La storia di Prince e di come divenne Prince

In realtà lo fu da subito (era davvero il suo nome): breve riassunto di cosa successe dopo e come diventò grandissimo

Prince in concerto ad Anversa nel 2010 (DIRK WAEM/AFP/Getty Images)
Prince in concerto ad Anversa nel 2010 (DIRK WAEM/AFP/Getty Images)

Prince Rogers Nelson, che è morto giovedì a 57 anni, era famoso in tutto il mondo semplicemente come Prince: ma era davvero il suo nome, non un nome d’arte, che suo padre aveva scelto riprendendo quello con cui si esibiva lui, già musicista (successivamente avrebbe detto che sperava che quel nome lo aiutasse a fare grandi cose). Prince era nato a Minneapolis, in Minnesota, il 7 giugno 1958: anche sua madre – Mattie Della Shaw – era una cantante, che faceva soprattutto jazz. I genitori di Prince si separarono nel 1965 e lui visse un po’ con il padre e un po’ con la madre, che nel 1967 sposò un altro uomo. Il Washington Post ha scritto che Prince iniziò a suonare il pianoforte a sette anni e che già da bambino iniziò a suonare anche la chitarra, il sassofono e la batteria. A 10 anni fu portato a un concerto di James Brown e poco dopo iniziò a registrare canzoni da ragazzo con il gruppo del cugino, i 94 East.

Quando era ancora adolescente Prince firmò un contratto con la Warner Bros. Records e nonostante fosse il suo primo contratto riuscì a ottenere il pieno controllo creativo per la realizzazione delle sue canzoni. Ci mise poco per avere successo e il suo disco d’esordio, For You, venne pubblicato nel 1978. L’anno dopo, con il disco Prince, ottenne il suo primo disco di platino, principalmente grazie al successo dei singoli “Why You Wanna Treat Me So Bad?”, “Bambi” e “I Wanna Be Your Lover”.

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Il successo di Prince proseguì negli anni successivi, grazie ai dischi Dirty Mind del 1980, Controversy del 1981, e 1999 del 1982. Le canzoni “Little Red Corvette” e “1999” cominciarono a renderlo famoso in tutto il mondo. In 1999 c’era il verso “Tonight we’re gonna party like it’s 1999” (stanotte faremo festa come se fosse il 1999): una frase che negli Stati Uniti diventò e restò per molti anni, anche dopo l’arrivo del 1999, un piuttosto diffuso modo di dire.

Nel 1984 Prince pubblicò Purple Rain, che divenne il suo più grande successo insieme a Parade, disco del 1986: solo negli Stati Uniti si vendettero 13 milioni di copie di Purple Rain. In quegli anni l’immagine mondiale di Prince fu promossa come quella di una sorta di avversario più “cattivo” e rock di Michael Jackson nell’ambito della musica nera. Il Washington Post ha scritto che nei primi anni della sua carriera Prince arricchiva i suoi concerti con “auto, coristi, ballerini, molte luci e delle talvolta oscene drammatizzazioni sensuali”, ispirandosi spesso a uno dei suoi primi modelli musicali: Marvin Gaye. Nel 1988 Robert Christgau, un famoso critico musicale di Village Voice, scrisse che Prince era “il più grande musicista rock-and-roll di sempre”.

Prince ebbe anche problemi per i testi piuttosto espliciti di alcune sue canzoni: negli ultimi mesi del 1984 Mary Elizabeth Gore – la moglie dell’allora deputato statunitense Al Gore – dopo aver ascoltato la canzone Darling Nikki di Prince si fece promotrice di un movimento d’opinione che convincesse artisti e discografici a informare chi intendeva comprare un disco riguardo a eventuali contenuti esplicitiDarling Nikki parla per esempio di una ragazza, di cui Prince dice: «La incontrai nell’atrio di un albergo, mentre si masturbava con una rivista». Per avere un riferimento italiano: come Albachiara di Vasco Rossi, però più esplicito.

Dagli anni Novanta la sua volontà di indipendenza dai meccanismo dell’industria discografica e la sua precoce diffidenza per le questioni introdotte dalla diffusione della musica online, gli fecero prendere iniziative coraggiose e creative ma che gli costarono molto: cercò di rendersi indipendente nel business ed ebbe nel tempo diversi problemi con le case discografiche che accusava di voler esercitare un eccessivo controllo sulla sua musica e il suo nome. Cambiò nome d’arte diverse volte: da The Artist Formerly Known as Prince a Tafkap e The Artist, a un simbolo impronunciabile.

Continuò a fare molti dischi che non ebbero più lontanamente il successo di prima, malgrado la sua musica e creatività avessero ancora molti spunti originali ed efficaci: ma ogni sua nuova uscita era comunque sempre seguita con attenzione e non con l’indifferenza o sufficienza che il pubblico e i critici riservano di solito ad artisti superati. Nel 2007 Prince cantò a Miami, in Florida, durante l’intervallo del 41esimo Super Bowl.

Il suo ultimo disco, Hit n Run, era uscito nel 2015: era stato pubblicato in streaming in due parti separate, una a settembre e una a dicembre. Nella sua carriera Prince ha vinto sette Grammy Awards e nel 1984 un Oscar per la Miglior canzone: “Purple Rain”, contenuto nell’omonimo film diretto da Albert Magnoli. Lo premiarono Michael Douglas e Kathleen Turner.

Il Washington Post ha scritto che Prince «È stato uno showman camaleontico e appariscente, che non ha mai smesso di rinnovarsi. Prince è stata una delle superstar più enigmatiche del mondo della musica: ha celebrato un edonismo sfrontato, ha cantato di cuori spezzati e desideri spirituali ed ha avuto una personalità misteriosa, che sfuggiva le facili definizioni». Il New York Times ha invece sottolineato la lunghezza della carriera di Prince e ha parlato del suo essere anche un grande musicista, oltre che un cantante. «Era un virtuoso delle chitarre, delle tastiere e delle batterie ed è stato un grande creatore di musica funk, rock, R&B e pop». Prince suonava la maggior parte degli strumenti che si sentivano nelle sue canzoni e, spiega il New Yorker, su quasi tutti i suoi dischi c’era scritto: «Prodotto, arrangiato ed eseguito da Prince».

Anche il New York Times ha però fatto riferimento alla capacità di Prince di evitare i confini di un solo genere, scrivendo che «è stato un artista che ha spesso sfidato le pratiche più tradizionali del mondo della musica». Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto, parlando di Prince, che «pochi artisti hanno saputo influenzare il sound e l’evoluzione della musica in modo più evidente». Dal 2004 Prince fa parte della Rock and Roll Hall of Fame e sei delle sue canzoni sono state messe dalla rivista Rolling Stone nella classifica delle 500 migliori canzoni della storia del rock.