Quando tre settimane fa il Paris Saint-Germain ha battuto in casa il Barcellona per 4 a 0 nell’andata degli ottavi di Champions League, praticamente chiunque tra addetti ai lavori e appassionati di calcio stava provando a immaginarsi come sarebbero stati i primi quarti di finale di Champions League senza il Barcellona dal 2007. Sembrava pazzesco, ma una squadra in cui giocano tre dei quattro attaccanti più forti del mondo – Lionel Messi, Neymar Jr. e Luis Suárez – stava per uscire dal torneo di calcio per club più importante di tutti. Solo che non è successo. Il Barcellona in casa al Camp Nou ha vinto per 6 a 1, alla fine di una partita assurda e perfetta, completando quella che sarà ricordata come una delle più grandi rimonte di sempre in una coppa europea, al pari solo di quella del Liverpool contro il Milan nella finale di Champions League nel 2005 (da 3-0 a 5-6 dopo i rigori) o a quella del Manchester United contro il Bayern Monaco (dall’1-0 al 2 a 1, ma con i due gol negli ultimi tre minuti), peraltro avvenuta nella stessa porta e nello stesso stadio di ieri sera.
Il Barcellona ha segnato subito: al terzo minuto Suárez ha colpito di testa un pallone vagante in mezzo all’area, anticipando il portiere del PSG, Kevin Trapp, per il quale stava per cominciare una lunghissima serata. Uno a zero, il PSG poteva cominciare meglio, per il Barcellona segnare un gol nei primi minuti era l’unica possibilità per provare a segnare quei quattro gol necessari per passare. Il Barcellona è una squadra con un’organizzazione tattica e un attacco così formidabile che rende quello di segnare più di tre gol in una partita un obiettivo tutto sommato ragionevole, anche contro una squadra come il PSG. Era piuttosto difficile, ma non impossibile: Louis Enrique, prima della partita, aveva detto che avrebbero potuto segnarne sei, ieri sera.
La partita di ieri sera è stata dominata dal Barcellona. Ha fatto il 71 per cento del possesso palla, 20 tiri di cui 9 in porta, contro gli 8 del PSG, di cui 3 in porta. All’andata, i giocatori del PSG avevano fatto una partita eccezionale: Cavani era stato efficacissimo, il giovane esterno tedesco Julian Draxler aveva messo in enorme difficoltà la difesa del Barcellona con la sua velocità, Angel Di Maria aveva fatto una delle sue partite migliori di sempre, così come Adrien Rabiot, che a centrocampo era stato praticamente perfetto, recuperando tantissimi palloni e facendo ripartire ogni volta velocemente la squadra. Il PSG aveva fatto una partita sfrontata e aveva annullato la squadra più offensiva del mondo, la cui unica occasione era stata un colpo di testa del difensore Samuel Untiti, che aveva colpito il palo. Ieri sera però il PSG, allenato dallo spagnolo Unai Emery – criticatissimo, e per cui sarà difficile evitare di essere ricordato per sempre per questa sconfitta – ha fatto una partita completamente diversa: è rimasto per buona parte del tempo schiacciato in difesa, ed è stato poco brillante nelle ripartenze. Era comprensibile, visto che il Barcellona è una delle squadre più forti del mondo, ma a fare molta differenza è stato il fatto che ieri sera è riuscita a scendere in campo con una motivazione sorprendente. Dopo il primo gol, Suárez è corso a recuperare il pallone con le mani dalla porta, è tornato a centrocampo di corsa e incitando il Camp Nou, che era ovviamente una bolgia.
Sul primo gol, la difesa del PSG è sembrata molto impaurita e nervosa. Prima Marquinhos e poi Marco Verratti (che in realtà è centrocampista) hanno sbagliato a respingere il pallone, consentendo a Suárez di segnare. Poi per quasi 40 minuti il PSG ha tenuto, nonostante il Barcellona pensasse solo – comprensibilmente – a segnare, anche a costo di sacrificare il gioco fluido e spettacolare che lo contraddistingue in ogni partita. Ma poi c’è stato un altro errore: Suárez ha fatto un bellissimo passaggio in pallonetto su un inserimento di Andres Iniesta. Marquinhos era davanti, ma ha sbagliato a colpire il pallone e Iniesta è riuscito a superarlo e a fare un passaggio un po’ disperato di tacco, verso il centro: il terzino Layvin Kurzawa, nel tentativo di calciarla via, l’ha svirgolata e si è fatto autogol.
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È stata la più grande rimonta in una partita di ritorno di Champions League di sempre, superando quello del Deportivo la Coruna nel 2004, quando la squadra spagnola ribaltò un 4 a 1 subito in trasferta contro il Milan vincendo in casa per 4 a 0. Negli anni Ottanta, in Coppa Uefa, era successo due volte – una volta con il Real Madrid e una volta con il Partizan – che una squadra rimontasse nel ritorno un’andata persa con quattro gol di scarto. «È una notte difficile da spiegare a parole», ha detto Enrique dopo la partita. «È stato un film horror, non un film drammatico, con un Camp Nou come lo avevo visto poche volte da giocatore o da allenatore. Quello che definisce questa vittoria è la fiducia che avevano i giocatori e i tifosi».