MPS sarà salvata dallo Stato

L'operazione con capitali privati è fallita: il governo ha spiegato come la banca sarà salvata – per la terza volta – con soldi pubblici

(EPA/MATTIA SEDDA)
(EPA/MATTIA SEDDA)

La sera di giovedì 22 dicembre il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che porterà al salvataggio di Monte dei Paschi di Siena. Qualche ora prima il consiglio di amministrazione della banca aveva ufficialmente dichiarato il fallimento dell’aumento di capitale da cinque miliardi di euro. L’operazione prevista dal decreto impiegherà parte di un fondo da 20 miliardi di euro che sarà utilizzata per una “ricapitalizzazione precauzionale”. Lo Stato diventerà il primo azionista di MPS con una quota di maggioranza assoluta che gli consegna il controllo della banca.

Lo stato, quindi, preparerà il nuovo piano industriale e guiderà la banca fino a che non sarà risanata. A quel punto, venderà le quote della società sul mercato. L’operazione di ricapitalizzazione con cui lo stato diventerà azionista di maggioranza durerà alcuni mesi, mentre quella di risanamento potrebbe durare un anno o più. Le regole europee prevedono che in casi come questo, quando lo stato salva una banca con denaro pubblico, azionisti e obbligazionisti vengano coinvolti nell’operazione, contribuendo al salvataggio con i loro soldi, in modo da non lasciare il peso del salvataggio soltanto ai contribuenti. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, però, ha detto che l’impatto per i risparmiatori sarà «minimizzato, se non reso nullo».

Di fatto, chi possiede azioni della banca avrà i suoi titoli diluiti fino al punto di essere sostanzialmente azzerati dall’aumento di capitale fatto dallo Stato. A seconda della forma che prenderà l’operazione e delle decisioni dei regolatori europei, saranno coinvolti in vario modo anche gli obbligazionisti, cioè coloro che hanno investito nella banca prestandole dei soldi. Il comunicato del governo scrive così:

Le condizioni della conversione delle obbligazioni subordinate in azioni sono determinate con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta della Banca d’Italia, da pubblicare in Gazzetta Ufficiale. Nel caso della Banca Monte dei Paschi di Siena le condizioni sono determinate nel decreto legge:

– la conversione delle obbligazioni Tier 1 – sottoscritte per lo più da clientela istituzionale – avverrà a un valore corrispondente al 75 percento del valore nominale;

– la conversione delle obbligazioni Tier 2 – sottoscritte per lo più da clientela retail – avverrà a un valore corrispondente al 100 percento del valore nominale.

I cosiddetti “retail” sono i piccoli risparmiatori, che sono circa 40 mila: in tutto MPS ha emesso circa 4,5 miliardi di euro di obbligazioni subordinate, le più rischiose e remunerative, 2 dei quali sono stati acquistati dai cosiddetti “retail”. I giornali scrivono che il piano del governo prevede la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni, e poi una loro successiva riconversione in obbligazioni ordinarie. In questo modo gli obbligazionisti retail potrebbero non subire alcuna perdita. Il piano comunque è ancora poco chiaro e i dettagli di come si svolgerà l’operazione non sono ancora stati pubblicati.

Il denaro utilizzato per salvare la banca fa parte dei 20 miliardi di euro che il governo ha a disposizione per interventi sul settore bancario. Il Parlamento ha autorizzato la spesa ieri con una veloce votazione in entrambe le camere. Il denaro sarà ottenuto emettendo nuovo debito pubblico a seconda delle esigenze che si presenteranno. Altre tre banche, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Banca Carige, potrebbero avere bisogno di un aiuto pubblico nelle prossime settimane.

Anche dopo il salvataggio MPS avrà comunque bisogno di liberarsi di circa 27 miliardi di euro di crediti deteriorati, cioè prestiti che non riesce più a farsi restituire. Questi crediti sono la principale zavorra che ha appesantito i conti della banca e che l’ha portata vicina al fallimento. Dopo anni di crisi, infatti, la banca è riuscita a rimettere i suoi conti in ordine: è operativa e produce utili. Se non si libererà dei crediti deteriorati, però, continuerà ancora ad aver bisogno di molti capitali. Non è chiaro come procederà l’operazione di vendita di crediti deteriorati, ma con ogni probabilità sarà coinvolto Atlante, il fondo privato creato su forte spinta del governo proprio con lo scopo di aiutare le banche a liberarsi dei crediti difficili.