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  • Martedì 7 luglio 2015

Il bellissimo padiglione della Corea del Sud

Fa riflettere sulle abitudini alimentari e propone il kimchi – un alimento a base di verdure fermentate – come soluzione allo spreco di cibo

La parete all'ingresso del padiglione della Corea, con i cibi del mondo (Marta Cantoni/Il Post)
La parete all'ingresso del padiglione della Corea, con i cibi del mondo (Marta Cantoni/Il Post)

Il padiglione della Corea del Sud, tutto bianco all’esterno, è uno dei primi che si trovano sul Decumano, dopo quello dell’Enel e di fronte a quello del Vietnam. La coda all’esterno è sempre parecchio lunga e potrebbe scoraggiare i visitatori, ma vale la pena aspettare un po’ per entrare a vedere le installazioni su alcuni temi legati all’alimentazione, come l’eccessivo consumo di prodotti in scatola, e sulle possibili soluzioni.

All’entrata del padiglione, sulle scale che portano alla prima sala, ci sono scritti sul muro i piatti principali di tutte le culture del mondo, in varie lingue: i visitatori possono aggiungere a penna i loro piatti preferiti. Sul muro della prima sala, dove comincia il percorso, ci sono invece delle scritte da cui “cadono” delle lettere e delle parole: le parole corrispondono ai componenti nutritivi dei cibi che mangiamo, mentre le lettere che cadono sono le nostre abitudini alimentari sbagliate.

Ci sono poi tre installazioni che raccontano tre problemi. La prima è una scultura bianca e nera, con delle sfere che rappresentano il grasso e il problema dell’obesità nel mondo (la domanda, scritta per terra, è “come mangiamo?”); la seconda è una scultura circolare piena di scatolette, che sottolinea il problema dell’eccessivo consumo di cibo in scatola (la domanda è “cosa mangiamo?”); la terza è un’installazione che rappresenta la mancanza di cibo e vuole far riflettere sul come possiamo nutrire il mondo senza sprechi.

Nella seconda sala il tema principale è “cosa bisogna mangiare”. Due robot, che si attivano ogni pochi minuti, mostrano su due schermi verdure e alimenti sani, che dovremmo consumare per stare bene. Il concetto fondamentale è il valore del mangiare equilibrato, come nella tradizione coreana, in cui i piatti tengono conto delle stagioni e dell’armonia degli elementi. Sulla parete c’è un’installazione che mostra alcune verdure tagliate, mentre al centro della sala c’è un contenitore tipico coreano, che assomiglia molto a un vaso, che viene utilizzato per conservare gli alimenti ed evitare sprechi. Proseguendo ai visitatori viene spiegato cos’è il kimchi, uno degli alimenti principali coreani, a base di verdure fermentate e spezie: oltre a essere un buon modo per evitare sprechi, il kimchi può essere conservato a lungo ed è molto nutriente.

L’ultima sala contiene centinaia di onggi (le giare tradizionali coreane) a schermo, che mostrano ai visitatori i cibi principali della cultura coreana: a seconda delle stagioni, che si succedono attraverso effetti sonori e multimediali (come la pioggia o le foglie che cadono), cambiano le immagini all’interno delle giare. L’ultimo spazio espositivo – prima di arrivare al ristorante, dove si può provare ad assaggiare il kimchi: è lontano dalle nostre tradizioni ma non è male – è un salone circolare con un diametro di 16 metri, circondato da un muro ricoperto da piante.