La casa dove tutti cercano i loro smartphone rubati

Da mesi una coppia di Atlanta riceve di continuo persone che reclamano i loro telefoni a causa di un problema con le app che servono per ritrovarli

(Fusion.net)
(Fusion.net)

Da mesi una coppia di Atlanta, Georgia (Stati Uniti), riceve di continuo visite a casa da persone che chiedono di riavere indietro il loro smartphone, perché gli è stato rubato o perché lo hanno perso. Christina Lee e Michael Saba, che hanno meno di 30 anni e si sono trasferiti nella zona l’anno scorso, rispondono a questo genere di richieste sia di giorno che di notte, spiegando che non hanno i telefoni cercati dai loro proprietari e che è tutta colpa di un malfunzionamento delle applicazioni per ritrovare il proprio smartphone. Molti si fidano della risposta e lasciano perdere, altri insistono e diventano piuttosto sgradevoli, o si fanno accompagnare dalla polizia sperando in questo modo di avere più probabilità di recuperare il loro cellulare. Il problema è che Lee e Saba non possono farci nulla: la colpa è delle app e a oggi non è del tutto chiaro quale sia la causa dell’errata segnalazione.

Su buona parte degli smartphone in commercio sono installate applicazioni che tengono traccia della posizione geografica del telefono, in modo da rendere più semplice il suo ritrovamento nel caso in cui venga perso o rubato. App di questo tipo sono spesso preinstallate sui principali sistemi operativi come iOS (Apple) e Android (Google) e sono uno strumento molto utile per capire dove si trova il proprio dispositivo, ma talvolta le informazioni geografiche che forniscono non sono accurate e non semplificano più di tanto il ritrovamento del telefono. Non è però ancora chiaro perché queste app dicano ai proprietari che i loro smartphone siano tutti finiti nella casa di Atlanta di Lee e Saba.

Le applicazioni di questo tipo funzionano più o meno tutte allo stesso modo. Per stabilire la posizione geografica del dispositivo su cui sono installate utilizzano di solito le informazioni GPS, basate quindi sul segnale che il telefono riceve dai satelliti per il posizionamento geografico. Se però la ricezione è scarsa – per esempio quando ci si trova in un luogo chiuso – la posizione geografica viene ricostruita sulla base dei ripetitori della rete telefonica mobile nei paraggi (triangolazione). Semplificando, conoscendo la posizione degli ultimi tre ripetitori cui si è collegato il telefono è possibile ricostruire la sua posizione con un discreto grado di approssimazione. Se anche questo sistema fallisce, c’è sempre la possibilità di ricostruire la posizione geografica sulla base dei punti di accesso WiFi nei paraggi. Ci sono aziende che si occupano di associare le reti WiFi visibili al luogo in cui si trovano: per farlo non devono entrare in ogni connessione senza fili, è sufficiente rilevare la loro esistenza. Uno smartphone che rileva, senza collegarsi, le reti WiFi nei paraggi, può attingere alla lista di accessi creata da queste aziende per capire dove si trova.

A seconda del tipo di telefono, delle applicazioni e dei permessi sulla privacy dati dagli utenti, spesso vengono utilizzati tutti e tre i sistemi per ricostruire la posizione geografica. C’è per esempio l’A-GPS (GPS assistito) che si basa sia sulle informazioni ricevute dai satelliti della rete GPS sia dai ripetitori a terra degli operatori telefonici. Per ulteriore accuratezza, soprattutto in città tra i palazzi che complicano la ricezione dei segnali, alcune applicazioni aggiungono anche i dati ricavati grazie al WiFi per essere ancora più precise e veloci nel dare indicazioni sulla posizione.

Alan Woodward, un esperto di sicurezza informatica presso la Surrey University (Regno Unito), dice che il problema della coppia di Atlanta potrebbe essere legato a una scorretta triangolazione del segnale cellulare, che porta quindi le applicazioni a segnalare erroneamente la posizione dei cellulari nei pressi della casa di Saba e Lee. Ma la causa potrebbe anche essere legata al WiFi: a volte i punti di accesso (router) vengono spostati da una parte all’altra della città, magari per un trasloco dei loro proprietari, e fino a quando non viene aggiornata la mappatura di una particolare area geografica viene segnalata la loro vecchia posizione, anche se stanno trasmettendo da un’altra parte. Il router potrebbe essere finito nei pressi della casa di Atlanta, portando alle scorrette segnalazioni che stanno complicando la vita a Saba e Lee.

Su Fusion, il primo sito che si è occupato della vicenda, Kashmir Hill ha scritto un articolo spiegando di avere chiesto informazioni a diverse aziende per risolvere il problema, senza ricevere però risposte convincenti. Google e Apple non hanno fornito molti dettagli utili, né l’operatore T-Mobile che gestisce uno dei ripetitori di cellulari nei pressi della casa. Ha anche chiesto aiuto alla Federal Communications Commission (FCC), l’agenzia federale che regolamenta le telecomunicazioni negli Stati Uniti, sentendosi rispondere che non è compito della FCC indagare su questo tipo di problemi.

Saba e Lee hanno spiegato di essere preoccupati dalla vicenda: finora la maggior parte delle persone arrivate a casa loro alla ricerca dei telefoni sono state educate, ma potrebbero arrivarne di violente e non disposte ad ascoltare la spiegazione sull’errore di mappatura da parte delle applicazioni. A volte il problema è complicato dalla presenza degli agenti di polizia, che usano metodi spicci e diffidano delle risposte che danno Saba e Lee, anche perché le vere cause del malfunzionamento non sono state ancora comprese. Per tutelarsi, la coppia ha detto che presenterà un esposto alla FCC, in modo da avere un riconoscimento formale del problema.