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  • Giovedì 23 giugno 2016

I Democratici statunitensi hanno occupato la Camera

Da mercoledì decine di parlamentari hanno bloccato i lavori per chiedere alla maggioranza Repubblicana un voto sul controllo delle armi

Un nutrito gruppo di parlamentari del Partito Democratico statunitense ha occupato la Camera dei Rappresentanti, uno dei due rami del Parlamento degli Stati Uniti che si trova a Washington, per chiedere che venga messo in calendario un voto su una legge per il controllo delle armi. Alla Camera i deputati del Partito Repubblicano hanno la maggioranza dal 2010: e quindi ai Repubblicani spetta anche la decisione sulle proposte di legge da discutere e votare. Paul Ryan, speaker della Camera e Repubblicano, ha detto più di una volta che non intende organizzare un voto sulla legge per il controllo delle armi e ha ribadito dopo l’inizio dell’occupazione che «non toglieremo un diritto costituzionale ai cittadini».

L’occupazione è iniziata mercoledì mattina poco prima di mezzogiorno, ora statunitense, durante un discorso dell’importante deputato Democratico John Lewis sulla necessità di non rimandare ulteriormente una nuova legge sul controllo delle armi. Lewis ha invitato tutti i suoi colleghi a raggiungerlo al centro della Camera e al termine del suo discorso tutti quelli che lo avevano fatto si sono seduti rifiutandosi di spostarsi. Il sit-in di protesta è ancora in corso e può essere seguito in diretta qui: finora hanno partecipato circa 100 parlamentari.

Il controllo delle armi è uno degli argomenti di cui si discute di più negli Stati Uniti e uno di quelli su cui elettori e politici sono maggiormente polarizzati. I Democratici sostengono da tempo la necessità di introdurre regole più severe per impedire che certe persone considerate a rischio possano comprare con facilità armi da fuoco: la legge su cui con il sit-in chiedono di votare alla Camera serve per impedire di comprare armi alle persone inserite dall’FBI sulle no-fly list, le liste delle persone a cui non è permesso prendere aerei per ragioni di sicurezza, spesso legate a sospette vicinanze con organizzazioni terroristiche. Domenica 12 giugno un uomo che si era detto dell’ISIS e che era già stato sotto sorveglianza dell’FBI per legami con il terrorismo ha ucciso 49 persone in un locale gay di Orlando, in Florida.

Dopo l’inizio del sit-it la seduta della Camera è stata sospesa e aggiornata a parecchie ore dopo, in un tentativo dei Repubblicani di togliere attenzione alla protesta. L’interruzione dei lavori ha anche comportato lo spegnimento delle telecamere della televisione pubblica C-SPAN, che trasmette in diretta i lavori della Camera: probabilmente era una delle ragioni per cui i Repubblicani avevano sospeso la seduta, ma l’effetto ottenuto è stato opposto. C-SPAN, che non ha controllo sulle sue telecamere alla Camera ma ha libertà di mandare in onda quello che vuole, ha ripreso lo streaming su Periscope di un parlamentare Democratico che partecipava al sit-it, creando di fatto una storia che è stata ripresa da televisioni e giornali.

Al sit-in ha partecipato anche Elizabeth Warren, senatrice Democratica e possibile candidata vice presidente alle presidenziali di novembre.

Nel corso della giornata sono arrivati alla Camera moltissimi giornalisti, alcuni gruppi di cittadini e alcuni senatori Democratici in solidarietà con i loro colleghi. Intorno alle 10 di sera lo speaker Paul Ryan ha provato a riprendere i lavori per procedere con un voto su una questione non legata al controllo delle armi. I Democratici che partecipavano al sit-in hanno protestato e, ha scritto Politico, ci sono state urla, litigi e una situazione molto tesa. Il voto è faticosamente andato avanti mentre i Democratici cantavano cori di protesta e mostravano striscioni con i nomi delle vittime delle sparatorie di massa: alla fine il sit-in è ricominciato come prima. Ryan ha spiegato di aver deciso di procedere con il voto per non lasciar passare l’idea che si possano sovvertire i lavori della Camera in modo antidemocratico.

Lo scopo concreto del sit-in, in questo momento, è impedire che i lavori della Camera procedano e impedire che si arrivi alla sospensione estiva dei lavori prevista per luglio. Uno degli slogan della protesta è stato infatti “No Bill No Break”, niente legge, niente pausa. Nessuno pensa che i Repubblicani permetteranno davvero che si arrivi a un voto sul controllo delle armi – e anche se si arrivasse a un voto, vincerebbero i contrari alla legge – ma lo scopo della protesta dei Democratici è probabilmente solo portare attenzione sull’argomento.