È morto Renato Zangheri

Aveva 90 anni, era stato popolare e famoso sindaco di Bologna per tredici anni, compreso quello della strage alla stazione

I funerali di Stato per le vittime della strage di Bologna: il sindaco Renato Zangheri con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini
I funerali di Stato per le vittime della strage di Bologna: il sindaco Renato Zangheri con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini

È morto Renato Zangheri, che era stato sindaco di Bologna dal 1970 al 1983, anche durante l’esplosione nella sala d’aspetto della stazione in cui morirono 85 persone e più di 200 rimasero ferite. Zangheri aveva 90 anni e oltre che un uomo politico era uno studioso che aveva pubblicato diversi libri sulla storia locale, su quella del socialismo, sulla questione agraria e Gramsci.

Zangheri era nato a Rimini l’8 aprile del 1925, si era laureato in filosofia all’Università di Bologna e nel 1962 aveva vinto il concorso a cattedra di “Storia economica” a Trieste. Dal 1965 fu professore ordinario di storia delle dottrine economiche dell’Università di Bologna. Nel 1944 si era iscritto al Partito comunista italiano e fece parte della redazione di “Movimento operaio”, rivista di storiografia marxista nata nel 1949: fu anche direttore di “Emilia” e di “Studi storici”, rivista dell’Istituto Gramsci. Nel 1960, dopo il IX congresso, entrò a far parte del comitato centrale e della segreteria della Federazione bolognese del PCI dove era responsabile della commissione culturale. Nel 1979 al XV congresso nazionale venne nominato membro della direzione del partito.

Il suo primo incarico pubblico fu quello di consigliere comunale a Bologna nel 1956. Tre anni dopo, Giuseppe Dozza (storico sindaco di Bologna) nominò Zangheri assessore e venne formalmente istituito l’assessorato per le istituzioni culturali cittadine fino a quel momento affidate alla sovrintendenza dell’istruzione. Nella ripartizione delle deleghe, al nuovo assessore venne affidato anche il compito di fare le raccolte storiche per il comune, la responsabilità di vari musei, le biblioteche comunali e le gallerie d’arte e le attività culturali della città. Zangheri rimase assessore alle istituzioni culturali anche dal 1960 al 1964.

Fu eletto sindaco il 29 luglio 1970 e lo fu per tre mandati: riqualificò i quartieri di Bologna, avviò una politica di partecipazione e attenzione ai giovani, alle associazioni e alle forme di auto-organizzazione della cosiddetta società civile. Organizzò rassegne culturali e musicali e portò i Clash in Piazza Maggiore, nel 1980. Durante gli anni Settanta mantenne un faticoso equilibrio tra l’amministrazione tradizionale e monolitica del PCI e le spinte delle proteste e delle nuove culture giovanili che a Bologna erano particolarmente vivaci, essendone in parte interlocutore e in parte avversario.

Ma i suoi mandati furono ricordati soprattutto per gli eventi di quegli anni. Nel 1974 la fase dei governi di centrosinistra era in corso di esaurimento: di lì a pochissimo tempo sarebbero iniziati i governi di solidarietà nazionale e il progressivo coinvolgimento del PCI nelle maggioranze parlamentari. Il 12 maggio del 1974 gli italiani avevano bocciato il referendum abrogativo della legge sul divorzio. Il 4 agosto ci fu la strage sul treno Italicus: dodici morti. Sempre quell’estate si saprà del tentato golpe della “Rosa dei venti”, e gli stati maggiori di alcuni corpi d’armata saranno trasferiti proprio nel timore che potessero parteciparvi. Poi l’altro tentativo di golpe, quello di Edgardo Sogno. Nel 1977 il militante di sinistra Francesco Lorusso venne ucciso durante gli scontri di una manifestazione con polizia e carabinieri. E il 2 agosto del 1980, alla 10.25, una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria di Bologna causando la morte di 85 persone.

Renato Zangheri mantenne la carica di sindaco fino al 24 aprile 1983 quando venne candidato e poi eletto deputato, capogruppo del Partito comunista in parlamento, fino al 1987. In seguito aderì al Partito Democratico della Sinistra e ai Democratici di Sinistra. Dal 1991 tornò all’insegnamento universitario, ricoprendo fra 1991 e 1994 la carica di rettore dell’Università di San Marino. Nel 1998 il ministero dei Beni culturali lo nominò presidente della Commissione scientifica per la nuova edizione nazionale delle opere di Antonio Gramsci, incarico da cui si dimise nel 2000.