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  • Domenica 5 marzo 2017

La Danimarca vuole cambiare

Ha uno dei welfare più sviluppati del mondo, ma il governo vuole tagliare tasse e servizi per «promuovere una società in cui sia più facile mantenere se stessi»

di Peter Levring - Bloomberg

Il primo ministro danese Lars Løkke Rasmussen
Il primo ministro danese Lars Løkke Rasmussen

Quando un governo europeo alza l’età pensionabile e fa tagli ai suoi programmi di welfare di solito è per via di problemi alle finanze pubbliche. Nel caso della Danimarca, invece, il motivo è ideologico. Le autorità dell’Unione Europea invitano regolarmente la Grecia, l’Italia e altri paesi con un alto livello di indebitamento a trovare dei modi per ridurre la spesa pubblica e rendere più efficiente il mercato del lavoro. Sulla Danimarca, però, nel suo ultimo rapporto la Commissione Europea ha detto che gli indicatori della competitività «non evidenziano particolari difficoltà». L’occupazione «è rimasta forte» e «i rischi alla sostenibilità del bilancio danese sono bassi nel breve, medio e lungo termine». Perché, quindi, la Danimarca sente il bisogno di fare tagli ai suoi rinomati programmi di welfare? A spingere l’iniziativa del governo danese c’è il desiderio di finanziare una serie di importanti tagli alle tasse sul reddito. «Vogliamo promuovere una società in cui sia più facile mantenere se stessi e la propria famiglia prima di cedere una grossa parte del proprio reddito per finanziare i costi della società», ha scritto il governo del primo ministro Lars Løkke Rasmussen nel suo programma politico.

Il piano fa parte dello spostamento della Danimarca verso destra, annunciato all’inizio del millennio da un altro primo ministro del Partito Liberale chiamato Rasmussen, Anders Fogh. A novembre l’iniziativa per ridurre le tasse in una delle società più tassate del mondo ha ottenuto nuovo slancio quando due raggruppamenti danesi sostenitori del libero mercato sono entrati nel governo di minoranza dei Liberali. Per il momento Rasmussen non ha ancora presentato una proposta dettagliata, ma gran parte del lavoro preparatorio è già stato fatto. Il grafico qui sotto mostra le previsioni di bilancio, che si basano sul piano dell’anno scorso per ridurre l’aliquota più alta dell’imposta sul reddito del cinque per cento e aumentare gli stipendi dei lavoratori con il reddito più basso del sette per cento in media. Su questa base, il pareggio di bilancio sarebbe stato posticipato di cinque anni, mantenendo il deficit espresso come percentuale del PIL a livelli gestibili.

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La proposta originale è stata poi scartata dopo essere diventata l’oggetto di una lotta di potere tra il governo e il suo maggiore alleato in Parlamento, il Partito del Popolo Danese, che ha posizioni anti-immigrazione. Dopo un rimpasto il nuovo governo sta lavorando a un nuovo piano, che dovrebbe essere presentato entro l’estate. Per ottenere le risorse necessarie per finanziare i tagli alle tasse servono entrate più alte, una spesa minore, o una combinazione di entrambe le cose. Il governo danese crede che il miglior modo per centrare questo obiettivo sia far entrare più persone nel mercato del lavoro. Dal momento che la Danimarca è già vicina alla piena occupazione (a dicembre il tasso di disoccupazione è stato del 3,4 per cento) e che attrarre altri lavoratori migranti è un terreno molto scivoloso politicamente (dopo la crisi dei migranti del 2015 il governo ha imposto controlli ai confini e rafforzato le normative), la soluzione più ovvia è spingere a lavorare i più giovani e gli anziani.

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Le riforme introdotte dai diversi governi che si sono seguiti negli anni hanno già garantito che il costoso stato assistenziale danese fosse sostenibile per i prossimi anni, ha detto Torben M. Andersen, professore di economia alla Aarhus University ed ex consulente del governo. Tra le riforme adottate c’è stato l’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni entro il 2025. Adesso il governo vuole alzare ulteriormente l’età pensionabile a 67,5 anni e far entrare più velocemente gli studenti nel mercato del lavoro ricorrendo maggiormente ai prestiti a scapito dei sussidi.

L’opposizione danese ha già detto di voler contrastare qualsiasi taglio alle tasse, in mezzo ai timori degli elettori danesi sul futuro dell’apprezzato modello sociale del paese. «Il governo si è imbarcato in una crociata ideologica allontanandosi dallo stato assistenziale nordico», ha detto Benny Engelbrecht, portavoce responsabile delle finanze dei Socialdemocratici, il maggiore partito d’opposizione danese.

© 2017 – Bloomberg