Cosa pensa il papa dei giornali

Ha detto che spesso pubblicano notizie false e calunniose, distorcendo le opinioni, e ha parlato di "coprofilia"

(ETTORE FERRARI/AFP/Getty Images)
(ETTORE FERRARI/AFP/Getty Images)

In un’intervista al settimanale cattolico belga Tertio, papa Francesco ha parlato anche di giornali, mezzi di informazione e etica dell’informazione, dicendo cose piuttosto nette sulla tendenza dei media a dare notizie false, calunniose o semplicemente parziali, e della loro inclinazione a suscitare le reazioni peggiori. Il papa ha parlato della tentazione dei giornali di pubblicare notizie, vere o false, con lo scopo di creare scandalo, una tendenza che il papa ha definito “malattia della coprofilia”, spiegando che può essere molto pericolosa in una società insieme alla correlata tendenza alla “malattia della coprofagia” di molte persone. Nel riferirsi ai rischi per la costruzione delle opinioni da parte dei mezzi di informazione Papa Francesco si è dedicato ai mezzi di informazione tradizionali, distaccandosi dal recente dibattito che indirizza le maggiori preoccupazioni sui social network e internet. La coprofilia è l’attrazione verso gli escrementi, la coprofagia è l’atto di nutrirsene.

Un’ultima domanda, Santo Padre, riguardo ai media: una considerazione riguardo ai mezzi di comunicazione…

I mezzi di comunicazione hanno una responsabilità molto grande. Al giorno d’oggi hanno nelle loro mani la possibilità e la capacità di formare un’opinione: possono formare una buona o una cattiva opinione. I mezzi di comunicazione sono costruttori di una società. Di per se stessi, sono fatti per costruire, per inter-cambiare, per fraternizzare, per far pensare, per educare. In se stessi sono positivi. È ovvio che, dato che tutti siamo peccatori, anche i media possono – noi che usiamo i media, io qui sto utilizzando un mezzo di comunicazione – diventare dannosi. E i mezzi di comunicazione hanno le loro tentazioni. Possono essere tentati di calunnia, e quindi essere usati per calunniare, per sporcare la gente, questo soprattutto nel mondo della politica. Possono essere usati come mezzi di diffamazione: ogni persona ha diritto alla buona fama, però magari nella sua vita in precedenza, nella vita passata, o dieci anni fa, ha avuto un problema con la giustizia, o un problema nella sua vita familiare, e portare questo alla luce oggi è grave, fa danno, si annulla una persona! Nella calunnia si dice una bugia sulla persona; nella diffamazione si mostra una cartella – come diciamo in Argentina: “Se hace un carpetazo” – e si scopre qualcosa che è vero, ma che è già passato, e per il quale forse si è già pagato con il carcere, con una multa o con quel che sia. Non c’è diritto a questo. Questo è peccato e fa male. E una cosa che può fare molto danno nei mezzi di informazione è la disinformazione: cioè, di fronte a qualsiasi situazione dire solo una parte della verità e non l’altra. Questo è disinformare. Perché tu, all’ascoltatore o al telespettatore dai solo la metà della verità, e quindi non può farsi un giudizio serio. La disinformazione è probabilmente il danno più grande che può fare un mezzo, perché orienta l’opinione in una direzione, tralasciando l’altra parte della verità. E poi, credo che i media devono essere molto limpidi, molto trasparenti, e non cadere – senza offesa, per favore – nella malattia della coprofilia, che è voler sempre comunicare lo scandalo, comunicare le cose brutte, anche se sono vere. E siccome la gente ha la tendenza alla malattia della coprofagia, si può fare molto danno. Quindi direi queste quattro tentazioni. Ma sono costruttori di opinione e possono costruire, e fare bene immenso, immenso.