Com’è cambiato il lavoro di chi allestisce i set

I film e le serie tv sono girati con una definizione di immagini sempre più alta, e il lavoro di chi deve procurarsi banconote false e nascondere marchi famosi è diventato sempre più difficile

Un'immagine da "Pulp Fiction" (YouTube)
Un'immagine da "Pulp Fiction" (YouTube)

Per decenni le immagini in movimento del cinema e della televisione hanno avuto una frequenza di 24 o 25 fotogrammi al secondo, e in molti casi ancora la hanno. Significa che ogni secondo di un video che i nostri occhi guardano su uno schermo è composto da 24 o 25 diverse immagini, rapidamente riprodotte una dopo l’altra. Per vedere una serie d’immagini come parti di un movimento fluido e non come somma di singoli fotogrammi, l’occhio umano ha bisogno che i fotogrammi al secondo siano tra 18 e 26. Sotto i 18 fotogrammi al secondo viene meno la fluidità, sopra i 26 la successione delle immagini è fluida, ma tende a diventare troppo fluida, e quindi poco realistica.

Negli ultimi anni si sono diffuse tecnologie e dispositivi che permettono di registrare e riprodurre video con anche più di 120 fotogrammi al secondo. Un articolo di Bloomberg spiega che una così alta frequenza di fotogrammi al secondo è un problema per gli occhi di chi guarda, che devono adattarsi a qualcosa di così dettagliato e definito da essere percepito come irreale, finto e costruito. Negli ultimi anni ci sono stati alcuni importanti film girati con 48 fotogrammi al secondo: il primo (tra i film da botteghino) è stato Lo HobbitUn viaggio inaspettato, e quella scelta fu molto criticataBloomberg racconta come l’aumento dei fotogrammi al secondo – insieme con lo sviluppo di immagini in alta definizione (HDTV e 4K) – è diventato anche un problema per i trovarobe, quelli che nel cinema e nella televisione devono occuparsi di trovare oggetti per gli attori e che arredino i set, facendolo sembrare reali. Lavorando con costumisti, scenografi e decoratori, i trovarobe devono fare in modo che il loro lavoro sia invisibile, che tutto sembri vero e non vada a rovinare “l’illusione di realtà” che si crea in uno spettatore.

Bloomberg ha intervistato Ralph Hernandez, che ha più di ottant’anni ed è a capo di Earl Hays Press, una storica società che dal 1915 si occupa di trovare roba per il cinema e la televisione. Hernandez ha raccontato cosa ha pensato alcuni anni fa, vedendo le prime riprese sportive in alta definizione:

Ho visto dei primi piani sui giocatori che facevano un’inquietante rassegna di tutti i dettagli e i difetti dei loro volti: ogni poro della pelle, ogni capello, ogni singola goccia di sudore. Nella vita vera non ci avviciniamo mai così tanto, e non possiamo focalizzarci così minuziosamente. I vecchi film – con i loro bordi sfuocati e con le loro immagini indefinite – imitavano la nostra vista in maniera più realistica di quanto non facciano le proiezioni con le più accurate tecniche per l’alta definizione.

Un altro trovarobe, David Marais, ha spiegato come è cambiato il suo lavoro. «Prima dell’alta definizione e delle immagini con 48 o più fotogrammi al secondo sapevamo che in un film qualsiasi cosa più piccola di un cerchio di cinque centimetri non si sarebbe notata. Ora, negli ultimi cinque anni, anche cose grandi mezzo centimetro si notano». Bloomberg spiega per esempio che se oggi si deve mostrare un pneumatico è necessario – se lo si prende nuovo – dare la sensazione che sia stato usato prima di usarlo per una scena: gli spettatori noterebbero che è nuovo.

pneumatico

Oltre ai problemi di verosimiglianza di ogni singolo dettaglio che compare in un film, i trovarobe hanno anche problemi legati ai diritti di utilizzo di marchi, loghi e prodotti registrati dalle aziende. In certi casi le aziende pagano la produzione di un film per inserire dei loro prodotti: si chiama product placement e in quel caso i trovarobe non hanno molti problemi. I problemi ci sono quando i trovarobe devono usare prodotti o oggetti di aziende che non hanno pagato perché i loro prodotti comparissero nel film. Nel caso di certi prodotti la prima difficoltà è trovare l’azienda che li ha fabbricati e venduti: il trovarobe Harrison Paul ha spiegato a Bloomberg di aver passato giorni «per trovare chi aveva fabbricato un orologio giapponese degli anni Sessanta, un orologio che compariva solo per pochi secondi in un angolo dell’inquadratura». Quando l’azienda non si trova ci sono due opzioni: si maschera il logo o si cambia prodotto.

Una delle principali difficoltà che i trovarobe devono affrontare dall’arrivo dell’alta definizione dei molti fotogrammi al secondo è quello legato ai soldi e al loro uso nei film. In molti film compaiono infatti delle banconote, che sono finte, soprattutto quando sono molte. Fino a qualche anno fa per illudere lo spettatore bastava che le banconote fossero più o meno simili a quelle vere. Oggi devono essere delle copie quasi perfette. Vedendo in un film delle banconote chiaramente finte uno spettatore uscirebbe dall’illusione narrativa e dall’immersione nella finzione cinematografica. Delle banconote chiaramente finte creerebbero però anche un altro problema: lo spettatore potrebbe credere che anche nella finzione cinematografica quelle banconote siano finte – e percepite come finte dai personaggi del film – con conseguenti problemi per la trama. Lo spettatore potrebbe per esempio pensare: «I soldi nella valigetta, quelli per il riscatto, sono finti. Ora il rapitore se ne accorgerà».

I trovarobe devono anche essere attenti a non fare le banconote troppo reali: devono essere molto simili a quelle vere, ma devono farlo senza violare le leggi sulla contraffazione. Quando intendono usare banconote finte i trovarobe devono quindi richiedere speciali permessi agli organi competenti: chi lavora a Hollywood deve per esempio mettersi in contatto con lo United States Secret Service. Hernandez racconta a Bloomberg che in passato è successo che alcuni membri delle troupe cinematografiche provassero – riuscendoci – a prendere e spendere nella vita vera i soldi pensati per la finzione cinematografica. Hernandez dice anche di aver dovuto assistere a un rogo di banconote false, fatto al termine delle riprese, per evitare che quei soldi venissero usati fuori dal film.