La storia vera di “Truth”, o quello che ne sappiamo

È nei cinema dal 17 marzo e parla di una famosa inchiesta giornalistica sul passato nell'esercito di George W. Bush, che finì con delle scuse e il licenziamento dei giornalisti coinvolti

Robert Redford in "Truth - Il prezzo della verità"
Robert Redford in "Truth - Il prezzo della verità"

Truth – Il prezzo della verità è nei cinema da oggi, giovedì 17 marzo, ed è un film sul giornalismo: è ambientato nel 2004 negli Stati Uniti e racconta quello che successe prima e dopo che il famoso programma televisivo di giornalismo 60 Minutes – condotto dal giornalista Dan Rather e trasmesso dal canale tv CBS – mandò in onda un’inchiesta che metteva in discussione il passato militare dell’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush dicendo che era stato raccomandato e che non aveva prestato servizio come avrebbe dovuto. Dopo che quella puntata di 60 Minutes venne trasmessa si scoprì che molte delle prove citate da Rather erano in verità poco attendibili.

Più che Rather (interpretato da Robert Redford) la vera protagonista di Truth è Mary Mapes, la produttrice 60 Minutes, che nel film è interpretata da Cate Blanchett. Il film è infatti tratto da Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power, libro che Mapes scrisse nel 2005, offrendo la sua versione sulla vicenda e difendendo il suo operato, quello di Rather e quello della squadra che si occupò dell’inchiesta. Truth è diretto da James Vanderbilt, uno sceneggiatore alla sua prima regia.

La storia di Truth – Il prezzo della verità

Nel 2004 Mapes era una stimata produttrice che aveva il merito di aver realizzato l’importante inchiesta sulle umiliazioni e sulle torture subite da alcuni prigionieri nel carcere di Abu Ghraib, in Iraq. In quegli anni – quelli della guerra in Iraq – il carcere era gestito dall’esercito degli Stati Uniti. Quella storia fu molto rilevante e nei primi minuti del film ci sono alcuni riferimento all’inchiesta, trasmessa da 60 Minutes nell’aprile 2004. Dopo quell’inchiesta Mapes si occupò di molte altre storie, la più rilevante fu però quella sul passato militare di Bush, che la CBS mandò in onda l’8 settembre 2004, meno di due mesi prima che Bush vincesse le elezioni presidenziali, battendo di pochissimo il candidato Democratico John Kerry.

John Kerry aveva un passato da “eroe” militare ed era stato premiato e apprezzato per quanto aveva fatto nell’esercito. Un’inchiesta come quella trasmessa da 60 Minutes poteva quindi essere determinante per cambiare l’esito della campagna elettorale, per almeno due motivi. Primo: sosteneva di avere i documenti che provavano che Bush era riuscito a non andare a combattere in Vietnam perché il padre – l’ex presidente George H. W. Bush – l’aveva raccomandato permettendogli di entrare nella Texas Air National Guard, il corpo d’aviazione del Texas (che prevedeva anni d’addestramento in Texas, prima di un eventuale servizio in Vietnam). Secondo: una volta entrato nella Texas Air National Guard Bush era stato trattato da “raccomandato” e gli erano stati concessi permessi, favoritismi e vantaggi insoliti e atipici.

La prima parte di Truth racconta come Mapes mise insieme una squadra di giornalisti che si occuparono dell’inchiesta, facendo a grandi linee quello che si vede fare ai giornalisti di Il caso Spotlight: cercare documenti e prove, fare telefonate e domande, mettere insieme indizi. Mapes e la sua squadra riuscirono a ottenere le fotocopie di quelli che dissero essere i documenti che provavano il passato da raccomandato di Bush: il film mostra quindi le fasi successive in cui convinsero Rather e la CBS a occuparsi della cosa. Rather partecipò alle ultime fasi dell’inchiesta, soprattutto intervistando alcuni degli interessati, e la CBS diede l’OK alla messa in onda del servizio. Il film mostra anche che l’OK della CBS arrivò pochi giorni prima del giorno della messa in onda, lasciando intendere che i giornalisti furono obbligati a accelerare le cose per riuscire a fare in tempo.

I documenti che Rather presentò come prove sono noti come i “Killian documents” e secondo Mapes erano autentici, scritti a macchina e poi firmati da Jerry B. Killian, che negli anni Settanta era un ufficiale dell’aviazione texana. Dopo che il servizio andò in onda l’autenticità di quei documenti fu però subito messa in discussione. Le questioni relative a quei documenti sono molte e molto controverse: è sicuro, e Rather lo rese chiaro fin da subito, che si trattava di fotocopie. Secondo Rather e Mapes si trattava però di fotocopie fatte da un documento originale, secondo molti altri – i primi furono alcuni blogger, poi arrivarono giornali e canali televisivi statunitensi – i documenti erano falsi. Si disse, per esempio, che era evidente da alcuni aspetti tecnici (tra cui il carattere e le spaziature usate) che quei documenti erano stati scritti a computer e non con una macchina da scrivere (come avrebbe dovuto essere negli anni Settanta).

Truth – Il prezzo della verità mostra quindi come Rather, Mapes e i giornalisti della sua squadra risposero a chi criticava le prove della loro inchiesta: all’inizio cercarono di difendere il loro operato e l’autenticità dei documenti. La cosa non durò però molto, soprattutto perché la persona che aveva fornito quei documenti – l’ex colonnello Bill Burkett – disse di aver mentito sul modo in cui li aveva ottenuti. Come si vede nel film Rather finì per scusarsi in diretta per gli errori di quell’inchiesta e la CBS istituì una commissione interna per valutare l’operato di Mapes e della sua squadra: furono tutti licenziati. Nel 2005 anche Rather si dimise dal suo ruolo.

Le controversie relative al film

Ad oggi non c’è nessuna certezza sulla tesi di 60 Minutes relativamente al passato di Bush, ci sono solo molti dubbi su gran parte delle prove raccolte da Mapes e dalla sua squadra. Truth – Il prezzo della verità è chiaramente un film di parte perché racconta la versione dei fatti di Mapes, una giornalista che è stata accusata di aver fatto male il suo lavoro e per questo licenziata. Per farla breve, il film lascia intendere che Mapes abbia agito bene e la CBS no. Hollywood Reporter ha scritto che nel film «la CBS fa soprattutto la parte del cattivo» e, prima che uscisse il film, il canale televisivo non ne ha mai trasmesso il trailer.

Alcuni mesi fa un comunicato di CBS diceva che “è sorprendente quanta poca verità ci sia in Truth e sosteneva che nel film ci sono troppe distorsioni e troppe teorie del complotto prive di fondamento. Secondo CBS il film “prova a trasformare degli evidenti errori di giudizio e di giornalismo in atti di eroismo e martirio”. James Rainey ha scritto su Variety che, in sintesi, gli errori di giornalismo di Rather e di Mapes hanno rovinato quella che avrebbe potuto essere una buona storia. Rainey spiega che altri giornalisti – televisivi e non – si stavano occupando di quella vicenda e che, secondo lui, la fretta e le imprecisioni della squadra di giornalisti della CBS hanno rovinato quella notizia, “bruciandola” e impendendo ad altri giornalisti di occuparsene. Rainey spiega che tra quei giornalisti c’erano anche quelli del team Spotlight, quello del film che ha vinto l’Oscar come miglior film.

Parlando di Truth Vanderbilt ha detto: «L’intenzione del film non è mai stata quella di provare che la Mapes e Rather avessero ragione o torto riguardo alla storia. Così come Tutti Gli Uomini del Presidente non parla di Richard Nixon, questo film non parla di George W. Bush».

I pareri di pubblico e critica

Truth – che negli Stati Uniti è uscito nell’ottobre 2015 – è costato poco meno di 10 milioni di dollari. In tutto il mondo ha finora incassato un terzo di quanto è costato. Su IMDB il voto medio del film è 6,8 su 10, in base al voto di oltre cinquemila spettatori. Su Rotten Tomatoes il voto medio del film – sempre in base ai giudizi degli spettatori – è 3,4 su 5. Anche la maggior parte dei critici sembrano essere d’accordo con il parere medio degli spettatori: a prescindere dalle controversie storiche e giornalistiche Truth viene di solito descritto come un film discreto, ben recitato da Redford e Blanchett e diretto in modo lineare e tradizionale. È praticamente impossibile trovare un critico secondo il quale Truth è al livello di Il caso Spotlight ed è probabile che gli scarsi risultati di Truth al botteghino siano dovuti al fatto che il film è finito in secondo piano proprio a causa del successo di Il caso Spotlight.