Perché mai le sneaker bianche vanno di moda?
Grazie a una campagna pubblicitaria di Adidas molto riuscita, nonostante si sporchino subito e siano complicate da pulire
Da circa due anni e mezzo è sempre più frequente veder girare persone con sneaker bianche ai piedi: è talmente una moda che non ha coinvolto solo le vendite delle aziende di abbigliamento sportivo ma anche le case di alta moda, come Gucci, Saint Laurent e Tom Ford, che le hanno incluse nelle loro collezioni. Tra i modelli più comuni ci sono le Stan Smith di Adidas (90 euro nella versione base) che hanno preso il posto delle Converse All Star bianche (89 euro nella versione bassa). Stan Smith, l’ex tennista a cui sono dedicate le sneaker di Adidas dal 1971 (anche se il modello esiste dal 1963), ha detto al Wall Street Journal di essere stupito dal successo delle scarpe bianche: pensava che sarebbe durato quanto il suo contratto di cinque anni con Adidas e ha aggiunto che «da tennista non mi interessava il loro aspetto. Ora però è una scarpa alla moda e alle persone questo importa».
La moda delle scarpe da ginnastica bianche è iniziata con il successo delle Stan Smith, a sua volta arrivato grazie a una campagna di marketing particolarmente riuscita. Nel 2011 Adidas smise la produzione del modello, ma furono in tanti a chiedere che fosse rimesso in vendita, cosa che l’azienda fece nel 2014. Il ritorno delle scarpe fu annunciato sui social network e con una serie di video finendo per creare molte aspettative, aumentate dal fatto che per tre anni le scarpe erano state fuori mercato. Un’immagine che potrebbe aver aumentato il successo delle Stan Smith è una fotografia della supermodella Gisele Bündchen, completamente nuda se non per un paio di Stan Smith indossate con dei calzini bianchi, pubblicata sull’edizione francese di Vogue, nel numero di novembre 2013, quindi nel periodo in cui le scarpe non erano in commercio.
Gli stilisti di alta moda comunque apprezzavano le Stan Smith anche prima del loro rilancio: sia Marc Jacobs che Phoebe Philo le hanno indossate in occasione di alcune delle loro sfilate. Il messaggio legato a queste scarpe è che si è troppo impegnati per mettersi delle calzature più impegnative, ma si è comunque alla moda.
Le Stan Smith hanno contribuito ad aumentare le vendite di Adidas negli ultimi anni. Molte aziende sportive hanno cercato di cavalcarne il successo proponendo un proprio modello, come per esempio le Vans Old Skool bianche a 80 euro e le Superstar sempre di Adidas a 95 euro, o le sneaker Laurel di 10 Crosby dello stilista Derek Lam a 188 euro. Poi sono arrivate le case di moda, con prezzi dai trecento euro in su: le Achilles di Common Projects, il marchio nato dalla collaborazione degli stilisti Flavio Girolami e Prathan Poopat, costano tra i 330 e i 350 euro, le sneaker bianche di Jil Sander si aggirano sui 340 euro e le Ace di Gucci – di pelle bianca, decorate con righe verdi e rosse e fantasie ricamate – vanno da 430 a 695 euro. Le Yeah Baby di Saint Laurent (la scritta “yeah baby” è ricamata con un filo dorato su un lato) costano 445 euro e le Frontrow di Louis Vuitton 460 euro. I prezzi salgono con le Karlito di Fendi disegnate da Karl Lagerfeld, di cui riprendono il profilo: costano tra gli 850 e gli 890 euro. Anni fa Tom Ford ne aveva realizzato un modello molto costoso in pelle di pitone bianco, che però oggi non è più in vendita.
Un video pubblicato da Gucci (@gucci) in data:
Sono bianche e bianche devono restare
È strano pensare che le scarpe bianche – così facili a sporcarsi e difficili da pulire – vadano talmente di moda, e restino candide anche ai piedi degli adolescenti. Secondo il Wall Street Journal le vendite delle sneaker bianche hanno fatto aumentare anche quelle dei prodotti per pulirle: spugne che si possono passare anche sulle suole, salviette igieniche solitamente destinate ai bambini, detersivi per i piatti. Le suole vanno pulite con un dentifricio sbiancante da applicare con uno spazzolino dalle setole dure, spiega il collezionista di sneaker newyorkese Vazrik Avedian. Negli Stati Uniti gli appassionati hanno anche un gergo per distinguere i diversi livelli di pulizia delle scarpe: quelle pulite sono dette “crisp” o “fresh” (letteralmente, “frizzanti” e “fresche”), quelle segnate in modo irreparabile sono chiamate “beater” (sostantivo che significa “frusta” o “battipanni”). Quando un paio di scarpe viene definito “beater“, secondo i fanatici può essere usato solo ed esclusivamente in contesti molto informali, tipo andare a fare la spesa. L’americano Jason Markk ha appositamente realizzato una linea di prodotti per la cura delle scarpe che porta il suo nome: si possono acquistare nel suo negozio di Los Angeles e nel suo sito di e-commerce, che spedisce anche in Italia. Il negozio offre anche un servizio di pulizia per sneaker.
A+ work from Sneaker Care Tech (SCT) @itsjoebanksbruh! These Vans x Engineered Garments Slip-On “Mismatched” received a Deep Clean on a premium material ($28). #jasonmarkk #JM329 Open 7 days a week: Mon-Sat (11:00am – 7:00pm) Sun (12:00pm – 6:00pm) Una foto pubblicata da Jason Markk (@jasonmarkk) in data:
L’azienda Golden Goose ha proposto al posto delle scarpe bianche e pulitissime l’equivalente in sneaker dei jeans strappati: le Super Star effetto vintage, già vissute prima ancora di essere comprate (a 300 euro).