Apple ha già dato tutto?

Non sviluppa prodotti davvero innovativi da anni: rischia di fare la fine di IBM e Microsoft, come sostiene un esperto americano?

di Vivek Wadhwa - Washington Post

Il CEO di Apple Tim Cook all'evento di lancio di Apple a Cupertino, il 21 marzo 2016 (Justin Sullivan/Getty Images)
Il CEO di Apple Tim Cook all'evento di lancio di Apple a Cupertino, il 21 marzo 2016 (Justin Sullivan/Getty Images)

Facebook lancerà presto sul mercato il suo visore per la realtà virtuale, Oculus Rift. Sarà grosso e ingombrante, costerà molto e causerà nausea e altri problemi ai suoi utenti. Nel giro di qualche mese ci diremo delusi dalla realtà virtuale, mentre Facebook ascolterà con molta attenzione i suoi utenti e migliorerà la sua tecnologia. La terza versione di Oculus, che molto probabilmente sarà pronta nel 2018 o nel 2019, sarà fantastica. Cambierà il nostro modo di interagire sui social network e ci permetterà di entrare in mondi nuovi, come nel Ponte ologrammi di Star Trek. È così che funzionano le innovazioni oggi: viene lanciato sul mercato un prodotto di base e si lascia che il mercato dica come migliorarlo. Non c’è tempo per perfezionarlo, perché potrebbe diventare obsoleto prima ancora di essere pronto.

Apple però sembra non averlo ancora capito. Rimane arroccata in una fortezza di segretezza: sono i suoi dirigenti a stabilire le caratteristiche dei prodotti. Quando lancia una nuova tecnologia, Apple fa di tutto per assicurarsi che abbia un design elegante e sia perfetta. Steve Jobs era un imprenditore rivoluzionario e innovativo che si rifiutava di ascoltare i propri clienti, convinto di sapere meglio di loro quello di cui avevano bisogno. Dirigeva Apple con un pugno di ferro e non tollerava nessuna forma di dissenso. I dipendenti non sapevano cosa venisse sviluppato negli altri reparti della società. La strategia funzionò benissimo con Jobs, che riuscì a creare l’azienda più grande al mondo. Senza Jobs però – e considerando le grandi trasformazioni tecnologiche in corso – Apple potrebbe già aver raggiunto l’apice del suo successo.

Apple ha imboccato la stessa direzione presa da IBM negli anni Novanta e da Microsoft alla fine degli anni Duemila. La sua ultima innovazione importante, l’iPhone, è stata lanciata a giugno del 2007. Da allora Apple ha lavorato sulla messa a punto delle componenti dei suoi prodotti, aggiungendo processori più veloci e sensori più avanzati, che ha poi inserito in dispositivi dalla forma più grande o più piccola, come l’iPad e l’Apple Watch. Anche i prodotti presentati da Apple all’evento di lunedì 21 marzo a Cupertino sono piuttosto banali: versioni più piccole di iPhone e iPad. Sembra che Apple sia impegnata solo a rincorrere Samsung – che offre tablet e smartphone di diverse dimensioni e con caratteristiche migliori – e a copiare prodotti come Google Maps, con scarsi risultati.

C’è stato un periodo in cui gli appassionati di tecnologia come me si sentivano obbligati a comprare ogni nuovo prodotto di Apple. Ci esaltavamo per ogni piccola nuova caratteristica, fingendo che fosse rivoluzionaria. Guardavamo gli eventi di lancio di Steve Jobs col fiato sospeso. Eppure qualche mese fa non avrei comprato un iPhone se una compagnia telefonica non mi avesse offerto un grosso sconto per cambiare operatore. Non c’è niente di sconvolgente o entusiasmante nei nuovi smartphone di Apple, come in nessuno dei suoi prodotti dal 2007. Apple ormai avrebbe già dovuto lanciare alcuni dei prodotti di cui abbiamo sentito parlare: televisori, visori per la realtà virtuale e auto. Avrebbe potuto anche aggiungere ai suoi dispositivi funzioni per il riconoscimento dei movimenti del corpo, come quelle di Leap Motion o Kinect, che avrebbero trasformato l’iPhone in una specie di rilevatore di movimento e in un proiettore in stile Minority Report.

Apple dovrebbe seguire l’esempio di Facebook: fare uscire nuovi prodotti e lasciare che sia il mercato a giudicarli. Dovrebbe puntare molto in alto, come fa Google con le sue auto che si guidano da sole. Fare consegne via internet con mongolfiere, droni o micro-satelliti. E avrebbe dovuto sviluppare i Google Glass. Anche se la prima versione sarebbe stata forse un fallimento, come gli occhiali di Google, sarebbe stata un’esperienza dalla quale trarre insegnamento. Anche la terza versione dei Google Glass sarà probabilmente un successo.

Invece di innovare, Apple sta intentando cause stupide contro i suoi concorrenti, come Samsung. Secondo Mark Lemley della Stanford Law School, Apple avrebbe speso più di un miliardo di dollari in avvocati e consulenze di esperti per la sua battaglia legale contro Samsung, che è risultata in 158.400 dollari andati però, ironia della sorte, a Samsung. Apple avrebbe potuto spendere quei soldi per acquisire altre aziende, guadagnando così un vero vantaggio competitivo. Ho i miei dubbi sul fatto che quest’anno Apple possa lanciare nuovi prodotti capaci di sorprenderci. Mi aspetto di vedere solo altra promozione e vecchie tecnologie rimpacchettate.

Vivek Wadhwa è un imprenditore americano esperto di tecnologia, membro tra gli altri del Rock Center for Corporate Governance della Stanford University e direttore del Center for Entrepreneurship and Research Commercialization della Duke University.

© 2016 – Washington Post