Cos’è la storia su Coop di cui parla Report

La rete di cooperative che si occupa di grande distribuzione è accusata di operare come una banca e di fare più soldi grazie ai prestiti dei soci che sfruttando la rete di supermercati

L' esterno della Coop dove e' avvenuta la tentata rapina, questa sera 18 aprile 2011 a Cascina ( Pisa). Un poliziotto e' rimasto ferito nel corso della sparatoria. 


ANSA/STRIGER
L' esterno della Coop dove e' avvenuta la tentata rapina, questa sera 18 aprile 2011 a Cascina ( Pisa). Un poliziotto e' rimasto ferito nel corso della sparatoria. ANSA/STRIGER

Coop, l’azienda che è uno dei più grandi operatori nella grande distribuzione italiana, è un tema di cui tratta questa sera il programma Report, su Rai Tre, con un’inchiesta di Luca Chianca, per via di una storia su cui Coop e l’autrice del programma Milena Gabanelli hanno già avuto discussioni nei mesi scorsi. Secondo le analisi realizzate da Mediobanca, da anni Coop realizza la maggior parte dei suoi utili da operazioni finanziarie, mentre i guadagni che derivano dall’attività industriale, cioè dalla gestione dei supermercati, rappresentano una frazione minoritaria. Nel periodo 2009-2013, ad esempio, la gestione finanziaria ha prodotto 889 milioni di euro di utile, contro 249 milioni provenienti dalla parte industriale.

Coop può permettersi un rendimento così alto dalla gestione finanziaria grazie alla sua particolare struttura, che secondo le accuse è in contraddizione con questo tipo di gestione. Il marchio Coop e i relativi supermercati non sono di proprietà di una normale società per azioni, ma una di rete di società cooperative. La struttura in cooperative garantisce benefici fiscali, ma anche la possibilità di raccogliere prestiti tra i soci della cooperativa.

In tutto, Coop conta su più di 8 milioni di soci e raccoglie ogni anno circa 10 miliardi di prestiti sociali che garantiscono grande liquidità e la possibilità di fare numerosi investimenti finanziari. In parte, quindi, Coop opera come una banca, pur non essendo tale per statuto. A questo tema sono state dedicate numerose inchieste e libri nel corso degli anni, l’ultimo dei quali “COOP Connection“, del giornalista Antonio Amorosi, è stato pubblicato ad aprile dall’editore Chiarelettere.
In particolare, poi, lo scorso gennaio Milena Gabanelli aveva raccontato sul Corriere della Sera un caso assai discutibile delle attività di Coop, sanzionato dall’autorità Antitrust, che riguardava la società Celox di Fortunato Peron.

A fine dicembre l’Autorità garante chiude l’istruttoria: «…gli sconti, ingiustificatamente gravosi, non appaiono l’esito di una trattativa, ma risultano imposti da Coop Italia al proprio fornitore, indotto ad accettare nel timore di compromettere il proprio consolidato rapporto con il cliente, con conseguente perdita di tutto il proprio investimento. Negli anni 2012, 2013, 2014 si evidenziano sconti incondizionati» in fattura e fuori fattura, e contributo per le attività di comarketing… che andavano a sommarsi a quelli contrattuali, sottoscritti dal fornitore a inizio anno, costringendo di fatto Celox a riconoscere al proprio cliente, nel corso della stagione di fornitura, ribassi, non preventivati né preventivabili, che complessivamente arrivavano attorno al 35% del prezzo di listino…». L’Autorità conclude scrivendo che c’è stata violazione dell’art 62 e condanna Coop Italia e Centrale Adriatica ad una sanzione complessiva di 49.000 euro.

Su questa storia Coop aveva risposto contestando l’articolo, lamentandosi di non essere stata interpellata.