«Non parlarmi di rivoluzione»

90 anni fa nacque Rod Steiger, grande attore e protagonista di uno dei più bei film della storia del cinema italiano

Ci sono due Rod Steiger, per i suoi estimatori: il Rod Steiger di una ricca e formidabile carriera di attore con ruoli diversi e importanti in un corpo e una faccia che non erano quelli del divo hollywoodiano da poster, e il Rod Steiger unico e memorabile del solo “Giù la testa” di Sergio Leone, film impreziosito dalle musiche di Ennio Morricone.
Il primo Rod Steiger era nato vicino a New York novant’anni fa esatti, il 14 aprile 1925, da un padre che non c’era e una madre alcolista, entrò in marina da giovanissimo e combatté nella II Guerra Mondiale. Poi cominciò a recitare, ed ebbe un Oscar per La calda notte dell’ispettore Tibbs e fu nominato altre due volte per Fronte del porto e L’uomo del banco dei pegni: ma sono indimenticabili anche il suo Komarovsky nel Dottor Zivago e il suo Mussolini in Mussolini ultimo atto di Carlo Lizzani, tra gli altri. Fece spesso parti di personaggi “cattivi” o sgradevoli, ma complicati, e continuò a recitare fino a quando morì, dopo un tumore, nel 2002, a 77 anni.

In tutto questo, Rod Steiger nel 1971 fu uno dei due protagonisti – l’altro era James Coburn – di Giù la testa di Sergio Leone: film formidabile di amicizia, tradimento e rivoluzione, confezionato in anni rivoluzionari nello stile dello “spaghetti western”, e in cui Steiger era – accanto all’eroe Coburn – lo spirito popolare critico ma leale nei confronti delle velleità rivoluzionarie di Coburn, l’intellettuale dinamitardo affascinante: era il famoso popolo, ed era formidabile.

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