Dopo la Camera, anche il Senato ha votato la fiducia al nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni. In tutto 169 senatori hanno votato la fiducia, mentre 99 hanno votato contro. Erano presenti 269 senatori: quelli di Movimento 5 Stelle e Lega sono usciti prima del voto. Tra i presenti, una persona si è astenuta. Al Senato la maggioranza si raggiunge a 161 voti: ci si aspettava un margine risicato perché ALA-Scelta Civica, il gruppo dei cosiddetti “verdiniani”, non ha partecipato al voto lamentando l’esclusione dagli incarichi di governo. Ieri alla Camera il governo aveva ottenuto la fiducia dei deputati con 368 voti a favore e 105 contrari. La discussione sulla fiducia in Senato è proseguita fino alla tarda mattinata, poi alle 13 Paolo Gentiloni è intervenuto in aula per la sua replica a cui sono seguite le dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari e poi il voto sulla fiducia.
La cronaca della giornata:
• Il governo ha ottenuto la fiducia al Senato con 169 voti, appena otto in più della maggioranza necessaria.
• ALA-Scelta Civica, una componente molto importante per garantire una maggioranza sicura al Senato, ha scelto di non partecipare al voto perché non ha ricevuto posizioni all'interno del governo.
• Ieri il governo aveva ricevuto la fiducia alla Camera con una larga maggioranza.
Il Senato ha approvato la fiducia con 169 voti favorevoli e 99 contrari. I presenti erano 269, i votanti 268.
Si è conclusa la seconda chiama, tra poco saranno annunciati i risultati del voto.
È iniziata la "seconda chiama". Vengono richiamati coloro che non hanno risposto al primo appello. Subito dopo vengono annunciati i risultati.
Intanto, fuori dal Senato, alcuni esponenti del "Movimento dei forconi" (ve li ricordate?) hanno aggredito il senatore Osvaldo Napoli, mettendo in scena una specie di "arresto popolare". Sono stati fermati più o meno immediatamente da alcuni carabinieri.
Se siete divorati dalla tensione che genera di solito la prima chiama, sappiate che secondo i conteggi di Repubblica, ANSA e Sky Tg24, il governo Gentiloni dovrebbe riuscire a ottenere la maggioranza, anche se di poco.
È cominciata la votazione sulla fiducia al governo Gentiloni. La votazione si svolge per appello nominale. Ogni senatore viene chiamato ed esprime il suo voto. Una volta terminata la "prima chiama", vengono richiamati tutti i senatori assenti nel corso della "seconda chiama".
Anche Franco Maria Amoruso, di ALA-Scelta Civica, ha detto che voterà la sfiducia al governo. Il suo gruppo aveva annunciato l'astensione.
Maurizio Sacconi, senatore di NCD-Area Popolare, ha preso la parola per dire che non voterà la fiducia al governo, in dissenso con il suo gruppo parlamentare.
Nel suo discorso Romani è arrivato piuttosto lontano. Ha parlato, tra le altre cose, dell'ISIS e della riconquista di Palmira. Ha anche citato i "circassi", una popolazione originaria del Caucaso che ha generato una numerosa diaspora in tutto il Medio Oriente: la guardia personale del re di Giordania, ad esempio, è formata da circassi, che indossano uniformi simili a quelle dei cosacchi russi.
La guardia circassa del re di Giordania fotografata davanti al palazzo reale di Amman (AP Photo/Nariman El-Mofty)
Romani dice che nella prossima legge elettorale dovranno essere incluse norme per introdurre primarie di partito regolate da una legge nazionale. Dice anche che la prossima legislatura dovrà essere costituente, cioè dovrà modificare la Costituzione (anche quella in corso è nata come legislatura costituente).
E anche Romani ripete che questo è il quarto governo non eletto. Eppure, anche i sassi oramai sanno che in Italia non si eleggono i governi.
Parla Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia in Senato. Il suo partito voterà contro alla fiducia. Dopo di lui parlerà il capogruppo del PD Luigi Zanda e poi si procederà alla votazione sulla fiducia (l'operazione dovrebbe durare meno di un'ora).
Anche Montevecchi non apprezza il Jobàt.
La senatrice del Movimento 5 Stelle Michela Montevecchi rimprovera il governo perché non tutti i suoi componenti stanno assistendo alle dichiarazioni di voto. Deputati e Senatori del Movimento 5 Stelle non hanno partecipato né alla seduta di ieri alla Camera né a quella di oggi al Senato. Si sono presentati soltanto durante le dichiarazioni di voto dei loro capigruppo.
La ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli saluta in Senato l'ex ministra Stefania Giannini, l'unico a non essere stata confermata in nessuna posizione di governo.
Bianconi dice che nessuno deve pensare di "staccare la spina" a questo governo e che l'esecutivo non ha "una data di scadenza". Sembrano messaggi diretti all'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che in diverse interviste ha detto di sperare che ci siano elezioni a giugno o al più tardi il prossimo ottobre.
La senatrice Laura Bianconi, Area Popolare-NCD, ha ringraziato il presidente Mattarella per aver nominato l'attuale governo e ha detto che il suo gruppo voterà la fiducia. Bianconi dice che l'attuale governo non è la "sala di attesa" delle elezioni.
De Petris di Sinistra Italiana dice che Renzi ha fatto bullismo sul Parlamento.
Mazzoni di ALA è molto critico con i «padroni della piazza del web che diffondono odio». E annuncia che il suo gruppo non voterà la fiducia al governo, perché – dicono – Gentiloni li ha esclusi dal governo.
Parla Riccardo Mazzoni di ALA, i verdiniani cosiddetti.
Al Senato si è sentito un «presidente Gentilone».
"Grandi Autonomie e Libertà" – senatori che vengono da Forza Italia e dalla Lega – non voteranno la fiducia.
La Lega non voterà la fiducia e i suoi senatori stanno uscendo dall'aula, poco dopo che Centinaio ha accusato i senatori del PD di essere una maggioranza inesistente.
Centinaio critica molto il "Jobàt" (forse parla del Jobs Act).
Ora sta parlando Gian Marco Centinaio a nome della Lega Nord.
Il gruppo dei Conservatori e Riformisti – esistono, battuta involontaria – non voterà la fiducia al governo Gentiloni.
Monti rivendica che il suo governo riuscì a evitare il referendum quando cambiò la Costituzione – per inserire il pareggio di bilancio – costruendo una grande maggioranza in Parlamento. «Altrimenti sapremmo come sarebbe andata». Monti comunque voterà la fiducia al governo Gentiloni, ma è una fiducia «condizionata».
Sta parlando Mario Monti, che inizia ringraziando Matteo Renzi. «Non ho alcun motivo sul piano personale, ma sul piano politico lo ringrazio perché ha avuto coraggio ed è stato un buon coach, infondendo un senso di orgoglio e di speranza. Grande tecnico della comunicazione e della motivazione, ha finito con la sua inadeguatezza politica per recare danno al paese».
Ora iniziano le dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari.
Gentiloni ha terminato il suo discorso, interrotto da qualche applauso in più rispetto a ieri alla Camera.
Gentiloni: "Servirò con umiltà gli interessi di tutto il paese".
Gentiloni: "Difenderò le prerogative del Parlamento, lo farò nei confronti di tutti", e c'è anche una critica nei confronti delle "forze che hanno parlato di deriva autoritaria" durante la campagna referendaria. Riferendosi implicitamente a M5S e Lega Nord, Gentiloni invita tutti a rispettare il Parlamento e a lavorare nelle sue istituzioni, proprio come prevede la Costituzione.
Gentiloni: "Rispetto alla legge elettorale rivendichiamo un compito di facilitazione" per approvare regole "che consentano di votare per la Camera e per il Senato "in modo effettivo".
Gentiloni: "Lavoro e Mezzogiorno sono tenuti insieme dal tema del disagio che oggi si accompagna con gli sviluppi e i progressi della modernità: siamo in uno dei momenti più felici dell'umanità (aumento dell'età media, contrasto alle malattie, accesso libero alle informazioni), eppure c'è - in modo particolare nelle società occidentali - un problema crescente di disagio in alcune fasce sociali, soprattutto nel ceto medio dove si avvertono le conseguenze di un mondo più aperto e tecnologicamente più avanzato. C'è uno straordinario progresso, ma ci sono difficoltà, disagio e perdenti in questo processo. Ma a chi ci tiene e crede nei valori di questo processo spetta porsi il problema di chi ne subisce le conseguenze negative".
Gentiloni parla di "eccezionale opera di riforma e innovazione" da parte del governo Renzi, che ora deve essere proseguita dal suo.
Gentiloni: "Aleppo è stata uno dei 'non-successi' nella politica internazionale".
Gentiloni spiega che il governo ha impegni immediati e diversi temi da affrontare, dal sostegno al sistema bancario alla ricostruzione per il terremoto, passando per le attività in Europa, a partire dal Consiglio europeo di domani. Per questo motivo si è resa necessaria un'accelerazione della crisi di governo nei giorni scorsi.
Gentiloni ricorda che era stata offerta a tutti i partiti la possibilità di partecipare al nuovo governo, ricevendo un'indisponibilità dalle forze che erano già all'opposizione: "Non è questione di affezione alla continuità, ma è per responsabilità" avere accettato di formare il governo e proseguire la legislatura, in attesa di avere una nuova legge elettorale e un sistema di elezione omogeneo tra Camera e Senato.
Gentiloni ha commentato l'esito del referendum costituzionale, che con la vittoria del Sì avrebbe modificato le funzioni del Senato e lo avrebbe escluso dalle votazioni di fiducia per il governo: "Chiedo la vostra fiducia ed esprimo la mia fiducia nei confronti del Senato e delle sue prerogative".
Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è arrivato nell'aula del Senato e ha iniziato la sua replica.
Il dibattito è terminato. La diretta televisiva riprenderà alle 13 con la risposta del presidente del Consiglio Gentiloni.
Come mai ci sono così tanti conteggi diversi su chi voterà la fiducia in Senato? Parte della ragione è che in questa legislatura i gruppi parlamentari si sono spezzettati in tantissime formazioni diverse, come avevamo raccontato qui.
È il momento di Maurizio Gasparri (dice che Forza Italia non voterà la fiducia, come previsto).
Intanto, in un altro palazzo di Roma (qui avevamo raccontato la storia delle dimissioni dell'assessore all'Ambiente Paola Muraro).
Anche ANSA ha fatto alcuni conteggi sul voto di oggi. ALA-Scelta Civica, un gruppo molto importante in Senato, ha detto che si asterrà dal voto e questo mette in bilico la fiducia che però dovrebbe arrivare comunque:
[...]la maggioranza potrà contare su 112 senatori Pd (il presidente Grasso non vota), 29 tra Ncd e Udc, 19 delle Autonomie, almeno 4 membri di Gal e almeno 5 del gruppo Misto (e con le tre tosiane che, se seguiranno quanto fatto oggi dai loro colleghi deputati, non dovrebbero partecipare al voto).
La soglia, perciò, dovrebbe a fatica essere quella di 170 salvo qualche 'ingresso' dell'ultim'ora. Soglia che oggi sarà quasi certamente raggiunta ma che, per i prossimi mesi, resta bassa.
La senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo dice che voterà la fiducia (non è una sorpresa) e chiede che il governo sblocchi alcune centinaia di milioni di euro promessi per la ricerca dall'ex ministro dell'Istruzione Stefania Giannini.
«Oggi i moderati sono i più arrabbiati», dice Gaetano Quagliariello, senatore di Grandi Autonomie e Libertà.
La presidente della Camera Laura Boldrini ha espresso solidarietà al ministro Valeria Fedeli, criticata in queste ore per aver mentito sulla sua laurea.
Candiani ha ricordato con preoccupazione "l'arrivo degli stranieri" nel mondo finanziario italiano proprio in queste ore. Si riferisce alla scalata che il gruppo francese Vivendi ha iniziato su Mediaset.
Parla Stefano Candiani, Lega Nord. Ci sono solo tre senatori del partito in aula che sembrano disposti in modo da non far sembrare che Candiani stia parlando da solo. La Lega, infatti, aveva annunciato che non avrebbe partecipato al dibattito in Senato.
Un ripasso importante per chi non ha ancora chiaro che la frase "quarto governo non eletto dal popolo" non ha nessun senso.
Antonio D'Alì, senatore di Forza Italia, parla della possibilità di eleggere una nuova assemblea costituente insieme al prossimo parlamento. Ci sentiamo di escludere che questo avvenga.
Come mai questa legislatura ha fatto quasi il record dei cambi di gruppo parlamentare (i "cambi di casacca", come si dice con un'espressione un po' volgare)? A guardare la faccenda da vicino, viene fuori che non è solo perché in parlamento sono tutti disonesti.
Ora Torrisi cita il problema Monte dei Paschi, la grana più grossa che dovrà risolvere Gentiloni nelle prossime settimane.
«Tempus edax rerum», cioè "il tempo divora ogni cosa", dice il senatore Salvatore Torrisi di Area Popolare-NCD. Intende dire che bisogna fare qualcosa in fretta perché la situazione del paese è molto brutta.
Intanto, fuori dal Senato, un noto finanziere francese sta dando la scalata a Mediaset, la società televisiva controllata dalla famiglia Berlusconi.
E il momento di Carlo Giovanardi, di Grandi Autonomie e Libertà, anche lui un appassionato della "teoria del gender". Secondo Giovanardi, la nomina di Valeria Fedeli, considerata molto vicina ai movimento LGBT, «ha preoccupato molto le famiglie italiane».
Fedeli è abbastanza nei guai in queste ore per aver scritto di essere laureata, anche se non è vero.
Ora sta parlando Peppe De Cristoforo, senatore del Gruppo Misto che appartiene a Sinistra Italia - Sinistra Ecologia Libertà, che attacca il governo accusandolo di essere una prosecuzione del governo Renzi (ma lo fa in maniera abbastanza elegante rispetto agli altri).
Lucio Malan, senatore di Forza Italia, ha chiesto al governo di tornare a occuparsi dei debiti della pubblica amministrazione, dell'emergenza alluvioni in Liguria e Piemonte, dell'accordo tra Israele e Iran. Poi ha iniziato a parlare della "teoria del gender".
Sarebbe proprio un guaio se il governo Gentiloni non riuscisse a ottenere la fiducia nel suo primo passaggio al Senato. Al momento non sembra uno scenario particolarmente probabile. Gentiloni è appoggiato dalla stessa maggioranza che sosteneva Renzi. Il problema è che una componente abbastanza importante di questa maggioranza, ALA-Scelta Civica, non sembra intenzionata a votare la fiducia (perché non hanno ricevuto alcuna posizione nel governo).
Anche senza i loro voti, sembra che comunque Gentiloni possa farcela. Secondo Repubblica:
Gentiloni [...] potrà contare sulla carta su 112 senatori Pd, 29 di Ap di Alfano, 15 delle Autonomie e 9 tra gruppo Misto e Gal. A cui vanno aggiunti 4 dei 5 senatori a vita (Mario Monti infatti voterà no). In totale 169, otto in più della soglia minima di sopravvivenza che è fissata a 161.
Franco Carraro di Forza Italia invita a concentrarsi sul tema della riforma elettorale, necessaria per tornare al voto in tempi rapidi. Più in generale, Forza Italia ha deciso di non assumersi responsabilità di governo, ma ha comunque fatto intendere di essere disponibile per la creazione di una nuova legge elettorale. Carraro anticipa che comunque voterà no alla fiducia, come il resto del suo partito.
Mario Mauro di Grandi Autonomie e Libertà (Gal) è molto critico sulle modalità con cui è stato creato il governo, ma anche sull’esperienza governativa di Renzi. Mauro definisce “angosciosi” i 1000 giorni di governo Renzi, ricordando le varie norme definite incostituzionali dalla Consulta e dai numerosi annunci del presidente del Consiglio, a suo modo di vedere senza ricadute pratiche.
Arrigoni ha finito e ora parla Franco Mirabelli del Partito Democratico, che voterà la fiducia al nuovo governo Gentiloni. Mirabelli è di Milano ed è alla sua prima legislatura. Sta elencando i risultati ottenuti dal governo Renzi, auspicando che quello Gentiloni continui nella stessa direzione.
Qualcuno dice che la nuova ministra all'Istruzione abbia mentito sul suo curriculum, spacciando un diploma per una laurea: lei ha spiegato che è solo un'incomprensione ➡️
È il turno di Paolo Arrigoni della Lega Nord: a parte un collega seduto al suo fianco, gli scranni intorno al senatore sono vuoti. La Lega Nord ha deciso di non partecipare alla discussione, come ha già fatto ieri alla Camera.
Ha preso la parola Luigi Compagna dei Conservatori e Riformisti (sic.). Chiede un “ripristino di lealtà e di correttezza istituzionale” da parte del governo nei confronti del Parlamento.
Alle spalle di Barozzino, il senatore Corradino Mineo è immerso nel suo smartphone.
I tempi per il dibattito sono piuttosto stretti e il presidente Grasso ha invitato a mantenersi nei minuti messi a disposizione di ogni senatore, ma Barozzino ha già sforato.
È iniziata la discussione sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ha chiesto la fiducia per il suo nuovo governo. Il primo intervento è di Giovanni Barozzino di Sinistra Italiana, che non voterà la fiducia. Dice che c'è "una mancanza di democrazia nelle aule di questo Parlamento, quindi figurarsi nel paese".
È iniziata la seduta in Senato, presiede Pietro Grasso, e si comincia con la lettura del processo verbale della seduta di ieri.
L'ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ha un consiglio per gli esponenti del Partito Democratico:
Le dichiarazioni di parte dei parlamentari PD, soprattutto vicini a Pierluigi Bersani, hanno avuto negli ultimi giorni toni scettici e in alcuni casi sprezzanti nei confronti di Gentiloni.
Questa intervista di BBC con Paolo Gentiloni è del luglio scorso, quando era ancora ministro degli Esteri e inconsapevole che a dicembre sarebbe diventato primo ministro. Nell'intervista, in inglese, Gentiloni parla dell'instabilità politica in Italia, della crisi delle banche italiane, dei problemi del lavoro e dei migranti: tutti temi che ora deve affrontare da presidente del Consiglio.
https://www.youtube.com/watch?v=1UH__8_qrmM
La presidenza degli Stati Uniti si è congratulata con Paolo Gentiloni per la formazione del nuovo governo, ricordando che l’Italia “è uno dei nostri alleati più stretti e forti e un partner indispensabile per promuovere gli ideali di democrazia e incentivare la cooperazione internazionale”.
Breve analisi del testo di questa frase di Paolo Gentiloni pronunciata oggi alla Camera dei Deputati.
Basta violenza verbale, il Parlamento non è un social network.
1. UN. La prima cosa che mi colpisce, stranamente, è “un”. Non siamo su “un” social network. “Un”, la più assoluta delle generalizzazioni. Talvolta serve a difendersi, altre volte taglia l’aria come un’accetta. Francis Bacon la utilizzò come scudo quando venne accusato di blasfemia per il suo “Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion”, uno dei più importanti trittici del 900, immediatamente paragonato dai peggiori di noi all’iconografia cristiana del Golgota. Non lo era, quel “a” (“una” in italiano) chiariva ai bigotti come spesso il peccato sia negli occhi di chi guarda. Tre studi per una crocifissione; non “Tre studi sulla crocifissione” e buona notte suonatori. Altre volte “un” è l’esatto contrario: in quell’articolo di Gentiloni è assai facile cogliere il disprezzo del giudizio massimalista. UN social network, ossia un social network vale l’altro. Mia moglie, che frequenta come unico social network Academia.edu, circoletto sobrio e compito di studiosi ed universitari, davvero quelle parole faticherebbe a comprenderle.
Continua a leggere il post di Massimo Mantellini ➡️
Gentiloni non potrà fare affidamento su una maggioranza molto ampia in Senato, soprattutto in seguito alla decisione di Ala di Denis Verdini di non sostenere il governo, per lo meno formalmente e direttamente. Il governo dovrebbe avere tra i 166 e i 172 voti favorevoli, quindi sufficienti per superare la soglia dei 161 e ottenere la fiducia, ma i problemi potrebbero presentarsi in futuro in occasione di singole votazioni sui provvedimenti. Gentiloni può contare sul voto favorevole (sulla carta) di 112 senatori PD, 29 di Area Popolare di Alfano, 15 delle Autonomie e 9 del gruppo misto e di Gal. In aiuto potrebbero anche arrivare i voti di 4 dei 5 senatori a vita, perché Mario Monti voterà contro.
Nelle sue dichiarazioni di ieri alla Camera, Gentiloni ha riconosciuto il ruolo del governo Renzi e i progressi raggiunti dai suoi ministri, che hanno conservato quasi tutti i loro incarichi nel nuovo governo. Gentiloni ha detto che le priorità restano il lavoro, il rilancio dell’economia, la ricostruzione dopo il terremoto e le attività per favorire l’approvazione di una nuova legge elettorale, ricordando che un esito positivo dipenderà dai partiti in Parlamento e dalla loro disponibilità a trovare un accordo. Il discorso è durato poco più di 20 minuti ed è stato accolto piuttosto freddamente dall’aula, con due soli applausi. Nella replica al dibattito seguito alle sue dichiarazioni, Gentiloni ha spiegato che l’azione di governo proseguirà fino a quando ci sarà il sostegno della maggioranza, poi ha criticato il M5S per non essere in aula, ricordando che “il Parlamento non è un social network”.
Questo è il discorso tenuto ieri da Paolo Gentiloni alla Camera. Come avviene spesso in questi casi, per ridurre i tempi il presidente del Consiglio ha depositato il testo del suo intervento in Senato, evitando di doverlo ripetere anche davanti ai senatori, che potranno iniziare da subito con la discussione in aula. Pregi e difetti del bicameralismo paritario.
https://youtu.be/PpVWLOXH5H0
Tra i grandi quotidiani nazionali, solo il Corriere della Sera dedica il suo titolo di apertura alla fiducia ottenuta ieri da Gentiloni alla Camera, utilizzando un virgolettato del discorso del presidente del Consiglio: "Al governo finché avrò la fiducia". Repubblica dà la notizia in un articolo di spalla, aggiungendo che Renzi insiste per elezioni a giugno. Sulla Stampa si fa fatica a trovare la notizia della fiducia, messa insieme a quella sulla questione Vivendi-Mediaset.
E buongiorno dalla redazione del Post, si comincia.
Il Senato ha approvato la fiducia con 169 voti favorevoli e 99 contrari. I presenti erano 269, i votanti 268.
Si è conclusa la seconda chiama, tra poco saranno annunciati i risultati del voto.
È iniziata la “seconda chiama”. Vengono richiamati coloro che non hanno risposto al primo appello. Subito dopo vengono annunciati i risultati.
Intanto, fuori dal Senato, alcuni esponenti del “Movimento dei forconi” (ve li ricordate?) hanno aggredito il senatore Osvaldo Napoli, mettendo in scena una specie di “arresto popolare”. Sono stati fermati più o meno immediatamente da alcuni carabinieri.
Se siete divorati dalla tensione che genera di solito la prima chiama, sappiate che secondo i conteggi di Repubblica, ANSA e Sky Tg24, il governo Gentiloni dovrebbe riuscire a ottenere la maggioranza, anche se di poco.
È cominciata la votazione sulla fiducia al governo Gentiloni. La votazione si svolge per appello nominale. Ogni senatore viene chiamato ed esprime il suo voto. Una volta terminata la “prima chiama”, vengono richiamati tutti i senatori assenti nel corso della “seconda chiama”.
Anche Franco Maria Amoruso, di ALA-Scelta Civica, ha detto che voterà la sfiducia al governo. Il suo gruppo aveva annunciato l’astensione.
Maurizio Sacconi, senatore di NCD-Area Popolare, ha preso la parola per dire che non voterà la fiducia al governo, in dissenso con il suo gruppo parlamentare.
Nel suo discorso Romani è arrivato piuttosto lontano. Ha parlato, tra le altre cose, dell’ISIS e della riconquista di Palmira. Ha anche citato i “circassi“, una popolazione originaria del Caucaso che ha generato una numerosa diaspora in tutto il Medio Oriente: la guardia personale del re di Giordania, ad esempio, è formata da circassi, che indossano uniformi simili a quelle dei cosacchi russi.
La guardia circassa del re di Giordania fotografata davanti al palazzo reale di Amman (AP Photo/Nariman El-Mofty)
Romani dice che nella prossima legge elettorale dovranno essere incluse norme per introdurre primarie di partito regolate da una legge nazionale. Dice anche che la prossima legislatura dovrà essere costituente, cioè dovrà modificare la Costituzione (anche quella in corso è nata come legislatura costituente).
E anche Romani ripete che questo è il quarto governo non eletto. Eppure, anche i sassi oramai sanno che in Italia non si eleggono i governi.
Parla Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia in Senato. Il suo partito voterà contro alla fiducia. Dopo di lui parlerà il capogruppo del PD Luigi Zanda e poi si procederà alla votazione sulla fiducia (l’operazione dovrebbe durare meno di un’ora).
Anche Montevecchi non apprezza il Jobàt.
La senatrice del Movimento 5 Stelle Michela Montevecchi rimprovera il governo perché non tutti i suoi componenti stanno assistendo alle dichiarazioni di voto. Deputati e Senatori del Movimento 5 Stelle non hanno partecipato né alla seduta di ieri alla Camera né a quella di oggi al Senato. Si sono presentati soltanto durante le dichiarazioni di voto dei loro capigruppo.
La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli saluta in Senato l’ex ministra Stefania Giannini, l’unico a non essere stata confermata in nessuna posizione di governo.
Senato, bacio Giannini-Fedeli pic.twitter.com/xhEnV9ZQX8
— Edoardo Buffoni (@EdoardoBuffoni) December 14, 2016
Bianconi dice che nessuno deve pensare di “staccare la spina” a questo governo e che l’esecutivo non ha “una data di scadenza”. Sembrano messaggi diretti all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che in diverse interviste ha detto di sperare che ci siano elezioni a giugno o al più tardi il prossimo ottobre.
La senatrice Laura Bianconi, Area Popolare-NCD, ha ringraziato il presidente Mattarella per aver nominato l’attuale governo e ha detto che il suo gruppo voterà la fiducia. Bianconi dice che l’attuale governo non è la “sala di attesa” delle elezioni.
De Petris di Sinistra Italiana dice che Renzi ha fatto bullismo sul Parlamento.
Mazzoni di ALA è molto critico con i «padroni della piazza del web che diffondono odio». E annuncia che il suo gruppo non voterà la fiducia al governo, perché – dicono – Gentiloni li ha esclusi dal governo.
Parla Riccardo Mazzoni di ALA, i verdiniani cosiddetti.
Al Senato si è sentito un «presidente Gentilone».
“Grandi Autonomie e Libertà” – senatori che vengono da Forza Italia e dalla Lega – non voteranno la fiducia.
La Lega non voterà la fiducia e i suoi senatori stanno uscendo dall’aula, poco dopo che Centinaio ha accusato i senatori del PD di essere una maggioranza inesistente.
Centinaio critica molto il “Jobàt” (forse parla del Jobs Act).
Ora sta parlando Gian Marco Centinaio a nome della Lega Nord.
Il gruppo dei Conservatori e Riformisti – esistono, battuta involontaria – non voterà la fiducia al governo Gentiloni.
Monti rivendica che il suo governo riuscì a evitare il referendum quando cambiò la Costituzione – per inserire il pareggio di bilancio – costruendo una grande maggioranza in Parlamento. «Altrimenti sapremmo come sarebbe andata». Monti comunque voterà la fiducia al governo Gentiloni, ma è una fiducia «condizionata».
Sta parlando Mario Monti, che inizia ringraziando Matteo Renzi. «Non ho alcun motivo sul piano personale, ma sul piano politico lo ringrazio perché ha avuto coraggio ed è stato un buon coach, infondendo un senso di orgoglio e di speranza. Grande tecnico della comunicazione e della motivazione, ha finito con la sua inadeguatezza politica per recare danno al paese».
Ora iniziano le dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari.
Gentiloni ha terminato il suo discorso, interrotto da qualche applauso in più rispetto a ieri alla Camera.
Gentiloni: “Servirò con umiltà gli interessi di tutto il paese”.
Gentiloni: “Difenderò le prerogative del Parlamento, lo farò nei confronti di tutti”, e c’è anche una critica nei confronti delle “forze che hanno parlato di deriva autoritaria” durante la campagna referendaria. Riferendosi implicitamente a M5S e Lega Nord, Gentiloni invita tutti a rispettare il Parlamento e a lavorare nelle sue istituzioni, proprio come prevede la Costituzione.
Gentiloni: “Rispetto alla legge elettorale rivendichiamo un compito di facilitazione” per approvare regole “che consentano di votare per la Camera e per il Senato “in modo effettivo”.
Gentiloni: “Lavoro e Mezzogiorno sono tenuti insieme dal tema del disagio che oggi si accompagna con gli sviluppi e i progressi della modernità: siamo in uno dei momenti più felici dell’umanità (aumento dell’età media, contrasto alle malattie, accesso libero alle informazioni), eppure c’è – in modo particolare nelle società occidentali – un problema crescente di disagio in alcune fasce sociali, soprattutto nel ceto medio dove si avvertono le conseguenze di un mondo più aperto e tecnologicamente più avanzato. C’è uno straordinario progresso, ma ci sono difficoltà, disagio e perdenti in questo processo. Ma a chi ci tiene e crede nei valori di questo processo spetta porsi il problema di chi ne subisce le conseguenze negative”.
Gentiloni parla di “eccezionale opera di riforma e innovazione” da parte del governo Renzi, che ora deve essere proseguita dal suo.
Gentiloni: “Aleppo è stata uno dei ‘non-successi’ nella politica internazionale”.
Gentiloni spiega che il governo ha impegni immediati e diversi temi da affrontare, dal sostegno al sistema bancario alla ricostruzione per il terremoto, passando per le attività in Europa, a partire dal Consiglio europeo di domani. Per questo motivo si è resa necessaria un’accelerazione della crisi di governo nei giorni scorsi.
Gentiloni ricorda che era stata offerta a tutti i partiti la possibilità di partecipare al nuovo governo, ricevendo un’indisponibilità dalle forze che erano già all’opposizione: “Non è questione di affezione alla continuità, ma è per responsabilità” avere accettato di formare il governo e proseguire la legislatura, in attesa di avere una nuova legge elettorale e un sistema di elezione omogeneo tra Camera e Senato.
Gentiloni ha commentato l’esito del referendum costituzionale, che con la vittoria del Sì avrebbe modificato le funzioni del Senato e lo avrebbe escluso dalle votazioni di fiducia per il governo: “Chiedo la vostra fiducia ed esprimo la mia fiducia nei confronti del Senato e delle sue prerogative”.
Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è arrivato nell’aula del Senato e ha iniziato la sua replica.
Il dibattito è terminato. La diretta televisiva riprenderà alle 13 con la risposta del presidente del Consiglio Gentiloni.
Come mai ci sono così tanti conteggi diversi su chi voterà la fiducia in Senato? Parte della ragione è che in questa legislatura i gruppi parlamentari si sono spezzettati in tantissime formazioni diverse, come avevamo raccontato qui.
Sempre a proposito dei risultati del voto di fiducia, che comincerà oggi pomeriggio.
VIDEO: Governo ##Gentiloni, i numeri del #Senato allo Sky Wall https://t.co/601PsELsFo
— Sky TG24 (@SkyTG24) December 14, 2016
È il momento di Maurizio Gasparri (dice che Forza Italia non voterà la fiducia, come previsto).
Intanto, in un altro palazzo di Roma (qui avevamo raccontato la storia delle dimissioni dell’assessore all’Ambiente Paola Muraro).
#Roma: caso Muraro in Aula, sfiorata rissa M5S-Pd
— Tg La7 (@TgLa7) December 14, 2016
Ddl povertà approvato alla Camera rischia di rimanere bloccato da crisi di governo. @PaoloGentiloni eviti lo stallo https://t.co/Dn7U0zE5yU
— ActionAid Italia (@ActionAidItalia) December 14, 2016
Corradino Mineo, senatore di Sinistra Italiana, parla dei prossimi referendum promossi dalla CGIL.
Voucher, articolo 18 e appalti: i 3 referendum promossi dalla CGIL https://t.co/orjHiGtWoa pic.twitter.com/WPE4twBzfr
— Valigia Blu (@valigiablu) December 12, 2016
Anche ANSA ha fatto alcuni conteggi sul voto di oggi. ALA-Scelta Civica, un gruppo molto importante in Senato, ha detto che si asterrà dal voto e questo mette in bilico la fiducia che però dovrebbe arrivare comunque:
[…]la maggioranza potrà contare su 112 senatori Pd (il presidente Grasso non vota), 29 tra Ncd e Udc, 19 delle Autonomie, almeno 4 membri di Gal e almeno 5 del gruppo Misto (e con le tre tosiane che, se seguiranno quanto fatto oggi dai loro colleghi deputati, non dovrebbero partecipare al voto).
La soglia, perciò, dovrebbe a fatica essere quella di 170 salvo qualche ‘ingresso’ dell’ultim’ora. Soglia che oggi sarà quasi certamente raggiunta ma che, per i prossimi mesi, resta bassa.
La senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo dice che voterà la fiducia (non è una sorpresa) e chiede che il governo sblocchi alcune centinaia di milioni di euro promessi per la ricerca dall’ex ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.
«Oggi i moderati sono i più arrabbiati», dice Gaetano Quagliariello, senatore di Grandi Autonomie e Libertà.
La presidente della Camera Laura Boldrini ha espresso solidarietà al ministro Valeria Fedeli, criticata in queste ore per aver mentito sulla sua laurea.
Proposta legge #educazionedigenere scuole,avanzata da tanti gruppi,serve a prevenire #violenza #donne. Solidarietà a ministra @valeriafedeli
— laura boldrini (@lauraboldrini) December 14, 2016
Candiani ha ricordato con preoccupazione “l’arrivo degli stranieri” nel mondo finanziario italiano proprio in queste ore. Si riferisce alla scalata che il gruppo francese Vivendi ha iniziato su Mediaset.
Parla Stefano Candiani, Lega Nord. Ci sono solo tre senatori del partito in aula che sembrano disposti in modo da non far sembrare che Candiani stia parlando da solo. La Lega, infatti, aveva annunciato che non avrebbe partecipato al dibattito in Senato.
Un ripasso importante per chi non ha ancora chiaro che la frase “quarto governo non eletto dal popolo” non ha nessun senso.
Antonio D’Alì, senatore di Forza Italia, parla della possibilità di eleggere una nuova assemblea costituente insieme al prossimo parlamento. Ci sentiamo di escludere che questo avvenga.
Come mai questa legislatura ha fatto quasi il record dei cambi di gruppo parlamentare (i “cambi di casacca”, come si dice con un’espressione un po’ volgare)? A guardare la faccenda da vicino, viene fuori che non è solo perché in parlamento sono tutti disonesti.
Ora Torrisi cita il problema Monte dei Paschi, la grana più grossa che dovrà risolvere Gentiloni nelle prossime settimane.
«Tempus edax rerum», cioè “il tempo divora ogni cosa”, dice il senatore Salvatore Torrisi di Area Popolare-NCD. Intende dire che bisogna fare qualcosa in fretta perché la situazione del paese è molto brutta.
Intanto, fuori dal Senato, un noto finanziere francese sta dando la scalata a Mediaset, la società televisiva controllata dalla famiglia Berlusconi.
E il momento di Carlo Giovanardi, di Grandi Autonomie e Libertà, anche lui un appassionato della “teoria del gender“. Secondo Giovanardi, la nomina di Valeria Fedeli, considerata molto vicina ai movimento LGBT, «ha preoccupato molto le famiglie italiane».
Fedeli è abbastanza nei guai in queste ore per aver scritto di essere laureata, anche se non è vero.
Ora sta parlando Peppe De Cristoforo, senatore del Gruppo Misto che appartiene a Sinistra Italia – Sinistra Ecologia Libertà, che attacca il governo accusandolo di essere una prosecuzione del governo Renzi (ma lo fa in maniera abbastanza elegante rispetto agli altri).
Lucio Malan, senatore di Forza Italia, ha chiesto al governo di tornare a occuparsi dei debiti della pubblica amministrazione, dell’emergenza alluvioni in Liguria e Piemonte, dell’accordo tra Israele e Iran. Poi ha iniziato a parlare della “teoria del gender“.
Sarebbe proprio un guaio se il governo Gentiloni non riuscisse a ottenere la fiducia nel suo primo passaggio al Senato. Al momento non sembra uno scenario particolarmente probabile. Gentiloni è appoggiato dalla stessa maggioranza che sosteneva Renzi. Il problema è che una componente abbastanza importante di questa maggioranza, ALA-Scelta Civica, non sembra intenzionata a votare la fiducia (perché non hanno ricevuto alcuna posizione nel governo).
Anche senza i loro voti, sembra che comunque Gentiloni possa farcela. Secondo Repubblica:
Gentiloni […] potrà contare sulla carta su 112 senatori Pd, 29 di Ap di Alfano, 15 delle Autonomie e 9 tra gruppo Misto e Gal. A cui vanno aggiunti 4 dei 5 senatori a vita (Mario Monti infatti voterà no). In totale 169, otto in più della soglia minima di sopravvivenza che è fissata a 161.
Franco Carraro di Forza Italia invita a concentrarsi sul tema della riforma elettorale, necessaria per tornare al voto in tempi rapidi. Più in generale, Forza Italia ha deciso di non assumersi responsabilità di governo, ma ha comunque fatto intendere di essere disponibile per la creazione di una nuova legge elettorale. Carraro anticipa che comunque voterà no alla fiducia, come il resto del suo partito.
Mario Mauro di Grandi Autonomie e Libertà (Gal) è molto critico sulle modalità con cui è stato creato il governo, ma anche sull’esperienza governativa di Renzi. Mauro definisce “angosciosi” i 1000 giorni di governo Renzi, ricordando le varie norme definite incostituzionali dalla Consulta e dai numerosi annunci del presidente del Consiglio, a suo modo di vedere senza ricadute pratiche.
Arrigoni ha finito e ora parla Franco Mirabelli del Partito Democratico, che voterà la fiducia al nuovo governo Gentiloni. Mirabelli è di Milano ed è alla sua prima legislatura. Sta elencando i risultati ottenuti dal governo Renzi, auspicando che quello Gentiloni continui nella stessa direzione.
Qualcuno dice che la nuova ministra all’Istruzione abbia mentito sul suo curriculum, spacciando un diploma per una laurea: lei ha spiegato che è solo un’incomprensione ➡️
È il turno di Paolo Arrigoni della Lega Nord: a parte un collega seduto al suo fianco, gli scranni intorno al senatore sono vuoti. La Lega Nord ha deciso di non partecipare alla discussione, come ha già fatto ieri alla Camera.
Ha preso la parola Luigi Compagna dei Conservatori e Riformisti (sic.). Chiede un “ripristino di lealtà e di correttezza istituzionale” da parte del governo nei confronti del Parlamento.
Alle spalle di Barozzino, il senatore Corradino Mineo è immerso nel suo smartphone.
I tempi per il dibattito sono piuttosto stretti e il presidente Grasso ha invitato a mantenersi nei minuti messi a disposizione di ogni senatore, ma Barozzino ha già sforato.
È iniziata la discussione sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ha chiesto la fiducia per il suo nuovo governo. Il primo intervento è di Giovanni Barozzino di Sinistra Italiana, che non voterà la fiducia. Dice che c’è “una mancanza di democrazia nelle aule di questo Parlamento, quindi figurarsi nel paese”.
È iniziata la seduta in Senato, presiede Pietro Grasso, e si comincia con la lettura del processo verbale della seduta di ieri.
L’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ha un consiglio per gli esponenti del Partito Democratico:
Promemoria per il #Pd, #Gentilonipremier è uno dei vostri.
— Ferruccio de Bortoli (@DeBortoliF) December 14, 2016
Le dichiarazioni di parte dei parlamentari PD, soprattutto vicini a Pierluigi Bersani, hanno avuto negli ultimi giorni toni scettici e in alcuni casi sprezzanti nei confronti di Gentiloni.
Questa intervista di BBC con Paolo Gentiloni è del luglio scorso, quando era ancora ministro degli Esteri e inconsapevole che a dicembre sarebbe diventato primo ministro. Nell’intervista, in inglese, Gentiloni parla dell’instabilità politica in Italia, della crisi delle banche italiane, dei problemi del lavoro e dei migranti: tutti temi che ora deve affrontare da presidente del Consiglio.
La presidenza degli Stati Uniti si è congratulata con Paolo Gentiloni per la formazione del nuovo governo, ricordando che l’Italia “è uno dei nostri alleati più stretti e forti e un partner indispensabile per promuovere gli ideali di democrazia e incentivare la cooperazione internazionale”.
Breve analisi del testo di questa frase di Paolo Gentiloni pronunciata oggi alla Camera dei Deputati.
Basta violenza verbale, il Parlamento non è un social network.
1. UN. La prima cosa che mi colpisce, stranamente, è “un”. Non siamo su “un” social network. “Un”, la più assoluta delle generalizzazioni. Talvolta serve a difendersi, altre volte taglia l’aria come un’accetta. Francis Bacon la utilizzò come scudo quando venne accusato di blasfemia per il suo “Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion”, uno dei più importanti trittici del 900, immediatamente paragonato dai peggiori di noi all’iconografia cristiana del Golgota. Non lo era, quel “a” (“una” in italiano) chiariva ai bigotti come spesso il peccato sia negli occhi di chi guarda. Tre studi per una crocifissione; non “Tre studi sulla crocifissione” e buona notte suonatori. Altre volte “un” è l’esatto contrario: in quell’articolo di Gentiloni è assai facile cogliere il disprezzo del giudizio massimalista. UN social network, ossia un social network vale l’altro. Mia moglie, che frequenta come unico social network Academia.edu, circoletto sobrio e compito di studiosi ed universitari, davvero quelle parole faticherebbe a comprenderle.
Gentiloni non potrà fare affidamento su una maggioranza molto ampia in Senato, soprattutto in seguito alla decisione di Ala di Denis Verdini di non sostenere il governo, per lo meno formalmente e direttamente. Il governo dovrebbe avere tra i 166 e i 172 voti favorevoli, quindi sufficienti per superare la soglia dei 161 e ottenere la fiducia, ma i problemi potrebbero presentarsi in futuro in occasione di singole votazioni sui provvedimenti. Gentiloni può contare sul voto favorevole (sulla carta) di 112 senatori PD, 29 di Area Popolare di Alfano, 15 delle Autonomie e 9 del gruppo misto e di Gal. In aiuto potrebbero anche arrivare i voti di 4 dei 5 senatori a vita, perché Mario Monti voterà contro.
Nelle sue dichiarazioni di ieri alla Camera, Gentiloni ha riconosciuto il ruolo del governo Renzi e i progressi raggiunti dai suoi ministri, che hanno conservato quasi tutti i loro incarichi nel nuovo governo. Gentiloni ha detto che le priorità restano il lavoro, il rilancio dell’economia, la ricostruzione dopo il terremoto e le attività per favorire l’approvazione di una nuova legge elettorale, ricordando che un esito positivo dipenderà dai partiti in Parlamento e dalla loro disponibilità a trovare un accordo. Il discorso è durato poco più di 20 minuti ed è stato accolto piuttosto freddamente dall’aula, con due soli applausi. Nella replica al dibattito seguito alle sue dichiarazioni, Gentiloni ha spiegato che l’azione di governo proseguirà fino a quando ci sarà il sostegno della maggioranza, poi ha criticato il M5S per non essere in aula, ricordando che “il Parlamento non è un social network”.
Questo è il discorso tenuto ieri da Paolo Gentiloni alla Camera. Come avviene spesso in questi casi, per ridurre i tempi il presidente del Consiglio ha depositato il testo del suo intervento in Senato, evitando di doverlo ripetere anche davanti ai senatori, che potranno iniziare da subito con la discussione in aula. Pregi e difetti del bicameralismo paritario.
Tra i grandi quotidiani nazionali, solo il Corriere della Sera dedica il suo titolo di apertura alla fiducia ottenuta ieri da Gentiloni alla Camera, utilizzando un virgolettato del discorso del presidente del Consiglio: “Al governo finché avrò la fiducia”. Repubblica dà la notizia in un articolo di spalla, aggiungendo che Renzi insiste per elezioni a giugno. Sulla Stampa si fa fatica a trovare la notizia della fiducia, messa insieme a quella sulla questione Vivendi-Mediaset.
E buongiorno dalla redazione del Post, si comincia.
• Il governo ha ottenuto la fiducia al Senato con 169 voti, appena otto in più della maggioranza necessaria.
• ALA-Scelta Civica, una componente molto importante per garantire una maggioranza sicura al Senato, ha scelto di non partecipare al voto perché non ha ricevuto posizioni all’interno del governo.
• Ieri il governo aveva ricevuto la fiducia alla Camera con una larga maggioranza.