Cosa dice Renzi

Parlando con Massimo Gramellini della Stampa, dice che c'è un "Renzi 1" e un "Renzi 2", e che sta per tornare il "Renzi 1"

Matteo Renzi. (EPA/SVEN HOPPE)
Matteo Renzi. (EPA/SVEN HOPPE)

Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario del PD, ha parlato con Massimo Gramellini della Stampa del risultato delle elezioni amministrative dopo i ballottaggi, che per il centrosinistra sono andati peggio delle regionali. Renzi dice che le primarie «sono in crisi» e che, dipendesse da lui, «la loro stagione sarebbe finita». Ma soprattutto dice che ci sono un “Renzi 1” (quello irruento e “rottamatore”) e un “Renzi 2” (quello istituzionale), e che il secondo ha messo nei pasticci il primo.

«Queste elezioni dicono con chiarezza che con il Renzi 2 non si vince. Devo tornare a fare il Renzi 1. Infischiarmene dei D’Attorre e dei Fassina e riprendere in mano il partito. […] Casson, Paita, De Luca, Emiliano, Moretti. Io in quelle scelte non ho messo bocca. […] Al governo abbiamo fatto cose tecnicamente straordinarie: lavoro, giustizia, legge elettorale, divorzio breve, diritti civili. Anche l’immagine all’esterno è molto migliorata. Non siamo più i malati di Europa e durante l’ultimo G7 gli elogi pubblici di Obama alle nostre riforme sono stati quasi imbarazzanti».

«Da oggi le riforme sono più vicine, non più lontane. Adesso dovrò aumentare i giri, non diminuirli. Devo tornare a fare il Renzi pure lì. E farlo davvero. Infischiandomene delle reazioni per aprire una discussione dentro il mio partito. Al governo non c’è mai stata un’infornata di persone in gamba come a questo giro. Penso alle nomine che abbiamo fatto: Descalzi all’Eni, Starace all’Enel e Moretti a Finmeccanica. La vera accusa che mi si dovrebbe rivolgere non è di avere messo i miei al governo, ma di non averli messi nel partito».

«Non ho messo bocca perché pensavo che astenermi fosse un presupposto per stare tutti insieme. E poi ci siamo dimenticati cosa scrivevano di me? L’arroganza al potere, la democratura… Ah, ma adesso basta, si cambia. Anche perché tra un anno si vota nelle grandi città. Torino, Milano, Bologna, Napoli, forse Roma».