La società australiana che ha trollato mezzo mondo

Ha prodotto otto video virali che sembravano veri e invece erano finti, visti centinaia di milioni di volte, probabilmente anche da voi

Internet è piena di video finti, video che sembrano finti e non si può dire se lo sono e, talvolta, video che sembrano finti e invece sono veri. A volte si capisce da qualche dettaglio, a volte resta il dubbio. Qualche giorno fa la società australiana Woolshed Company ha tolto ogni dubbio su otto video che negli ultimi due anni sono stati visti più di 205 milioni di volte, e hanno ricevuto più di un milione e 600mila “mi piace” su Facebook. Tra gli otto video ce n’è probabilmente qualcuno che avete visto in giro, descritto come vero: quello della ragazza che viene quasi colpita da un fulmine, quello di un’altra ragazza che viene inseguita da un orso mentre fa snowboard, quello del ragazzo che si tuffa in mare con una GoPro in testa e finisce vicinissimo a uno squalo bianco, salvandosi per un pelo. Sono tutti finti, creati per diventare virali ed essere ripresi un po’ da tutti: in Italia – qui, qui, qui, ma anche altrove – e all’estero (dal Guardian, da NBC, dal Telegraph e dalla CNN, per dire i più importanti).

In certi casi alcuni siti e programmi televisivi hanno espresso i classici dubbi sull’autenticità dei video (come Repubblica, nel caso del video sullo squalo); in altri casi li hanno mostrati e condivisi senza porsi il problema. Woolshed Company ha pubblicato un video intitolato “The Viral Experiment” in cui ha raccontato come e quanto i suoi video hanno fatto il giro del mondo (sono finiti in più di 180 paesi), spiegando che erano tutti finti, fatti apposta per vedere come e quanto avrebbero fatto il giro del mondo. La prima metà del video fa vedere il successo degli otto video virali, la seconda metà fa vedere i dipendenti di Woolshed Company mentre li giravano, montavano e modificavano.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=ccENfRThXOk

Woolshed Company è una casa di produzione video con sede a Melbourne, che si occupa di «intrattenimento visivo di qualità». Fa anche video veri, per veri clienti. Due anni circa decise invece di farne di falsi, senza dire che lo erano. Per farlo la società ha usato anche dei soldi dati da Screen Australia, un progetto del governo australiano il cui scopo era «esplorare l’impatto dei racconti dei cortometraggi». Dave Christison, amministratore generale di Woolshed Company ha detto che è stato «un esperimento organico», fatto per vedere se la società riusciva a «creare un po’ di trambusto nel mondo virale». Sul suo sito Woolshed Company ha spiegato:

Dagli attacchi di quali, ai fulmini, agli orsi che inseguono gli snowboarders, passando anche per i droni che cadono dal cielo durante il Burning Man – il mondo ha guardato, condiviso e dibattuto a non finire sull’autenticità dei nostri video. Ed è stato proprio questo dibattito sull’autenticità dei video che ha fatto diventare virale ognuno di quei video.

Il Guardian ha spiegato che il primo video, quello dello squalo e della GoPro è del giugno 2014: la società lo mise su YouTube più o meno per gioco, attraverso un finto profilo creato per l’occasione. Il secondo video – in cui c’è un ragazzo che va verso un tornado per farsi il selfie – fu pagato da una società cinematografica interessata a promuovere il suo film Into the Storm. Gli ultimi sei video sono invece stati realizzati grazie a Screen Australia che – sapendo cosa stava facendo – ha dato circa 100mila euro per finanziarli. Screen Australia chiese solo di «evitare ogni tipo di contenuto che potesse causare una potenziale Guerra dei Mondi, allarmando persone o creando problemi». Tra gli otto video quello che ha avuto più successo è quello del fulmine, che è online dal febbraio 2016 e secondo i dati di Woolshed Company è stato visto quasi 60 milioni di volte. Gli otto video sono nelle prossime pagine, per vederli e pensare «vabbè dai, si capiva» o per fare ammenda per averci creduto, a suo tempo.

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