiziano Renzi, che ha 65 anni, ha esercitato l’attività di distribuzione tramite una serie di società, coi nomi di Speedy, Chil, Arturo, Eventi 6. Le storie di queste imprese sono difficili da seguire, tra cambi di nome, passaggi di proprietà e avvicendamenti nella dirigenza. In alcune, dopo averle create, Tiziano Renzi ha fatto subentrare i parenti, come la moglie Laura Bovoli, o i figli, Matteo, Benedetta e Matilde. In altre, fondate dai figli, è subentrato lui, per poi cederne le quote ad altri piccoli imprenditori della provincia di Firenze. È quello che ha fatto con Chil Post, che nei primi anni duemila era la principale società della famiglia. Dopo averla fondata e guidata per alcuni anni, nel 2010 Tiziano la cedette a una famiglia di amici imprenditori. La società fallì nel 2013, dopo essersi trasferita a Genova. Tiziano Renzi fu dapprima indagato per bancarotta fraudolenta, ma alla fine l’inchiesta venne archiviata senza altre conseguenze.
Non è chiaro quando Renzi abbia iniziato la sua attività imprenditoriale e, in generale, ci sono pochissime informazioni sulla sua vita prima degli anni Novanta. È nato a Reggello, un paese vicino a Firenze, nel 1951. Poi, si è trasferito a Rignano, un paese di poco meno di novemila abitanti in provincia di Firenze. Della sua famiglia non si conosce molto. Il figlio Matteo ha descritto i nonni come semplici contadini della provincia toscana. Giovanni Nerbini, oggi parroco di Rignano, ha raccontato al Post, che negli anni Settanta Tiziano aveva un piccolo impiego in un’impresa locale: «All’epoca lavorava come rappresentate commerciale per una ditta di Reggello. La sua non era una famiglia ricca». Nerbini racconta che in quegli anni lui e Tiziano erano entrambi attivisti della Democrazia Cristiana, una scelta politica non facile in un’area dominata dal Partito Comunista.
Nei resoconti giornalistici pubblicati in questi anni non si trova alcun accenno alla sua vita prima del 1985, l’anno in cui fu eletto nel consiglio comunale di Rignano sull’Arno per la Democrazia Cristiana. All’epoca, secondo alcune persone che conoscono la famiglia, Tiziano era già diventato uno dei personaggi più in vista nella cittadina: aveva una piccola impresa e diversi investimenti immobiliari in paese. Era anche un dirigente locale della DC e rimase in politica attraversando le varie trasformazioni del partito, dal Partito Popolare Italiano fino al PD, passando per la Margherita.
All’epoca, la DC e i suoi eredi difficilmente ottenevano più del dieci per cento alle elezioni e spesso i risultati erano anche inferiori. In consiglio comunale, Tiziano fu sempre in minoranza e, soprattutto il suo secondo mandato, tra 1999 e 2002, è ricordato oggi per la sua inflessibile opposizione alla maggioranza di sinistra. In quegli anni ebbe un duro scontro politico con l’allora sindaco, Massimo Settimelli, appoggiando un’inchiesta della magistratura in cui il sindaco era accusato di corruzione, concussione e abuso d’ufficio. Settimelli fu costretto a dimettersi nel 2002, ma dieci anni dopo la Cassazione lo assolse da tutte le accuse.
Negli anni successivi, Andrea Calò, all’epoca consigliere di opposizione per Rifondazione Comunista, lo ricorda come uno dei numerosi piccoli imprenditori della zona impegnati nella politica cittadina. All’epoca Tiziano Renzi era segretario locale della Margherita e nel 2002 appoggiò insieme ai DS, gli eredi dei suoi vecchi avversari comunisti, l’elezione a sindaco di Gianna Margherini. Come assessore all’urbanistica fu nominato Roberto Bargilli, un suo stretto amico che rimase molto vicino alla famiglia Renzi anche negli anni successivi. Fu lui a guidare il camper di Matteo Renzi durante le primarie del 2012 e fu sempre lui, più di recente, a dire a Carlo Russo, l’imprenditore accusato di aver fatto pressioni su CONSIP, di smettere di chiamare Tiziano Renzi: secondo l’accusa, perché il telefono di Renzi era intercettato, secondo lo stesso Bargilli, perché Russo era diventato troppo insistente con le sue telefonate. «Bargilli e Tiziano Renzi sono una coppia indissolubile», sostiene Calò.
Ma per quanto intensa, l’attività politica di Tiziano Renzi sarebbe probabilmente rimasta confinata alle cronache locali se non fosse stato per i successi di suo figlio. Nel 2003, dopo una rapida carriera nel Partito Popolare Italiano, Matteo Renzi fu eletto con l’appoggio del padre coordinatore provinciale della Margherita. L’anno successivo, diventò presidente della provincia di Firenze – il più giovane d’Italia in quel ruolo – con la coalizione di centrosinistra, iniziando così la rapida carriera che dieci anni dopo lo ha portato a diventare presidente del Consiglio, dopo aver sconfitto i candidati più sostenuti dal PD – il suo partito – per diventare sindaco di Firenze.
Secondo le letture più diffuse, le contemporanee continue operazioni societarie di Tiziano Renzi, le ditte che aprono, chiudono e falliscono, i tentativi di estendere gli affari in altre zone d’Italia e quelli di trovare maggiori spazi nella politica, sarebbero più goffi tentativi di elevare il proprio status che complicate operazioni destinate a mascherare grandi patrimoni. In realtà non è facile farsi un’idea chiara di quale sia il giro d’affari di Tiziano Renzi. Quando dopo essere diventato presidente del Consiglio suo figlio pubblicò i redditi della famiglia per l’anno 2013, Tiziano risultava il più povero, con un reddito poco inferiore ai 5 mila euro e nessun immobile intestato. Sua moglie, invece, con uno stipendio di più di 70 mila euro l’anno, risultava presidente della principale società di famiglia, la Eventi 6, che nel 2013 aveva un fatturato di poco meno di due milioni e mezzo di euro e per la quale lavorano anche le due sorelle di Matteo, Benedetta e Matilde.
Diversi commentatori delle vicende recenti si sono avventurati a ipotizzare che il successo del figlio abbia complicato i rapporti tra Matteo e suo padre, ma non risultano molti elementi di fatto a dimostrarlo. In un’intervista a Chi del 2012, rilasciata da padre e figlio insieme, Matteo Renzi disse al padre e alla sua generazione che era arrivato il momento di farsi da parte. Tiziano gli rispose nella stessa intervista: «Quando penso a voi figli, non sono orgoglioso di te. Sono orgoglioso, casomai della scelta di tuo fratello Samuele, medico, che ha lasciato Firenze per non essere accusato di essere un “raccomandato”. Poteva giocarsi le sue carte nella sua terra. Invece, adesso, è in Svizzera e nessuno può dirgli di esserci arrivato grazie alle spinte».
Un mese prima di quell’intervista, Tiziano aveva già messo in imbarazzo il figlio, in quei giorni impegnato nelle primarie per scegliere il candidato presidente del Consiglio per la coalizione del centrosinistra. Tiziano aveva organizzato una cena di partito lo stesso giorno in cui Pier Luigi Bersani, segretario del PD e avversario di Matteo Renzi, avrebbe dovuto parlare alla festa Democratica di Firenze. Secondo il Giornale della Toscana, l’obiettivo di Tiziano era rubare spettatori a Bersani, in modo che il figlio Matteo «avrebbe potuto ironizzare il giorno dopo sulla scarsa affluenza per il leader del partito». Fonti del PD hanno raccontato al Post che fu su richiesta di suo figlio che Tiziano Renzi annullò quell’evento.
Nel 2014, dopo la nomina di Matteo Renzi a presidente del Consiglio, Tiziano Renzi scrisse su Facebook che per parlare a suo figlio aveva spesso bisogno di passare da Luca Lotti, attuale ministro dello Sport e amico personale di Renzi. In un altro post scrisse che con il figlio non parlavano mai di politica. Tiziano Renzi però la politica continuò a farla, rimanendo segretario del PD di Rignano e polemizzando con avversari locali e esponenti nazionali del partito dalla sua pagina Facebook (e poi, dopo averla chiusa, da un nuovo profilo personale creato con il nome “Orso saggio”). Ma l’inchiesta per bancarotta nel 2014 e una serie di commenti su Facebook che attirarono l’attenzioni dei media nazionali, lo portarono a ritirarsi dalla vita pubblica. Si dimise da segretario del partito di Rignano, chiuse i profili e per due anni i giornali smisero di parlare di lui.
Nel frattempo ha continuato a lavorare e fare affari. Nel settembre 2014 e poi nel marzo 2015, ha partecipato ad alcuni incontri di imprenditori intenzionati a costruire o espandere outlet. Il sindaco di Sanremo ha confermato al Post che Tiziano Renzi faceva parte di una delegazione di una decina di imprenditori venuti a discutere un progetto di ampliamento di un centro commerciale, storia confermata anche da Lello Di Bari, ex sindaco di Fasano in Puglia, al Fatto Quotidiano. Pochi mesi dopo, nel giugno dello stesso anno, secondo i magistrati, Tiziano Renzi avrebbe iniziato le pressioni e le richieste nei confronti dell’amministratore di CONSIP che lo hanno riportato al centro della cronaca nazionale.