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  • Venerdì 15 luglio 2016

I guai del Salone del libro di Torino

Il cda della fondazione che lo organizza si è dimesso in blocco e si è parlato anche di trasferire la fiera a Milano

L'ingresso dell'ultima edizione del Salone del libro di Torino, la ventinovesima, il 12 maggio 2016 (ANSA / ALESSANDRO DI MARCO)
L'ingresso dell'ultima edizione del Salone del libro di Torino, la ventinovesima, il 12 maggio 2016 (ANSA / ALESSANDRO DI MARCO)

Da giorni si parla del futuro del Salone internazionale del libro di Torino, la più grande fiera libraria italiana, in seguito a quattro arresti legati alla gara per la gestione dell’evento e alle discussioni sul ruolo dell’Associazione Italiana Editori (AIE) nell’organizzazione. Si è parlato anche di un eventuale trasferimento della fiera a Milano, che però di sicuro non avverrà per l’edizione del 2017, la trentesima: lo hanno confermato il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e il sindaco di Torino Chiara Appendino nella sera del 14 luglio, alla fine della riunione del consiglio di amministrazione della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, l’ente che controlla e amministra il Salone.

Era da febbraio che l’organizzazione della Fondazione era in discussione: in quel mese si era dimesso dal cda Federico Motta, presidente dell’AIE, in segno di protesta per il ruolo, a suo dire, marginale dell’associazione nella gestione del Salone. Gli arresti del 12 luglio – avvenuti per presunte irregolarità nella gara di assegnazione delle edizioni 2016, 2017 e 2018 – hanno ulteriormente complicato la questione.  Nel corso della riunione del 14 luglio, organizzata per proporre il nome del nuovo presidente e decidere il ruolo futuro dell’AIE all’interno della fondazione, l’intero consiglio di amministrazione si è dimesso. Appendino ha detto che le nomine del nuovo consiglio dovrebbero arrivare entro due settimane, insieme alle proposte per rivedere lo statuto della fondazione stessa. Sia Appendino che Chiamparino si sono detti aperti alle proposte dell’AIE per riformare la fondazione, anche per via degli arresti del 12 luglio che ne mettono in discussione l’operato.

Come funziona il Salone del libro

Il Salone del libro di Torino è la più importante fiera libraria italiana, ma ha dimensioni molto più piccole rispetto a quelle che si tengono a Francoforte e a Londra: gli editori internazionali che partecipano sono pochissimi. Assomiglia più a una grandissima libreria che a un luogo per far incontrare editori e autori. Negli anni di maggiore successo il Salone veniva frequentato da circa 300 mila persone all’anno, tra cui molti gruppi di studenti. Il numero dei visitatori oggi è calato a circa 125 mila, ma nel 2016 c’è stato un lieve incremento. Il Salone però non è solo un evento culturale, nonostante ospiti letture e conferenze: per vedere gli stand e assistere agli eventi è infatti necessario pagare un biglietto, l’intero costa solitamente 10 euro.

Il Salone è controllato e amministrato dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, il cui consiglio d’amministrazione è composto da persone nominate dall’assemblea dei soci fondatori della Fondazione e, dal 2016, da rappresentanti del Ministero dei beni culturali (Mibact), del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) e di Intesa Sanpaolo. I fondatori sono il comune di Torino, la città metropolitana di Torino, la Regione Piemonte e l’AIE, per questo i membri dell’attuale consiglio di amministrazione sono stati nominati dall’ex sindaco Piero Fassino e dal presidente regionale Sergio Chiamparino. Finora le case editrici hanno sempre partecipato al Salone – portando libri da vendere agli stand e autori per le presentazioni – con il sostegno economico delle regioni in cui hanno sede. Nel caso in cui l’evento venisse gestito effettivamente dall’AIE, come l’AIE ha chiesto, le cose potrebbero andare diversamente.

Dal giugno del 2015 la Fondazione era presieduta dall’ex giornalista Giovanna Milella, che si è dimessa nonostante la carica duri tre anni, in seguito alle dimissioni di Motta e alla discussione che ne è seguita sul ruolo dell’AIE. L’AIE, che dal 2002 organizza e finanzia Più libri più liberi, la Fiera nazionale della piccola e media editoria che si tiene ogni anno a Roma, vorrebbe occuparsi anche del Salone per renderlo più internazionale e collegarlo ad altri eventi di promozione della lettura in zone, come nel Sud Italia, dove si vendono pochi libri.

Non tutti gli editori che fanno parte dell’AIE – soprattutto quelli più piccoli – sono però d’accordo con Motta e con l’ipotesi di trasferire il Salone a Milano. Il consiglio dell’AIE è eletto sulla base del peso economico delle case editrici, e questo significa che i grandi gruppi editoriali (Mondadori-RCS, GeMS, Giunti e Feltrinelli) contano di più degli editori minori, soprattutto dopo l’acquisizione di Rizzoli da parte di Mondadori. Il fatto che il Salone fosse organizzato da un ente terzo, quasi indipendente dall’AIE, garantisce anche i piccoli e medi editori. In un’intervista a Repubblica Giuseppe Laterza, presidente della casa editrice Laterza (che ha sede a Bari), ha detto di essere contrario alla gestione dell’AIE del Salone: secondo lui lo renderebbe un evento esclusivamente commerciale e non culturale. Tra gli altri editori che si sono opposti ci sono Fazi, Lindau e Nottetempo.

Gli arresti del 12 luglio

Le persone arrestate il 12 luglio sono Regis Faure, direttore generale del Lingotto Fiere, Roberto Fantino, direttore marketing, Valentino Macri, segretario della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, e Antonio Bruzzone, dirigente di Bologna Fiere, l’unico che non si trova in carcere, ma agli arresti domiciliari a Bologna. L’ex assessore alla cultura di Torino Maurizio Braccialarghe è invece indagato. Sono accusati di aver rivelato informazioni riservate nelle fasi dell’ultima gara per la gestione del Salone per il 2016, 2017 e 2018; la gara si è svolta nel 2015 ed è stata vinta da Gl Events, la società che possiede lo spazio fieristico del Lingotto dove il Salone si svolge dalla quinta edizione, quella del 1992. Negli anni precedenti la società aveva ottenuto l’organizzazione della fiera senza che venisse fatto un bando.

Non è la prima volta che la magistratura indaga la gestione del Salone. A maggio 2015 l’allora presidente del consiglio di amministrazione della fondazione Rolando Picchioni si era dimesso: era stato accusato di peculato in un’inchiesta sulla gestione della fiera. A ottobre si era riparlato dell’opacità su alcuni aspetti della gestione del Salone: in primo luogo sul numero di biglietti effettivamente venduti.

Dopo gli arresti, Chiara Appendino e Sergio Chiamparino hanno detto che avrebbero proposto di affidare all’AIE la gestione delle nuove edizioni del Salone del libro ed eventualmente di disdire il contratto pluriennale di affitto del padiglione 5 del Lingotto. Come alternativa al Lingotto si era anche parlato del complesso fieristico Torino Esposizioni, dove si svolsero le prime quattro edizioni del Salone. Ma è uno spazio più piccolo e meno collegato del Lingotto, soprattutto per chi viene da fuori città.

Il Salone del libro a Milano?

Domenica 10 luglio il ministro Franceschini ha parlato dell’ipotesi che il Salone non si spostasse solo all’interno della città di Torino, ma addirittura a Milano, dove hanno sede tutti i grandi gruppi editoriali italiani (a Torino c’è Einaudi, che però fa parte di Mondadori, e quindi sull’AIE non ha un peso diretto) e anche molte piccole case editrici. Secondo i sostenitori del trasferimento, Milano darebbe al Salone una dimensione più internazionale, facendolo assomigliare alla Fiera di Francoforte o a quella di Londra. L’assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno ha intenzione di proporre all’AIE di organizzare un nuovo salone in città, anche in aggiunta a quello di Torino.

Molti editori, soprattutto piccoli, si sono detti contrari o perplessi. L’orientamento prevalente, oggi, è che il Salone resti a Torino: un po per tradizione, un po’ perché Torino rappresenta un terreno neutro tra Milano e Roma, dove hanno sede molte altre case editrici, medie e piccole. Sicuramente il comune di Torino e la Regione Piemonte hanno interesse a far rimanere il Salone in città, anche concedendo più spazio all’AIE e azzerando l’organizzazione precedente, coinvolta nei recenti arresti. Le riunioni del 14 luglio dell’assemblea dei soci della Fondazione e l’incontro tra AIE e ministero della Cultura hanno stabilito che nel 2017 il Salone si terrà ancora a Torino.