Il tavolo interattivo della Santa Sede

Una delle installazioni più belle e centrate dell'esposizione: le immagini si attivano soltanto se un visitatore si avvicina

Una vista dall'alto del tavolo interattivo del padiglione della Santa Sede
Una vista dall'alto del tavolo interattivo del padiglione della Santa Sede

Il padiglione della Santa Sede si trova sul Decumano, tra quello dei Paesi Bassi e quello francese, appena prima dell’intersezione con il Cardo. È molto semplice e diretto, con fotografie che rappresentano i problemi globali da affrontare nel prossimo futuro – come i conflitti mondiali, le diseguaglianze e la distruzione dell’ambiente – e un quadro originale del Tintoretto dell’ultima cena, proveniente dalla chiesa di San Trovaso a Venezia. Al centro della stanza c’è però una delle installazioni più belle e inerenti al tema di Expo di tutta l’Esposizione Universale: è un tavolo di legno, lungo e stretto, e apparentemente vuoto.

La presentazione del tavolo interattivo

Ogni volta che una persona si avvicina, però, il tavolo comincia ad animarsi grazie a dei sensori che attivano i proiettori posti sopra alla struttura non appena rilevano la presenza di una persona. Il tavolo è lungo 11 metri per 1,2 metri, con un’altezza di 88 centimetri ed è suddiviso in quattordici settori sui quali i proiettori mostrano diverse immagini, grazie a ventotto sensori di posizione (quattordici per lato). L’idea è far capire alle persone che la tavola è un luogo di condivisione quotidiana: se nessuno si avvicina al tavolo ci sono immagini fisse di tavoli vuoti, più persone si avvicinano alle varie parti del tavolo più mani cominceranno ad apparire e a fare gesti naturali, come mangiare, tagliare il pane, leggere il giornale, preparare la colazione.

La ripresa è stata fatta per dare la sensazione a chi guarda che l’azione sia soggettiva: molte persone infatti provano a toccare le mani e a interagire con l’immagine, che però si attiva soltanto con la presenza, non sono necessarie altre azioni da parte del visitatore. Più le persone staranno davanti al tavolo a guardare il filmato, più le immagini si mostreranno al pubblico: si inizia col vedere soltanto le mani, poi pian piano la testa di chi sta compiendo l’azione e se si sta abbastanza la persona si girerà anche verso l’osservatore a mostrare il viso. Quando ci saranno due persone vicine, e soltanto allora, le due immagini cominceranno a interagire: se un’immagine sta tagliando il pane e quella di fianco si sta versando del vino, ad un certo punto quella che sta versando il vino ne verserà un bicchiere anche per il vicino di tavolo, che ricambierà con una fetta di pane. Le immagini interagiscono grazie a un software che viene attivato quando due persone fanno partire due sensori vicini: il software quindi seleziona i video di azioni compatibili che interagiranno tra loro.

Il messaggio che sta alla base di questo progetto è “per nutrire il pianeta dobbiamo condividere”. Ogni “storia” filmata dura sette ore ed è stata realizzata in un teatro di posa da un gruppo di trentenni dello studio creativo multimediale milanese Mammafotogramma. Gli attori hanno girato il filmato sia singolarmente che in contemporanea per far interagire il video una volta montato e connesso ai sensori del tavolo, e ne gireranno un altro durante Expo per aggiornare il tavolo e creare storie nuove.

La creazione del video proiettato sul tavolo