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  • Giovedì 15 dicembre 2016

La storia del bambino che muore tra le braccia di Babbo Natale forse non è vera

È stata ripresa in tutto il mondo, Italia compresa, ma tutti i tentativi di verificarla sono stati infruttuosi

La storia del bambino di cinque anni che muore tra le braccia di Babbo Natale, molto raccontata da diversi giornali statunitensi e ripresa anche in Italia – da Ansa, dal Corriere della Sera e dal Giornale, tra gli altri – potrebbe non essere vera: tutti i tentativi fatti per verificarne l’autenticità, sia da parte dello stesso giornale che l’aveva originariamente pubblicata sia da parte del Washington Post, sono stati infruttuosi.

La storia è stata riferita a Sam Venable, giornalista del Knoxville News Sentinel, da Eric Schmitt-Matzen, un ingegnere meccanico del Tennessee che da nove anni ogni inverno interpreta Babbo Natale in diverse occasioni, e pubblicata lo scorso 12 dicembre. In breve: Schmitt-Matzen ha raccontato che diverse settimane prima era stato chiamato in un ospedale da un’infermiera che conosceva, perché i genitori di un bambino di cinque anni malato terminale volevano che ricevesse per l’ultima volta un regalo di Natale e che fosse consegnato da Babbo Natale, visto che il bambino sembrava più spaventato dal perdersi il Natale che dalla sua morte. Il racconto di Schmitt-Matzen conteneva anche il breve e commovente dialogo che c’era stato tra lui e il bambino, che era morto quando i due si erano abbracciati un’ultima volta prima di salutarsi. Eric Schmitt-Matzen ha raccontato la storia anche in questo video, girato moltissimo negli ultimi giorni.

Dopo essere stata pubblicata sul News Sentinel, la storia di Schmitt-Matzen è stata ripresa da USA Today e poi da giornali e televisioni in tutti gli Stati Uniti e in tutto il mondo. In effetti è una storia molto bella, commovente, perfetta per essere condivisa e raccontata sotto Natale.

Ieri, tuttavia, una nota firmata dal direttore del News Sentinel Jack McElroy e dall’autore dell’articolo originale ha spiegato che diversi tentativi fatti per verificare la veridicità della storia raccontata da Schmitt-Matzen erano stati infruttuosi, e che il giornale aveva deciso di ritrattarla. La nota spiega che Schmitt-Matzen non aveva contattato il giornale per raccontare la sua storia, ma che era stato il giornale a mettersi in contatto con lui dopo aver ricevuto un suggerimento da parte di una fonte ritenuta affidabile. Già quando aveva raccontato la storia per la prima volta, tuttavia, Schmitt-Matzen aveva detto di non voler svelare particolari che avrebbero potuto far risalire all’identità del bambino, della sua famiglia o del personale medico coinvolto, per proteggerli. Contattato nuovamente dopo che la storia era diventata virale, Schmitt-Matzen aveva confermato tutto, ripetendo ancora una volta la storia come nei giorni trascorsi aveva già fatto con decine di altri giornali e televisioni di tutto il mondo, e ripetendo però di non voler dare indicazioni precise su dove e quando fosse accaduta.

I tentativi del News Sentinel di verificare indipendentemente la storia, contattando gli ospedali locali o altre persone che avrebbero potuto essere informate dei fatti non hanno portato a nessun risultato, e benché le altre informazioni date da Schmitt-Matzen sul suo conto si siano dimostrate corrette, il giornale ha deciso di non poter confermare la storia che aveva inizialmente raccontato. Una simile indagine portata avanti indipendentemente dal Washington Post ha dato risultati simili: non è stato possibile dimostrare che la storia fosse falsa, ma neanche trovare nessuna indicazione che fosse vera. Anche il Washington Post, che come molti altri giornali aveva ripreso la storia, si è messo in contatto con gli ospedali dove sarebbe stato plausibile che l’incontro fosse avvenuto, ricevendo risposte piuttosto sicure sul fatto che non fosse avvenuto lì. Ricky Joiner, un amico di Schmitt-Matzen a cui era stata raccontata la storia originariamente e che a sua volta l’aveva raccontata alla persona che infine si era messa in contatto con il News Sentinel, ha detto di essere convinto dell’autenticità della storia e dell’onestà di Schmitt-Matzen.