• Moda
  • Giovedì 7 aprile 2016

La ripresa di Boucheron, antica gioielleria di Parigi

Fondata nel 1858, fu la prima aperta nella celebre Place Vendôme

di Enrico Matzeu – @enricomatzeu

Un collier di diamanti prima di essere venduto all'asta da Christie's a Ginevra, in Svizzera, nel 2002.
(AP Photo/Keystone/Martial Trezzini)
Un collier di diamanti prima di essere venduto all'asta da Christie's a Ginevra, in Svizzera, nel 2002. (AP Photo/Keystone/Martial Trezzini)

Il mercato dell’alta gioielleria e quello dell’orologeria vanno molto bene: il primo vale circa 20 milioni di euro e a differenza di quello degli orologi, leggermente rallentato dalla crisi economica cinese, pare continuerà a crescere. Ne scrive Elizabeth Paton in un articolo sul New York Times, dove racconta cosa sta facendo la francese Hélène Poulit-Duquesne, da qualche mese amministratore delegato dell’azienda di alta gioielleria Boucheron.

Boucheron fu fondato a Parigi da Frédéric Boucheron, nel 1858: aprì il suo primo laboratorio di gioielli durante il Secondo impero francese (1852-1879) all’interno di Palazzo reale, di fronte a quella che oggi è la sede del museo del Louvre. Visto che le vendite andavano bene, Boucheron aprì nel 1893 la prima gioielleria in Place Vendôme, una famosa piazza di Parigi ora piena di boutique di gioielli, fondate in quel periodo e tuttora in attività. La piazza è riconoscibile dalla colonna di Austerlitz che, assieme alla lettera B, è anche il simbolo di Boucheron. L’azienda è stata acquistata nel 2000 dal gruppo Gucci, acquistato a sua volta dal gruppo del lusso Kering.

Hélène Poulit-Duquesne è stata assunta come amministratore delegato di Boucheron nel settembre 2015, dopo che ad aprile se n’era andato senza preavviso il suo predecessore, Pierre Bouissou. Poulit-Duquesne ha una grande esperienza nel mondo dei gioielli di lusso: prima di arrivare da Boucheron ha lavorato nella holding del lusso LVMH, e poi dal 1998 si è occupata del marchio di gioielli Cartier, di proprietà del gruppo Richemont. In pratica ha lavorato nelle tre più grandi holding del lusso europee, occupandosi quasi sempre di alta gioielleria. Da Cartier gestiva un business molto più grande rispetto a Boucheron: il primo ha circa 280 boutique in tutto il mondo, Boucheron ne ha solo 39. Poulit-Duquesne è stata scelta dai capi di Kering soprattutto per la sua grande esperienza con l’obiettivo di risollevare le vendite di Boucheron in un momento di crisi. Per farlo punta soprattutto a espandersi in nuovi mercati con molte potenzialità, come il Medio Oriente, Taiwan e la Russia.

Poulit-Duquesne ha spiegato al New York Times che la forza di Boucheron sta nel suo essere una piccola azienda in cui si può lavorare in modo artigianale, rispettando la tradizione. Per esempio Claire Choisne, direttrice creativa del marchio dal 2012, disegna gioielli ispirati all’archivio dell’azienda e che tengono insieme conto delle esigenze e delle tendenze contemporanee. Nella collezione “Bleu de Jodhpur” del 2015, ad esempio, si è ispirata ai 149 disegni che Boucheron realizzò per il maharaja di Patiala, in India.

L’alta gioielleria è paragonabile alla haute couture, ovvero l’alta moda francese, e infatti le collezioni di gioielli vengono solitamente presentate a Parigi durante l’ultimo giorno delle sfilate di alta moda. I gioielli creati da Boucheron e dagli altri marchi di lusso sono molto costosi, perché oltre ad avere un design ricercato sono realizzati con materiali molto preziosi. Come ha ricordato Poulit-Duquesne, Boucheron non crea prodotti, come per esempio le borse, destinati a un pubblico di largo consumo, ma si rivolge a una clientela molto ristretta ed esigente. Acquistare un gioiello è di fatto un investimento, come comprare una casa o un’auto di lusso.