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  • Sabato 8 agosto 2015

Chi ha vinto le primarie in Argentina

Sono stati scelti i candidati alle elezioni presidenziali di ottobre: è in vantaggio Daniel Scioli, alleato del presidente Kirchner, seguito dal sindaco di Buenos Aires Mauricio Macri

Da sinistra a destra: i candidati alle primarie dell'opposizione Sergio Massa e Mauricio Macri e il candidato unico del partito al governo, Daniel Scioli (AP Photo/Natacha Pisarenko, Files)
Da sinistra a destra: i candidati alle primarie dell'opposizione Sergio Massa e Mauricio Macri e il candidato unico del partito al governo, Daniel Scioli (AP Photo/Natacha Pisarenko, Files)

Aggiornamento di lunedì 10 agosto

I candidati favoriti dei tre principali partiti argentini hanno vinto, come da previsione, le primarie di domenica. Con il 64 per cento dei voti scrutinati, Daniel Scioli – governatore della provincia di Bueonos Aires e candidato del Frente para la Victoria, il partito del presidente Cristina Fernández de Kirchner – è arrivato primo con il 37 per cento delle preferenze. Mauricio Macri – sindaco di Buenos Aires – è stato scelto come candidato dell’opposizione Cambiemos, coalizione che ha ottenuto il 31,3 per cento dei voti, mentre Sergio Massa del Frente Renovador, il 12,7 per cento: ha battuto il principale rivale Manuel De la Sota diventando il candidato di Una Nueva Alternativa.

Anche se arrivato secondo, Macri può essere soddisfatto del risultato: l’obiettivo era impedire che Scioli ottenesse più del 40 per cento dei voti e che Macri superasse il 30 per cento. Il distacco non è quindi irrecuperabile ed è meno probabile che Scioli riesca a farsi eleggere al primo turno, il prossimo 25 ottobre (cioè a ottenere il 45 per cento dei voti o il 40 per cento ma con oltre 10 punti di distacco dal secondo arrivato, come dice la Costituzione argentina). macri punta infatti al ballottaggio, dove spera di radunare fronte antikirchnerista.

Alle primarie hanno partecipato 15 candidati alla presidenza, con l’obiettivo di superare lo sbarramento dell’1,5 per cento e qualificarsi alle elezioni presidenziali di ottobre.

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Oggi, domenica 9 agosto, si vota in Argentina per le primarie con cui saranno scelti i candidati presidenti alle prossime elezioni previste per il 25 ottobre. Il risultato nei due principali partiti politici argentini è abbastanza scontato. Nella principale coalizione di opposizione, il fronte “Cambiemos”, quasi tutti danno per scontata la vittoria di Mauricio Macri, il sindaco di Buenos Aires. Il “Fronte per la vittoria” (FPV), il partito della presidente Christina Kirchner, presenterà invece un unico candidato, Daniel Scioli, alleato di Kirchner e vice-presidente negli anni della presidenza di suo marito Nestor, morto nel 2010. Il terzo candidato che domani affronterà le primarie del suo partito, il “Frente Renovador”, ma che non avrà molte possibilità contro gli altri due a ottobre è Sergio Massa

Nonostante l’esito prevedibile della votazione, ha raccontato l’Economist, le primarie argentine sono comunque una prova importante per capire la forza relativa dei principali candidati. In Argentina le società che si occupano di sondaggi sono considerate particolarmente inaffidabili e il sistema delle primarie fu introdotto nel 2009 da Kirchner proprio dopo una sconfitta imprevista nelle elezioni di metà mandato. Il sistema si chiama “primarie simultanee obbligatorie” (“PASO”, in spagnolo) e obbliga tutti i partiti che intendono partecipare alle elezioni presidenziali a presentare almeno un candidato e a farlo votare dai loro elettori in un’unica tornata di primarie.

Il sistema obbliga i partiti a presentare un candidato e gli elettori ad andare a votarlo – non votare senza una giustificazione fa rischiare, molto in teoria, una multa. Il sistema è stato adottato per la prima volta nel 2011 e anche all’epoca è stato più simile a una prova generale delle elezioni che a un esercizio di democrazia intra-partitica. All’epoca Kirchner stravinse le primarie attirando un numero di elettori superiore a quello di ogni altra forza di opposizione. Senza molte sorprese, vinse agilmente anche le presidenziali di pochi mesi dopo, ottenendo il suo secondo mandato.

Secondo i tanto screditati sondaggisti argentini, le prossime elezioni saranno come minimo molto più combattute di quelle del 2011. I principali istituti di sondaggi si dividono tra chi dà un lieve vantaggio a Macri, candidato dell’opposizione, e chi lo dà a Scioli. Non aiuta il fatto che, come scrive il Guardian, le prossime elezioni saranno un referendum sul “kirchnerismo”, la particolare forma di populismo praticato da Kirchner: un misto di generosi programmi di spesa sociale, autoritarismo e nazionalismo argentino. Probabilmente questa ricetta non ha fatto molto bene al paese nel suo complesso. L’inflazione è fuori controllo, l’economia ristagna ed è difficile fare affari con l’estero a causa dei controlli sui movimenti di merci e capitali. Senza contare che l’Argentina è inseguita da molti creditori internazionali sui cui crediti ha dichiarato bancarotta.

Nei suoi otto anni da presidente, comunque, Kirchner si è assicurata una solida base di consensi estendendo molti programmi di welfare particolarmente generosi, concedendo pensionamenti anticipati aumentando gli impiegati pubblici. Scioli, governatore della provincia di Buenos Aires, continuerà probabilmente a portare avanti queste politiche. Su 42 milioni di abitanti, circa in 16 ottengono stipendi e sussidi dallo stato: si tratta di un gruppo fermamente contrario a ogni taglio della spesa e alle privatizzazioni dei settori pubblici. Nonostante la continuità ideologica, gli analisti della politica argentina dicono che Scioli sarà un leader indipendente che cercherà di uscire dall’ombra del suo predecessore.

Scioli non faceva parte del “cerchio interno” di Kirchner ed era considerato una figura politica troppo ingombrante per ricevere importanti posizioni di governo. Secondo l’Economist, Scioli si è assicurato la vittoria alle primarie di partito dopo aver scelto come vice-presidente uno dei principali collaboratori di Kirchner. In cambio la presidente avrebbe persuaso il suo ministro dei Trasporti ad abbandonare la candidatura alle primarie del partito, aprendo così la strada alla vittoria di Scioli. Al momento, comunque, la popolarità e le speranze di vittoria di Scioli alle elezioni di ottobre sono tutte basate sulla popolarità di Kirchner. Gran parte dei manifesti e delle pubblicità di questi giorni mostrano la fotografia della presidente al posto di quella di Scioli.

Macri, il candidato della coalizione di opposizione, ha cercato di descriversi come l’unica alternativa al “kirchnerismo” promettendo di cancellare alcune delle riforme più contestate portate avanti negli ultimi anni. In particolare Macri ha promesso di ridare indipendenza alla magistratura e alla Banca Centrale, due istituzioni che si trovano entrambe sotto diretto controllo del governo. Ha promesso anche di rendere nuovamente autonoma l’Agenzia statistica nazionale, un’istituzione così compromessa che i suoi dati sulla situazione dell’Argentina non vengono più usati nel resto del mondo, né dai giornali né dagli altri enti che raccolgono statistiche. L’opposizione non vuole però andare allo scontro frontale e secondo l’Economist negli ultimi mesi Macri si è spinto su posizioni più centriste promettendo di non toccare i programmi di welfare varati da Kirchner e di non privatizzare la compagnia aerea argentina – una specie di vecchia Alitalia quanto a perdite e inefficienza – e la YPF, una raffineria nazionalizzata da Kirchner nel 2012. Come ha detto Ignacio Ramírez, direttore di una società argentina che si occupa di sondaggi: «In questo paese non puoi vincere parlando di privatizzazioni e liberalizzazioni».