Martedì 8 novembre negli Stati Uniti non si voterà soltanto per eleggere il nuovo presidente e per rinnovare gran parte del Congresso, cioè il Parlamento americano: i cittadini di nove stati voteranno anche per dei referendum sulla legalizzazione della cannabis. In cinque stati (California, Maine, Nevada, Arizona, Massachusetts) il quesito avrà a che fare con la legalizzazione e la regolamentazione della cannabis a scopo ricreativo: si tratterà dunque di un’estensione della legislazione vigente, dato che in quegli stati l’uso per scopi medici è già consentito. In altri quattro stati (Arkansas, Florida, Montana e North Dakota) il voto riguarderà invece la produzione e la compravendita di marijuana a scopo terapeutico.
Le cose da sapere, per cominciare
Negli Stati Uniti per lo stato federale – cioè il governo che ha sede a Washington DC, e guidato dal presidente – l’uso e il possesso di marijuana è illegale da decenni: il divieto è stato rafforzato dal Comprehensive Drug Abuse Prevention and Control Act del 1970, una legge approvata sotto la presidenza di Richard Nixon che è tuttora in vigore. Secondo la legge, la marijuana e il suo principio attivo, il THC, sono inclusi nella categoria più alta delle sostanze pericolose (la legge prevede cinque categorie, distinte per gradi di pericolosità) nonostante successivamente ci siano stati diversi tentativi di includerla nelle categorie inferiori.
Negli anni però diversi stati hanno avviato politiche autonome di legalizzazione del commercio e dell’uso della marijuana che permettono eccezioni alla regola generale, depenalizzandola e consentendo l’utilizzo della cannabis per scopi medici o ricreativi. In Colorado una legge che introduce il consumo, la coltivazione e la vendita della marijuana a scopo ricreativo è stata approvata con un referendum popolare nel novembre 2012 ed è entrata ufficialmente in vigore il 10 dicembre 2012. Il Colorado è stato il primo fra gli stati americani ad adottare una legislazione così permissiva. Nei mesi successivi negozi simili hanno aperto anche nello stato di Washington, mentre nel novembre del 2014 la legalizzazione del consumo di marijuana a scopo ricreativo è stata approvata in Alaska, in Oregon e nel District of Columbia tramite referendum di iniziativa popolare. I contenziosi tra governo federale e governi statali si sono ridotti in seguito alla decisione nel 2012 da parte del governo federale di non opporsi ai provvedimenti sulla legalizzazione della cannabis nei singoli stati.
La California è stata invece il primo stato americano a legalizzare la marijuana per uso terapeutico nel 1996: la sostanza serve ad alleviare dolori legati soprattutto a patologie croniche e neoplastiche. L’introduzione di quella legge ha permesso l’apertura di numerosi centri autorizzati di produzione di cannabis, centri specifici di trattamento e strutture parafarmaceutiche di distribuzione. Attualmente negli Stati Uniti sono venticinque gli stati che negli anni hanno seguito l’esempio della California.
Pagina 99 ha messo insieme una utile infografica:
Secondo un sondaggio condotto lo scorso 12 ottobre dall’istituto Pew Research Center, il numero di cittadini americani favorevoli alla legalizzazione è aumentato in modo costante dal 1969 a oggi. Gli ultimi dati dicono che il 57 per cento degli statunitensi adulti sono a favore dell’uso legale della marijuana, mentre il 37 per cento è contrario. Dieci anni fa i dati erano praticamente invertiti: solo il 32 per cento era favorevole alla legalizzazione, mentre il 60 per cento era contrario. I Democratici sono tra i più favorevoli (66 per cento contro 30 per cento). La maggior parte dei Repubblicani (55 per cento) invece si oppone alla legalizzazione.
Di seguito: in quali stati e a quali condizioni si voterà per la legalizzazione della marijuana.
Massachusetts
Gli elettori e le elettrici dovranno dire Sì o No alla cosiddetta “Question 4”, un disegno di legge per legalizzare il consumo ricreativo, il possesso, la coltivazione e la vendita di marijuana. Le legge riguarda i cittadini che hanno almeno 21 anni. Prevede la creazione di una speciale commissione di controllo, simile a quella che già esiste per le bevande alcoliche; stabilisce delle linee guida sulla qualità del prodotto, del confezionamento e dell’etichettatura; concede alle amministrazioni locali il potere di regolamentare le attività; impone una tassa sulle vendite; vieta l’uso di cannabis in pubblico; impone il divieto di guidare sotto l’effetto della marijuana.
I sostenitori del No sono guidati dall’attuale governatore, il Repubblicano Charlie Baker, dal sindaco Democratico di Boston Marty Walsh e dalla procuratrice generale Maura Healey: lo scorso marzo hanno scritto e firmato un articolo per spiegare le loro ragioni sul Boston Globe. Sostanzialmente dicono che l’uso della marijuana per scopi medici è più che sufficiente e che nel 2008 lo stato ne ha già depenalizzato il possesso. Lo scorso 27 ottobre il Boston Globe ha invece pubblicato un editoriale che si intitola «Just say ‘yes’ on Question 4».
I sostenitori del Sì dicono che la legge prevede norme rigorose per la concessione delle licenze commerciali, per la qualità del prodotto, l’etichettatura e l’imballaggio, e che dunque saranno fornite molte più garanzie rispetto a quelle esistenti ora nel mercato nero. Le legge prevede anche l’esplicito divieto di pubblicità rivolta ai minori, quello del consumo di marijuana in pubblico e di guida sotto l’influenza della cannabis. Legalizzare e dunque tassare la vendita di marijuana porterà a entrate per circa 100 milioni di dollari che potranno essere spesi per l’istruzione, le infrastrutture e molto altro.
Le possibilità di approvazione del referendum sono buone. Tutti i sondaggi condotti dallo scorso settembre dicono che la maggioranza degli elettori sostiene la legalizzazione: il dato più basso del Sì è del 48,8 per cento mentre quello più alto è del 55 per cento. La media dei sondaggi dice che è favorevole il 50,4 per cento degli elettori contro il 41,9 per cento dei contrari. Il margine di errore è in media di circa 4 punti percentuali. Le due misure precedenti (per depenalizzare il possesso e per legalizzare l’uso terapeutico) sono passate con un ampio margine. Se vincerà il Sì la legge entrerà in vigore il 15 dicembre del 2016.
Maine
Il Maine è stato uno dei primi stati americani a depenalizzare il possesso di piccole quantità di cannabis. La marijuana per scopi terapeutici è stata legalizzata nel 1999. I cittadini e le cittadine dovranno votare Sì o No alla “Question 1” per permettere il possesso e l’uso di marijuana ai maggiori di 21 anni e per permetterne la coltivazione, la distribuzione e la vendita come se fosse un prodotto agricolo.
Nonostante il Maine sia uno stato storicamente vicino ai Democratici, la presentazione di questo disegno di legge ha incontrato molte difficoltà: migliaia di firme erano state annullate, il referendum era stato temporaneamente sospeso e poi riammesso in appello. Inoltre alcuni precedenti tentativi non erano andati a buon fine. L’attuale proposta sembra comunque destinata a passare con un ampio margine. La procuratrice generale Democratica Janet Mills e il governatore Repubblicano Paul LePage si oppongono alla legalizzazione, ma sembra che non siano sostenuti da alcun gruppo formale o comitato per il No.
La proposta ha dunque buone possibilità di passare: la media dei sondaggi dice che il 53,4 per cento degli elettori la sostengono contro il 40,2 per cento. Il margine di errore è di circa 4 punti percentuali.
Arizona
Gli elettori e le elettrici dovranno votare Sì o No alla “Proposition 205”, un disegno di legge per legalizzare l’uso ricreativo e la coltivazione di marijuana. Se approvata, la regolamentazione della marijuana sarebbe stata gestita a livello statale, mentre le regole dei singoli negozi al dettaglio sarebbero di competenza delle amministrazioni locali. La legalizzazione si applicherebbe solo ai residenti che hanno almeno 21 anni.
Nonostante il sostegno alla legalizzazione del senatore John McCain, Repubblicano, il governatore Repubblicano Doug Ducey è molto contrario. In generale, l’Arizona è uno stato prevalentemente Repubblicano ma ha una composizione demografica in rapida evoluzione – i bianchi sono sempre di meno, i latinoamericani sempre di più – e con il cambiamento demografico potrebbe arrivare anche un cambiamento politico. I dati più recenti mostrano i sostenitori del Sì e No non molto lontani tra loro, ma gli osservatori dicono che la proposta faticherà a passare: la media dei sondaggi dà il Sì al 45,7 per cento e il No al 45,5.
California
Gli elettori e le elettrici dovranno votare Sì o No alla “Proposition 64”, un disegno di legge per legalizzare l’uso ricreativo, il possesso, la coltivazione e la vendita di marijuana. La legalizzazione è limitata alle persone di età superiore ai 21 anni.
La Proposition 64 della California è considerata dagli osservatori la più importante di tutte le iniziative referendarie per la legalizzazione della cannabis che si terranno l’8 novembre. Se passasse, di fatto l’intera costa occidentale degli Stati Uniti avrà legalizzato la cannabis sia per uso terapeutico che ricreativo. La California ha circa 40 milioni di abitanti, è lo stato più popoloso degli Stati Uniti e se fosse una nazione indipendente avrebbe la sesta più grande economia al mondo (superando anche la Francia): in molti credono che approvata la legalizzazione in California ci sarà un effetto positivo anche in altri stati e possibili modifiche nelle legislazioni federali.
La misura creerebbe due nuove tasse, una sulla coltivazione e l’altra sulla vendita al dettaglio. I ricavi dalle tasse sarebbero spesi per fare ricerche sulla droga, per le politiche sanitarie di trattamento, per programmi specifici a favore dei giovani e per prevenire i danni ambientali derivanti dalla produzione di marijuana illegale. L’uso sarebbe consentito solo nelle abitazioni private o nei centri con licenza per il consumo di marijuana. Rimarrebbe illegale alla guida e in tutti i luoghi pubblici. Consentirebbe a chiunque abbia compiuto 21 anni di età di possedere 28,5 grammi e permetterebbe di coltivare fino a sei piante per uso personale in un luogo non accessibile e non visibile da un luogo pubblico. Il possesso in certi luoghi – una scuola, per esempio – rimarrebbe illegale.
La campagna per il Sì è stata promossa anche da Sean Parker, co-fondatore di Napster e ex presidente di Facebook, che l’ha finanziata con milioni di dollari. Sono favorevoli anche il Partito Democratico della California, l’American Civil Liberties Union, influente organizzazione non governativa per i diritti civili e le libertà individuali, l’Associazione dei medici californiani e la NAACP, associazione per i diritti civili degli afroamericani. In totale ha raccolto quasi 23 milioni di dollari contro i 2 della campagna per il No.
Le possibilità che la legalizzazione in California venga approvata sono molto buone. La media di sondaggi dà il Sì al 59,2 per cento, mentre i No al 34,7 per cento.
Nevada
Se approvato, il quesito referendario (“Question 2”) legalizzerà l’uso ricreativo, il possesso, la coltivazione fino a sei piante e la vendita di marijuana in negozi autorizzati. Il limite di età sarà di almeno 21 anni.
Gran parte dello stato è rurale e conservatore. Il governatore Brian Sandoval, Repubblicano, è contrario, così come sono contrari il procuratore generale e la lobby del gioco d’azzardo: il principale finanziatore della campagna per il No è l’imprenditore Sheldon Adelson, considerato uno degli uomini più ricchi del mondo, proprietario di casinò a Las Vegas dalle idee molto conservatrici. Entrambi i comitati hanno comunque raccolto cifre inferiori rispetto a quelle che sono state messe insieme in altri stati.
La possibilità che la proposta passi è comunque buona, secondo i sondaggi: la media delle cinque ricerche fatte nelle ultime settimane dicono che il 51 per cento degli elettori è favorevole alla legalizzazione e che i contrari sono al 40,4 per cento.
Infine
L’8 novembre quattro stati voteranno per legalizzare la produzione e la compravendita di marijuana a scopo terapeutico: Arkansas, Florida, Montana e North Dakota. Lo stato su cui c’è maggiore attenzione è la Florida, dove nel 2014 oltre il 57 per cento degli elettori votò a favore di una proposta per rendere legittimo l’utilizzo della cannabis a scopi medici, ma non fu superato il quorum richiesto del 60 per cento e quindi il referendum non passò. Il sondaggio più recente indica che il 73 per cento degli elettori approva la legalizzazione.