• Mondo
  • Sabato 28 novembre 2015

Il mercato slovacco delle armi disattivate

Un'inchiesta del Wall Street Journal ha raccontato come armi apparentemente non funzionanti siano state usate per compiere alcuni attentati, come quello di Charlie Hebdo

(PATRICK BAZ/AFP/Getty Images)
(PATRICK BAZ/AFP/Getty Images)

Questa settimana alcuni giornalisti del Wall Street Journal hanno visitato l’AFG store, un negozio in Slovacchia che vende repliche di uniformi militari e armi disattivate. Secondo diverse agenzie di sicurezza europee, è proprio da questo negozio che alcuni terroristi acquistarono le armi utilizzate nella strage di Charlie Hebdo di gennaio a Parigi e nel fallito attentato al treno Thalys di agosto.

L’AFG store si trova al pianterreno di un grosso edificio di epoca sovietica, nella piccola cittadina di Partizánske, circa due ore di macchina da Bratislava, la capitale della Slovacchia. I suoi clienti sono in genere collezionisti di armi, oppure produzioni cinematografiche. «Vendiamo armi a molte persone, anche a stranieri, ma è tutto legale», ha detto Frantisek Gajdos, 24 anni, figlio del proprietario del negozio. La vendita di armi disattivate è legale in quasi tutta Europa, ma fino a questa estate le regole per la loro disattivazione in Slovacchia erano poco severe. Mentre in Italia per disattivare un’arma è necessario riempire la canna di piombo, rendendo di fatto l’arma inutilizzabile per sempre, in Slovacchia era sufficiente inserire un pezzo di metallo all’interno della canna, un metodo di disattivazione che può essere aggirato sostituendo la canna in pochi minuti.

In un poligono, i giornalisti del Wall Street Journal hanno assistito alla dimostrazione da parte di un esperto d’armi che sostituiva la canna disattivata di una pistola con una canna funzionante in pochi minuti. «Non è semplice, ma un professionista può farlo», ha spiegato Roman Ficek, membro di un club di caccia di Bratislava. In Slovacchia, le armi disattivate possono essere acquistate da qualunque maggiorenne senza bisogno di speciali permessi. Il sistemata di disattivazione lascia inalterati i meccanismi di sparo. Quindi, una volta riattivato, un kalashnikov può ritornare a sparare nuovamente, anche in modalità completamente automatica. I primi sospetti che negli attacchi di Charlie Hebdo fossero state utilizzate armi riattivate erano emersi già lo scorso febbraio. Da allora le autorità slovacche hanno introdotto un nuovo sistema di disattivazione che dovrebbe rendere impossibile ripristinare il funzionamento dell’arma.

Negli ultimi dieci anni, si stima che circa 10 mila armi disattivate siano state acquistate in Slovacchia. Secondo il Wall Street Journal, le polizie di cinque stati europei hanno segnalato che armi acquistate in Slovacchia venivano riattivate e vendute nei loro paesi. In particolare, provenivano dall’AFG store slovacco le armi acquistate per compiere la strage di Charlie Hebdo e l’attentato – poi fallito – al treno Thalys. Gli investigatori sanno che gli attentatori degli attacchi di Parigi di gennaio non acquistarono direttamente le armi, ma passarono attraverso un mercante d’armi belga, Neetin Karasular, che lo scorso gennaio si è spontaneamente consegnato alla polizia dopo aver visto in televisione la faccia di Amedy Coulibaly, il responsabile dell’attacco al supermercato kosher nella periferia di Parigi. Karasular ha ammesso di aver scambiato l’automobile di Coulibaly con dieci kalashnikov e altre armi ed esplosivi: non ha però specificato se anche le armi usate da Coulibaly arrivassero dall’AFG store.

Secondo il Wall Street Journal, gli investigatori stanno ancora cercando di rintracciare la provenienza delle armi usate nella strage di Parigi del 13 novembre. La polizia slovacca ha detto di aver perquisito alcune case questa settimana e che le operazioni sono collegate alla strage di Parigi. Ha anche aggiunto che per il momento le perquisizioni non riguardano venditori di armi disattivate. Secondo il settimanale tedesco Bild, le armi utilizzate sono state acquistate da un trafficante d’armi tedesco lo scorso 7 novembre. Bild si riferisce all’uomo come Sascha W., 34 anni, arrestato nel piccolo comune di Magstadt, nella Germania meridionale, lo scorso 16 novembre.