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  • Mercoledì 4 gennaio 2017

Da dove arrivano i problemi dei voucher

Non direttamente dal Jobs Act, che invece per la prima volta ha provato a regolamentarne l'uso, sostiene Emanuele Felice su Repubblica

Una manifestazione davanti al ministero del Lavoro, il 7 novembre 2016
(ANSA/ MARIANNA BERTI)
Una manifestazione davanti al ministero del Lavoro, il 7 novembre 2016 (ANSA/ MARIANNA BERTI)

Emanuele Felice, su Repubblica, ha cercato di spiegare dove sia nato il problema dei voucher, uno strumento che permette di pagare piccoli incarichi lavorativi e il cui uso è cresciuto del 32 per cento nei primi dieci mesi del 2016. Secondo Felice l’aumento dell’uso dei voucher non è riconducibile direttamente al Jobs Act, la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi, ma a una serie di norme approvate dai governi precedenti.

Mentre il ministro Martina annuncia la rapida entrata in vigore di un provvedimento riformista come il reddito di inclusione, nel mondo del lavoro i voucher si stanno imponendo come l’alternativa preferita all’assunzione a tempo indeterminato. Persino grandi Comuni come Torino e Napoli, governati da forze dichiaratamente ostili alle recenti riforme, ne fanno uso. Ma l’abnorme proliferazione di questo strumento, che ha condotto a una precarietà senza precedenti, non è direttamente riconducibile al Jobs Act. La liberalizzazione dei voucher è imputabile a una serie di norme varate dall’ultimo governo Berlusconi e poi soprattutto dal governo Monti (che ne estende l’uso a tutti i settori) e Letta (che ne cancella la natura meramente occasionale).
Il Jobs Act è invece la prima norma che ai voucher pone dei limiti: il divieto di utilizzarli negli appalti e, soprattutto, l’obbligo di tracciabilità per il datore di lavoro, che adesso deve dichiarare in anticipo luogo, giorno e orario della prestazione. Quest’ultima norma, se bene applicata (ma i dati complessivi non sono ancora disponibili), dovrebbe servire a contrastare il lavoro nero, ovvero la pratica diffusasi di ricorrere ai voucher per coprire, ex post e in caso di ispezione, un lavoratore assunto in modo irregolare.
Ma allora perché questo strumento è cresciuto tanto, proprio negli ultimi tempi? Perché ha preso il posto delle altre forme di lavoro precario, che il Jobs Act ha accantonato a favore del contratto a tutele crescenti: paradossalmente (ma forse si poteva immaginare), una volta sfoltite le forme intermedie, non abbiamo avuto un’evoluzione verso l’alto del contratto di lavoro, ma un’involuzione verso il basso.

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