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  • Martedì 22 dicembre 2015

E se poi moriamo?

Le discussioni sul futuro tra Francesco Piccolo e sua moglie, raccontate da lui per avere il nostro appoggio in tempi precari

Parigi, 14 dicembre 2015 (MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)
Parigi, 14 dicembre 2015 (MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)

Sulla Lettura di domenica – l’inserto culturale settimanale del Corriere della Sera – lo scrittore Francesco Piccolo ha descritto le riflessioni tra lui e sua moglie a proposito dei programmi sul futuro: i lettori del libro di Piccolo “Il desiderio di essere come tutti” (quello che ha vinto il Premio Strega) riconosceranno i tratti di approccio alle cose che erano già raccontati nei personaggi allora (lei era quella soprannominata “E che sarà mai”).

Da anni, io e mia moglie discutiamo sempre della stessa cosa: del presente e del futuro. Io penso al futuro continuamente — lei dice: ossessivamente. Lei pensa al presente continuamente, anzi ossessivamente. Abbiamo scoperto che in ogni evento della vita, anche comprare pane bianco o integrale oppure decidere chi porta il bambino in piscina, la questione del presente e del futuro si pone sempre. Se per esempio dico che bisogna pagare il nuoto, e dico paghiamo ogni mese o in una rata unica?, lei mi guarda con espressione filosofica, molto sapiente, e dice: un mese alla volta, perché se poi moriamo?
Mia moglie è contraria a ogni prospettiva che scavalchi la settimana corrente. Perché, dice: se poi moriamo, che ci occupiamo a fare di cosa deve succedere lunedì prossimo? Quindi, secondo lei, non bisogna avere nessun progetto a scadenza media o lunga, e bisogna approfittare di tutto quello che ci capita nel presente.
Noi dobbiamo mettere un po’ di soldi da parte, dico io, poi diventeremo vecchi e dovremo sopravvivere, abbiamo dei figli, il nostro compito è anche quello di costruire, di pensare, di progettare. E lei mi guarda sempre come se conoscesse davvero come è fatto il mondo, e dice: e se poi moriamo? Così, vuole fare un viaggio nei Paesi tropicali, vuole comprare i vini più costosi del mondo, vuole fare esperienza di qualsiasi cosa (vabbe’, non proprio qualsiasi — cioè non lo so, spero non proprio qualsiasi…) perché dice: facciamola, perché possiamo morire all’improvviso e non l’abbiamo fatta.
Immaginate la sua espressione se intravedo la possibilità di acquistare una casa, facendo un mutuo, che però dico che possiamo pagare, certo dobbiamo stare un po’ attenti, ma è importante fare un investimento in modo che poi, quando diventiamo vecchi — lei mi guarda e dice: e se poi moriamo?

(Continua a leggere sulla rassegna del blog di Pierluigi Piccini)