La bufala sul governo che avrebbe abbassato la magnitudo del terremoto

C'è chi sostiene che lo avrebbe fatto per non pagare i danni, ma è una storia vecchia, falsa e inesatta in ogni punto

(FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
(FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Da qualche giorno circolano messaggi, tweet e post su Facebook secondo cui il governo italiano e l’INGV (l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) avrebbero di proposito abbassato la magnitudo del terremoto nel Centro Italia del 24 agosto. I messaggi – non tutti uguali, ma comunque molto simili – sostengono che la magnitudo sarebbe stata abbassata da 6.2 a 6.0: questo perché, dicono quei messaggi, c’è una legge del maggio 2012 in base alla quale se la magnitudo è inferiore a 6.1 lo Stato non deve pagare i danni ed è tutto a carico degli enti locali. È una bufala: non è vero che la magnitudo è stata “abbassata” e non è vero che lo Stato italiano non pagherà i danni; i risarcimenti dei danni non si calcolano in base alla magnitudo e comunque quella legge del maggio 2012 fu soppressa pochi mesi dopo.

bufala

Il punto di partenza delle tesi complottiste sull’abbassamento della magnitudo è che i media italiani parlano quasi tutti di una magnitudo di 6.0 e quelli stranieri dicono quasi tutti che la magnitudo è stata di 6.2: succede perché – come ha spiegato Emanuele Menietti del Post nel suo “Decalogo minimo per la cronaca di un terremoto” – la magnitudo viene misurata in modi diversi e può variare da una stazione di rilevamento all’altra. È plausibile che alcuni siti, canali tv e giornali stranieri abbiano parlato di una magnitudo di 6.2, ma non c’è dietro nessun complotto. Il National Geographic lo ha fatto spiegare a un sismologo.

La differenza sta prima di tutto nell’utilizzo di due scale di misurazione diverse. L’una è la magnitudo Richter (Ml, magnitudo locale) introdotta dal sismologo statunitense Richter nel 1935, mentre l’altra è la magnitudo di momento sismico (Mw, magnitudo momento), introdotta negli anni ’70 del secolo scorso da Kanamori. “La magnitudo Richter si usa da tanti anni perché è veloce da calcolare. Anche su carta era un procedimento rapido, che attraverso degli appositi grafici e un sismografo Wood Anderson, chiamato così in onore dei suoi inventori, permetteva di calcolare l’ampiezza massima del terremoto”, spiega a National Geographic Italia Alessandro Amato, sismologo INGV. L’intuizione alla base del sismografo standard è molto semplice: stimare la grandezza di un terremoto direttamente dall’ampiezza del sismogramma che ha registrato.

“Quando un terremoto rompe una faglia, tuttavia, emette molte frequenze diverse tra loro. Nel caso dei grandi sismi si tratta di energia a basse frequenze, che il sismografo Wood Anderson non è in grado di misurare con precisione. Per un terremoto importante, magari in grado di spostare la faglia di 100 chilometri, otterrò una misurazione inferiore e poco precisa”.
Per questo è stata introdotta la scala della magnitudo momento, che grazie alla strumentazione utilizzata, a banda larga e in grado di registrare tutte le frequenze (anche minori di 1 Hz), può darci un valore affidabile e direttamente proporzionale alla vera energia del sisma. Per i grandi terremoti ben al di sopra della magnitudo 6.0, come quelli che hanno colpito il Cile o il Giappone, non viene usata la magnitudo Richter ma da subito la magnitudo momento. Ed ecco il perché sulla stampa straniera e nei rapporti degli enti statunitensi si leggono valori diversi.
Quando invece si parla di un valore entro o poco superiore al 6.0, come nel caso del terremoto del 24 agosto che ha distrutto Amatrice, la prima misurazione Richter fornisce da subito un valore affidabile.

In realtà l’INGV ha già fornito anche il valore della magnitudo momento, calcolato in seguito perché richiede un lavoro molto più lungo, che non si può affidare ai soli calcolatori ma necessita di un controllo umano a posteriori. Eppure il risultato è stato lo stesso, identico alla magnitudo locale: 6.0 e non 6.2 come riportano gli enti stranieri. Perché? Da qui la seconda risposta.
“La differenza, secondo noi, è dovuta al fatto che le tecniche di misurazione sono simili ma cambiano i dati e il modello di propagazione delle onde sismiche usato per riprodurli”, spiega Amato. “Noi elaboriamo i dati della rete sismica nazionale, registrati entro poche centinaia di chilometri dall’epicentro, e li riproduciamo attraverso un modello tarato sulle caratteristiche del territorio italiano. Il risultato, dunque il valore della magnitudo, è più realistico rispetto a quello di altri istituti, che sfruttano dati provenienti da diversi centri europei o mondiali e li riproducono su un modello meno specifico per quanto riguarda le particolarità del territorio”.
In realtà sfruttando una tecnica ancora diversa per il calcolo, con procedura analoga ma dati ad altre frequenze di oscillazione delle onde, anche all’INGV si è arrivati a un valore di 6.2. “E questa secondo me è la cosa più importante: queste stime sono caratterizzate da un’incertezza molto elevata, perché i calcoli sono mediati su tanti sismometri, su zone diverse, deviazioni di propagazione delle onde sismiche. Da un insieme di dati posso ottenere magnitudo di 5.8, da un altro 6.3. Perciò alla fine farò una media. L’incertezza stimata associata a questo valore è di circa 0.3, il che significa che parliamo di differenze non significative”.

La legge di cui parlano i messaggi complottisti è il decreto legge n.59 del 15 maggio 2012, approvato durante il governo in cui il presidente del Consiglio era Mario Monti. Quella legge diceva che «al fine di consentire l’avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali» si escludeva in certi casi «l’intervento statale, anche parziale, per i danni subiti da fabbricati». Cinque giorni dopo, il 20 maggio, ci fu il terremoto in Emilia. Come ha spiegato la Stampa, subito dopo quel terremoto – la cui magnitudo fu inferiore a 6.2 – «Monti firmò un decreto per garantire la copertura al cento per cento delle spese per la ricostruzione». L’articolo della legge del 15 maggio che parlava di risarcimenti fu comunque soppresso con la legge n.100 del 12 luglio 2012.

Infine, a prescindere da tutte queste cose, il risarcimento dei danni dopo un terremoto si basa sugli effetti delle scosse e non sulla loro magnitudo. È la differenza che si studia a scuola tra la scala Richter (quella che misura la magnitudo locale) e la scala Mercalli, una di quelle che misurano l’intensità, cioè i danni fatti dal terremoto. Un terremoto 6.0 della scala Richter sarebbe pari a zero sulla scala Mercalli, se dovesse avvenire in un deserto, dove non ci sono persone o edifici di alcun tipo. Le questioni che riguardano la magnitudo – la misura dell’energia meccanica prodotta da un terremoto – sono in realtà molto tecniche e complesse. Come aveva spiegato nel 2012 Antonio Piersanti, al tempo direttore della sezione di Tettonofisica e Sismologia dell’INGV:

Esistono diverse magnitudo. […] Ciascuna di queste grandezze, in qualche modo, dà una denotazione del terremoto indicando cose diverse. E’ come dire che io esprimo la potenza di una macchina dando la potenza in cavalli vapore oppure dicendo qual è la sua coppia massima o dicendo qual è la velocità massima che raggiunge. E’ chiaro che queste tre cose sono correlate ma non sono esattamente la stessa cosa.

La storia dell’abbassamento della magnitudo del terremoto in Centro Italia è quindi una grande bufala, e come molte altre grandi bufale è molto imprecisa in quasi tutte le sue parti. Come tante altre bufale anche questa salta fuori ciclicamente, “all’occorrenza”. L’ha fatto notare anche Enrico Mentana, che in un post su Facebook ha scritto che la bufala era già girata (seppur con forme lievemente diverse) nel 2009 e nel 2012, quando ci furono i terremoti in Abruzzo e in Emilia, e già allora era stata smentita.