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  • Domenica 25 ottobre 2015

Le accuse contro Bernardo Caprotti

La procura di Milano accusa il presidente di Esselunga di avere comprato delle intercettazioni illegali per permettere al quotidiano Libero di attaccare COOP

(Gian Mattia D'Alberto - LaPresse)
(Gian Mattia D'Alberto - LaPresse)

Bernardo Caprotti, presidente della catena di supermercati Esselunga, è stato accusato dalla procura di Milano di ricettazione per aver acquistato delle registrazioni telefoniche illegali in cui si sentivano parlare alcuni dirigenti e dipendenti di COOP, una società concorrente di Esselunga. Secondo i magistrati di Milano, Caprotti cedette le intercettazioni al direttore del quotidiano Libero, Maurizio Belpietro, e al cronista Gianluigi Nuzzi, sempre di Libero, che a loro volta le usarono in una campagna «diffamatoria» contro COOP. Belpietro e Nuzzi sono accusati di calunnia.

La vicenda al momento è ancora poco chiara. Secondo Repubblica la storia è cominciata nel 2008 quando la società COOP Lombardia iniziò lavorare con l’agenzia di investigazioni private SIS. Non è chiaro quale fosse il progetto affidato a SIS, ma a quanto pare nello stesso anno il rapporto di lavoro tra COOP e SIS venne interrotto. Secondo Repubblica, i dirigenti di SIS non ricevettero alcun pagamento per i loro servizi.

Secondo l’accusa dei magistrati di Milano, che venerdì hanno notificato a Caprotti, Belpietro e Nuzzi l’avviso di conclusione delle indagini, dopo la fine del loro rapporto di lavoro i dirigenti di SIS si rivolsero a Libero per vendergli alcune intercettazioni realizzate illegalmente che coinvolgevano diversi dirigenti e dipendenti di COOP. Sempre secondo l’accusa, Belpietro non acquistò personalmente le intercettazioni, ma chiese a Caprotti di assumere i dirigenti di SIS in Esselunga: in cambio i due dirigenti cedettero le intercettazioni a Libero, che le utilizzò poi per attaccare un concorrente dello stesso Caprotti.

Nell’agosto 2009, Esselunga stipulò un contratto da 700 mila euro con SIS per la sorveglianza di due punti vendita. Secondo i magistrati, il contratto di assunzione è una prova della ricettazione, cioè del fatto che Caprotti abbia stipulato un contratto con SIS soltanto come copertura per l’acquisto delle registrazioni illegali. Nel gennaio del 2010 le intercettazioni illegali e altri documenti furono usati da Libero come base per una serie di articoli, il primo dei quali si intitolava “La COOP ti spia”. Negli articoli, Nuzzi accusava COOP di aver intercettato illegalmente i propri dipendenti.

Il dirigente di COOP Lombardia accusato da Libero è stato assolto e nel corso del processo si è scoperto che uno dei documenti usati da Libero per provare le accuse era falso. Libero ha dovuto risarcire il dirigente e i titolari della società di investigazioni SIS sono stati indagati per calunnia. Venerdì 23 ottobre i due sono stati condannati a tre anni e nella stessa occasione la procura di Milano ha comunicato a Caprotti, Belpietro e Nuzzi l’avviso di conclusione delle indagini. Caprotti ha detto tramite i suoi legali che le accuse sono «prive di fondamento». A questo punto, i magistrati possono fare richiesta di rinvio a giudizio. Se la richiesta sarà accolta dal giudice comincerà un processo contro gli indagati.