Perché siamo contrari agli OGM

O almeno la maggior parte di noi, malgrado le ricerche smentiscano le nostre paure: è per via di come funziona il nostro cervello, spiega uno studio scientifico

(AP Photo/The Star-News, Jeff Janowski)
(AP Photo/The Star-News, Jeff Janowski)

Stefaan Blancke, un ricercatore dell’università di Gand, in Belgio, ha pubblicato su Scientific American, un’importante rivista di divulgazione scientifica americana, un articolo in cui cerca di rispondere a una domanda molto semplice, per spiegare un meccanismo mentale più generale: perché tanta gente è contraria agli OGM nonostante un volume enorme di ricerche scientifiche dimostri che non sono dannosi per la salute e addirittura benefici per l’ambiente?

Blancke, che è un filosofo cognitivo, dà alla domanda una risposta che ha a che fare con il modo stesso in cui pensiamo e con cui percepiamo il mondo. Le critiche agli OGM hanno così successo perché ci sembrano intuitivamente corrette: «Fanno ricorso ad intuizioni ed emozioni che funzionano aldilà della sfera cosciente del nostro cervello, ma che sono parte costituente di ogni mente umana». Sul tema Blancke ha appena pubblicato uno studio insieme ad altri ricercatori dell’università di Gand in cui sono elencati alcuni di questi meccanismi.

Il primo e più importante e quello che finisce per influenzare tutti gli altri è il cosiddetto “essenzialismo psicologico”. Si tratta di un meccanismo naturale tipico del nostro modo di elaborare le informazioni che ci spinge a identificare cose o persone con un’essenza sottostante che le influenza in maniera irrimediabile. Il meccanismo dell’essenzialismo psicologico è conosciuto molto bene dagli studiosi del genocidio. Nella Germania degli anni Trenta gli ebrei erano identificati con l’essenza della malignità e dell’odio nei confronti della Germania. Non c’era bisogno di prove o argomentazioni per giustificare le accuse nei loro confronti: il solo fatto di essere ebrei li identificava con l’essenza che all’epoca buona parte dei tedeschi pensava che li connotasse.

Un esempio più innocuo di questo meccanismo è quello delle aste dei vestiti degli attori famosi che se non sono stati lavati di solito vengono pagati molto di più. Il motivo, secondo diversi psicologici, è che il nostro cervello non può fare a meno di pensare che in questo modo una parte maggiore dell’essenza del nostro idolo sia rimasta “attaccata” al vestito e quindi ne aumenti il valore.

Come si applica questo meccanismo agli OGM? Secondo Blancke tutto nasce dal DNA, che nella percezione popolare altro non è che l’essenza di una pianta, di un animale o di un essere umano. Gli OGM sono esseri viventi il cui codice genetico è stato alterato in laboratorio per produrre effetti desiderabili. Nella visione “essenzialista” degli OGM, una pianta nel cui codice genetico è stato inserito un pezzo di DNA di un pesce ha assunto in parte l’essenza di un pesce.

Questo è il motivo per cui un numero straordinariamente alto di persone crede che i pomodori OGM sappiano di pesce (ed è il motivo per cui la bufala della fragola-pesce continua ad avere uno straordinario successo). Secondo Blancke non è affatto un caso se l’ostilità dell’opinione pubblica è superiore agli OGM transgenici (quando il trasferimento di DNA avviene tra due specie diverse) rispetto agli OGM cisgenici (il trasferimento avviene tra esemplari della stessa specie), malgrado la differenza non abbia niente a che fare con gli effetti in termini di maggiore o minore qualità o sicurezza.

Un’altra caratteristica dei nostri cervelli che rende diffidenti verso gli OGM – spiega ancora l’articolo di Scientific American – è la nostra tendenza a ritenere che ci sia una causa o un agente cosciente dietro ogni avvenimento. Si tratta dello stesso grilletto mentale che scatta nella testa dei complottisti: attentati, disastri naturali e incidenti non possono essere casuali (e quindi incontrollabili), ma ci dev’essere un agente che possiamo identificare, comprendere e influenzare. Nelle antiche società questa necessità di vedere agenti ovunque faceva pensare che Zeus lanciasse i fulmini e che Nettuno muovesse le maree.

Spesso noi contemporanei attribuiamo le stesse caratteristiche alla “natura in generale”, che nella nostra mente abbiamo trasformato in un’entità che garantisce il nostro benessere e con la quale non ci dobbiamo immmischiare. “Rimedi naturali”, “cure naturali”, “cibo naturale” sono tutte espressioni che fanno leva su questo sentimento senza che nemmeno ci sia il bisogno di esplicitarlo. Eppure è tutto meno che scontato il fatto che la natura sia solo positiva per gli esseri umani: il virus ebola è naturale al cento per cento così come il bacillo della peste bubbonica.

Un terzo meccanismo che spiega l’accanimento nei confronti degli OGM è quello del disgusto. Come tutti gli altri anche questo è un meccanismo che si è evoluto nei nostri cervelli con una funzione ben precisa: aiutarci e evitare di restare avvelenati dopo aver mangiato cibi guasti. Per questo siamo istintivamente repulsi da tutto ciò che è marcio, maleodorante o percepito come guasto per qualsiasi altra ragione. Visto che riguarda la nostra difesa immediata è anche un meccanismo sensibilissimo: meglio saltare un pasto che correre il rischio di essere avvelenati. Combinando il disgusto con l’abitudine all’essenzialismo è facile capire perché qualsiasi cosa creata prendendo DNA da un ratto o da uno scarafaggio divenga immediatamente ripugnante nelle nostre menti. E una volta sollecitato il meccanismo del disgusto diventa molto più facile credere che quella sostanza causi il cancro o distrugga qualcosa di noi. Questo, secondo Blancke, spiega in parte perché le critiche sono molto più forti nei confronti dei cibi OGM rispetto alle medicine OGM (ad esempio non molti hanno protestato per il fatto che il primo farmaco anti-ebola fosse ottenuto grazie a una pianta OGM).

Blancke precisa che queste sue “obiezioni cognitive” non intendono rispondere a priori a qualunque critica presente e futura agli OGM: il suo interesse è per lo studio dei meccanismi mentali, a partire da questo esempio. Ogni prodotto ha una storia a parte e dovrà essere testato per assicurarsi che non sia dannoso per l’uomo o per l’ambiente. Altri pericoli come il monopolio delle multinazionali sulla produzione di OGM meritano di essere esaminati accuratamente, ma non hanno a fare con la natura degli OGM e sono preoccupazioni che possono applicarsi anche ad altri ambiti dell’agricoltura. Secondo Blancke è importante capire perché i critici degli OGM hanno così successo per poter affrontare quelle critiche in maniera più proficua.