• Italia
  • Domenica 11 ottobre 2015

Cosa succede a Roma con Ama

Da che storia viene e cosa sta cercando di fare la discussa azienda che si occupa dei rifiuti romani, dopo che ha cambiato dirigenza

Vicolo del Bologna nel quartiere Trastevere a Roma, 24 luglio 2015 (ANSA/CLAUDIO PERI)
Vicolo del Bologna nel quartiere Trastevere a Roma, 24 luglio 2015 (ANSA/CLAUDIO PERI)

In queste ultime settimane si è parlato molto di Ama, l’azienda romana dei rifiuti che esiste dal 2000, dopo che ha deciso il licenziamento di decine di dipendenti assunti in passato con pratiche irregolari (la questione chiamata dai giornali “parentopoli“), e per un’intervista al suo presidente in cui si esplicita una corresponsabilità dei cittadini nel degrado della capitale: intervista che, al contrario di quel che sarebbe pensabile, ha ottenuto più consensi che critiche.

Malagrotta
Per raccontare la questione dei rifiuti a Roma si può partire dalla leggendaria discarica di Malagrotta. Un sito che, secondo un’indagine Eurispes, ha smaltito quasi 5.000 tonnellate ogni giorno per trent’anni. Così sono stati imbottiti di spazzatura circa 240 ettari di terreno (tre volte la superficie dell’aeroporto di Fiumicino): la più grande discarica d’Europa. Già nel 2004 doveva essere sigillata ma, di proroga in proroga, è arrivata al 2013 e ad oggi non è ancora dismessa.

L’arresto di Cerroni
Nel gennaio 2014 sono state arrestate, per un’indagine legata alla gestione dei rifiuti nel Lazio, sette persone: imprenditori, dirigenti pubblici, politici e manager accusati, tra l’altro, di associazione a delinquere. Il nome più importante è quello di Manlio Cerroni, presidente del consorzio Colari che raccoglieva le principali società di gestione dell’immondizia romana e governava su Malagrotta. Cerroni, chiamato dagli altri arrestati “il Supremo” – e ritenuto indispensabile un po’ da tutti – era, fino all’arresto, l’uomo più potente nella gestione dei rifiuti di tutta la regione, orientando e spesso determinando le scelte di persone e le strategie della società pubblica dei rifiuti di proprietà del Comune di Roma, l’Ama appunto.

Le assunzioni di Panzironi
Con l’inchiesta su “Mafia capitale”, nel dicembre del 2014, sono stati arrestati anche Giovanni Fiscon (direttore generale) e Franco Panzironi (amministratore delegato) di Ama. L’azienda, oltre agli interessi di Cerroni, è accusata di essere stata sensibile ad altre sollecitazioni raccolte da Panzironi (“er Panza”), vicino all’ex sindaco Gianni Alemanno, le cui campagne e fondazioni avrebbero ricevuto contributi mensili dalle cooperative accusate. Oltre a curare i propri interessi, infatti, l’Ama avrebbe garantito – stando all’inchiesta – assunzioni di sodali politici, amici e parenti (841 solo tra il 2008 e il 2009) e lauti finanziamenti alla politica (400 milioni per la campagna elettorale di Alemanno). Per alcune di quelle assunzioni, nel maggio scorso, Panzironi è stato condannato a 5 anni e 3 mesi.

La nuova Ama
Dopo l’inchiesta e l’arresto dei dirigenti, Ama – che era stata citata da Colari per inadempienza con richieste altissime – rischiava il fallimento. Dopo aver prevalso nell’arbitrato, dal febbraio 2014 fu affidata a nuovi dirigenti: Daniele Fortini (presidente) e Alessandro Filippi (direttore generale). Fortini era stato a capo di Asia, la società dei rifiuti di Napoli, e arrivato a Roma disse in un’intervista:

«Ho trovato una azienda smarrita, incapace di gestire autonomamente qualsiasi cosa. Il padre padrone era Cerroni che da decenni determinava, decideva tutto».

«La camorra che opera nel mondo dei rifiuti ha più facce. Quella feroce che avvelena la terra dei fuochi; quella pervasiva che corrompe le imprese sane e i funzionari pubblici e infine quella che ha in pugno gli uomini garantendo i posti di lavoro. La Mafia capitale è quella che, come la camorra, manovra gli uomini, partecipa agli appalti e sfruttando il bisogno di lavoro costringe la pubblica amministrazione a concedere gli appalti».

 E, dopo aver illustrato alcune differenze col passato, dice tra l’altro:

«Oggi risparmiamo 100.000 euro al giorno».

I numeri dei cassonetti
I cassonetti dell’immondizia a Roma erano 65 mila. Ora, dopo l’incremento del porta a porta (negli ultimi due anni è passato dal 24% al 43%), si stanno riducendo a 50 mila, uno per ogni 60 abitanti. Hanno una capienza media di 2.400 litri ognuno. Se vengono ben distribuiti e svuotati come previsto, c’è uno spazio per i rifiuti attorno ai 6 mila litri all’anno per abitante. Non sono pochi se si considera che il rapporto peso/volume dei rifiuti conferiti nei cassonetti è 0,55 chili per litro, quindi parliamo di più di 3 mila chili di rifiuti che ogni romano può gettare ogni anno. Abbondantemente oltre il necessario visto che, secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), la produzione media procapite di rifiuti in Italia è attorno ai 500 chilogrammi annui ed è in costante calo dal 2010 (come nel resto d’Europa, dove si va dai 668 della Danimarca ai 279 dell’Estonia).

Proprio nel 2010 Ama, avendo necessità di integrare il parco dei propri malconci contenitori di raccolta, aveva deciso, piuttosto che acquistarne di nuovi, di prenderne a noleggio 28 mila per 5 anni. Per il servizio, che comprendeva anche la loro manutenzione, venne fatta una gara che assegnò l’appalto per la cifra totale di 50 milioni di euro.

Com’era andata
Nel 2015 la nuova dirigenza di Ama ha deciso di rivedere tutti i contratti in atto, compreso quello del noleggio dei cassonetti: scoprendo che il fornitore non aveva rispettato allora i termini di consegna, che il servizio di manutenzione era stato dato in subappalto, che i previsti interventi di sostituzione dei cassonetti danneggiati nelle 24 ore non venivano effettuati, salvo che Ama, a suo carico, non li trasportasse e, dopo l’intervento li ricollocasse. E nessuna di queste inadempienze era mai stata contestata al fornitore.
Le contestazioni sono state quindi avviate, insieme alla sospensione del pagamento del canone e alla rimozione del direttore dei lavori e del suo dirigente. Passata la pratica agli uffici legali, Ama ha poi indetto, alcune settimane fa, una nuova gara per l’acquisto di 47.500 “contenitori stazionari” per sostituire l’intero parco dei cassonetti ed averne piena proprietà e disponibilità.
Con la formula del noleggio di 28.050 cassonetti per 5 anni, Ama aveva speso 50 milioni di euro (1.783 euro a cassonetto) senza poi rimanerne proprietaria. Con l’acquisto dei nuovi 47.500 Ama prevede adesso di spendere 36 milioni di euro (758 euro a cassonetto) per cassonetti che rimarranno nel patrimonio della società.

Gli altri interventi
Finora a Roma la raccolta del multi materiale leggero (lattine e plastica) costava 900 euro a tonnellata mentre il benchmark di riferimento di Federambiente è di 300 euro, e a Prato per esempio costa 200 euro. È uno dei dati su cui la nuova Ama dice di voler intervenire, assieme ad altri.
Fino al gennaio scorso i mezzi circolanti dell’azienda erano il 40% (il 60% erano guasti), oggi la percentuale è più che ribaltata (i circolanti sono diventati il 68%). Le gare, che riguardavano il 20% delle forniture (l’80% era ad affidamento diretto), oggi sono l’80%. Ed è aumentata in modo rilevante l’attenzione per la raccolta dedicata alle utenze non domestiche (negozi, bar, ristoranti) finora trascurate e causa della gran parte del degrado visibile.
La gara per la raccolta del multi materiale (il cui esito era evidentemente dato per scontato dagli altri fornitori) con una base d’asta parametrata a 100, aveva avuto in passato la partecipazione di due sole aziende e un’aggiudicazione con un ribasso dell’1,5%: oggi la nuova gara con una base di partenza di 70 (il 30% in meno della precedente per l’identico servizio) ottiene la partecipazione di 14 aziende e un’aggiudicazione annunciata con il 20% di ribasso.