(Jason Kempin/Getty Images for Coachella)
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7 cose dall’autobiografia di Johnny Marr

È stato il chitarrista degli Smiths, tra moltissime altre cose: i giornali ne hanno parlato bene e raccolto gli aneddoti migliori

(Jason Kempin/Getty Images for Coachella)

Johnny Marr è stato uno dei chitarristi più influenti degli anni Ottanta. Fra i 19 e i 24 anni ha formato e sciolto una delle rock band più popolari di sempre – gli Smiths – e nel mezzo ha venduto milioni di dischi. Negli anni successivi ha collaborato con un sacco di altre band famose, riuscendo a rimanere popolare e apprezzato nonostante gli Smiths non siano mai tornati insieme, neppure per un concerto. Qualche giorno fa è uscita la sua autobiografia, Set this boy free (tre anni fa era uscita quella dell’altro celebre membro degli Smiths, Morrissey): diversi giornali ne hanno parlato bene, anticipandone alcune parti e aneddoti per far capire che tipo di libro è. Abbiamo raccolto quelli più degni di nota, per i più pigri o curiosi: per tutti gli altri, il libro si può trovare qui.

2013 Coachella Valley Music And Arts Festival – Day 1 (Jason Kempin/Getty Images for Coachella)

1. Michael Jackson
Per capire di che tipo stiamo parlando: Marr fa parte di una generazione di musicisti rock britannici che si è raccontata come in opposizione alla musica pop del momento (la disco per gli anni Ottanta, la techno per i primi Novanta). In Set this boy free c’è un aneddoto che rende bene questo contrasto: nel 2009, poco dopo la morte di Michael Jackson, Marr fu fermato a Los Angeles da un giornalista che lo aveva riconosciuto, e che gli chiese qual era la sua canzone preferita di Thriller, il disco più famoso di Jackson e considerato uno dei migliori dischi nella storia del pop. Scrive Marr:

«Gli dissi che Thriller non mi piaceva. Mi guardò come se stessi scherzando o se fossi una cattiva persona, ma stavo solamente cercando di essere onesto. La sua morte era una notizia tragica, ma era ovvio che Thriller non mi piacesse: io ero negli Smiths».


2. Chi l’ha scritta
Molti libri autobiografici che escono a nome di musicisti sono scritti in realtà da ghostwriter, cioè da persone che aiutano il soggetto del libro a riordinare le idee e che scrivono materialmente il testo. Marr ha scelto invece di scrivere di persona Set this boy free, e spiegato il perché in un’intervista a NME:

«Per me era molto importante [scrivere questo libro personalmente]. Le persone si sono abituate a leggere autobiografie scritte da ghostwriter, ma sembra che si siano dimenticate che è un trucco. Non potevo immaginare di fare una cosa del genere. Volevo scrivere un libro, e magari ne scriverò un altro paio. L’idea di occuparmi della mia vita ma di non poterla scrivere di persona per me era davvero impensabile».

3. Tre cose
Marr è nato a Manchester nel 1963 da una famiglia di immigranti irlandesi («che teneva in salotto una tinozza di latta per fare il bagno», scrive il Guardian). Marr ha trovato presto le sue tre costanti nella vita: prima dei cinque anni iniziò a suonare la chitarra, a dieci cominciò a seguire il Manchester City – una delle due squadre famose di Manchester, quella sostenuta perlopiù dalla classe operaia – e a 15 conobbe Angela Brown, una ragazza che aveva un anno in meno di lui e che sarebbe diventata sua moglie (nonostante non fosse cattolica: un problema, per molte famiglie irlandesi). Ancora oggi Marr suona la chitarra, tifa Manchester City ed è sposato con Brown.

Manchester City v Queens Park Rangers - Premier LeagueMarr assiste a una partita nello stadio del Manchester City nel maggio 2015 (Alex Livesey/Getty Images)

4. I gatti e Oscar Wilde
Alla carriera di Marr con gli Smiths è dedicato circa un terzo di Set this boy free: l’Irish Times ha scritto che nel libro non c’è molto che non sia già stato raccontato in libri, documentari e interviste passate. Gli Smiths con Morrissey e Marr durarono cinque anni, dal 1982 al 1987. Set this boy free non contiene nessuna cattiveria o nuove accuse nei confronti di Morrissey o altri membri della band, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare da un libro del genere. Alcuni però hanno notato una cosa piuttosto buffa: nel libro Marr dice di non apprezzare né i gatti né il poeta irlandese Oscar Wilde, che invece piacciono molto a Morrissey.

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5. Via dagli Smiths
Nel 1987 decisero di separarsi per questioni da manuale di storia del rock – questioni di soldi e litigi fra membri – anche se secondo il Guardian erano «sciocchezze, nulla che un manager capace e una lunga vacanza non potessero aggiustare». Da molto tempo però Marr aveva un’idea piuttosto precisa di cosa sarebbe successo agli Smiths e di quali erano le sue intenzioni, come raccontò in un’intervista del 1985 che sintetizza il racconto di quegli anni contenuto nel libro.

I fan degli Smiths si accorgerebbero se continuassimo a fare le stesse cose finché non avessero più senso: [i concerti] si ridurrebbero solo a un evento. A ogni singolo concerto, ogni canzone dev’essere suonata se ne vale davvero la pena. A un certo punto mi sono trovato a suonare “What Difference Does It Make?” per sette-otto concerti di fila e quella sensazione non mi è piaciuta. Sapevo che non era questo che mi aveva attirato in una band, all’inizio. Non voglio suonare “This Charming Man” quando avrò… 22 anni [cioè di lì a poco].

6. E dopo?
La terza parte del libro è occupata dalle cose che Marr ha fatto dopo aver mollato gli Smiths. Negli anni successivi, ha collaborato con moltissimi artisti: «Marr non ha nulla di cattivo da dire sul loro conto, e probabilmente loro non hanno nulla da ridire su di lui», sintetizza il Guardian. Le collaborazioni di Marr occupano un’intera pagina di Wikipedia: ha collaborato fra gli altri con Paul McCartney, Oasis, Pet Shop Boys, Modest Mouse, Talking Heads, Pretenders, Pearl Jam, Brian Ferry e Hans Zimmer.

7. I Modest Mouse
A metà degli anni Duemila a Marr venne chiesto di entrare nei Modest Mouse, una band americana indie rock di discreto successo. Marr accettò: con la band registrò il disco We Were Dead Before the Ship Even Sank, che arrivò fino al numero uno nella classifica americana dei dischi più venduti, e suonò nel tour successivo. Nel suo libro Marr parla di loro particolarmente bene: il cantante Isaac Brock viene descritto come «una persona di cui leggo quello che scrive solo per piacere personale» e la band in generale come «una fratellanza». «Suonare e fare un tour con i Modest Mouse è stato il miglior momento nella mia vita», scrive Marr nel libro.