Il problema economico dei regali di Natale

Luciano Capone sul Foglio spiega che i regali che abbiamo appena fatto e ricevuto sono "un'inutile distruzione di ricchezza", sintetizzando una teoria economia americana

Joel Waldfogel è un economista che insegna all’università del Minnesota, negli Stati Uniti: nel 2009 ha scritto il saggio Scroogenomics: Why You Shouldn’t Buy Presents for the Holidays, in cui spiega le ragioni economiche in base alle quali è sbagliato spendere soldi per regali di Natale, semplicemente perché spendiamo soldi in oggetti che non servono a chi li riceve; soldi che potremmo impiegare in altro modo. Il titolo è un riferimento a Ebenezer Scrooge, il personaggio principale del racconto Canto di Natale, scritto da Charles Dickens nel 1843. Scrooge è un anziano finanziere di Londra, tanto ricco quanto restio a fare regali di Natale. Scrooge faceva bene, scrive Waldfogel: il perché l’ha sintetizzato sul Foglio Luciano Capone.

Dopo aver ricevuto da amici o parenti anche per questo Natale la solita sciarpa o l’ennesima accoppiata “cappello più guanti di lana”, viene da dire che ha ragione Joel Waldfogel: i regali di Natale sono un disastro economico. Waldfogel è un’economista dell’Università del Minnesota che ha fatto molto discutere per la sua teoria sull’inefficienza economica dei regali di Natale. L’idea è abbastanza semplice: quando si fa un regalo esiste una divergenza tra chi lo acquista e chi lo riceve. Chi sceglie il dono spesso lo fa con la massima cura, cercando di indovinare i gusti e le preferenze della persona che dovrà scartarlo, ma non avendo a disposizione tutte le informazioni necessarie spesso anche le migliori intenzioni si trasformano in maglioni a rombi. Nessuno conosce meglio di noi stessi i nostri gusti e desideri e anche quando riceviamo un regalo gradito è probabile che se avessimo avuto la disponibilità dei soldi spesi per acquistarlo avremmo scelto qualcosa di più utile.

A livello microeconomico il meglio che una persona può fare quando acquista un regalo è trasferire un beneficio pari al valore speso, cioè indovinare esattamente ciò che il destinatario avrebbe scelto se avesse speso per sé quei soldi; ogni scostamento da questo ottimo si trasforma in una perdita secca di valore tra quanto il regalo è stato pagato e quanto viene valutato da chi lo riceve.

Waldfogel, quando era ancora un giovane ricercatore all’Università di Yale, ha misurato questa inefficienza economica in un articolo intitolato “La perdita secca del Natale”, poi diventato diversi anni dopo un libro divulgativo, “Scroogenomics”, titolo che evoca Ebenezer Scrooge, il personaggio del dickensiano Canto di Natale che non aveva una spiccata propensione a fare regali ma che quantomeno, nell’ottica dell’economista americano, non si lasciava trascinare in quell’“orgia di distruzione della ricchezza” che è il Natale. Nel suo studio Waldfogel ha cercato di dare un valore a questa distruzione di ricchezza confrontando l’effettivo costo di un regalo con il prezzo attribuito da chi l’ha ricevuto se avesse dovuto acquistarlo per conto proprio. I risultati di questo lavoro sono impressionanti: la perdita secca è del 10 per cento quando riguarda regali ricevuti da amici e parenti prossimi e supera il 30 per cento quando a fare regali sono conoscenti, amici alla larga e parenti che non vediamo spesso. In soldoni vuol dire una distruzione di ricchezza di qualche miliardo in Italia, 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti, 25 miliardi di dollari nel mondo. Ogni anno. Ogni Santo Natale si scatena il “tornado rosso di Babbo Natale” che “nonostante i buoni sentimenti che evoca nei bambini, fa un pessimo lavoro nell’abbinare regali e persone, distruggendo miliardi di dollari”.

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