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  • Lunedì 9 marzo 2015

È iniziata la MLS

Cinque cose da sapere sul principale campionato di calcio americano, che è appena cominciato tra stadi pienissimi e vecchi campioni, per chi vuole decidere chi tifare

Lo stadio degli Orlando City prima della loro partita contro i New York City FC, 8 marzo 2015. Alla partita hanno assistito circa 62mila spettatori (AP Photo/Orlando Sentinel, Joe Burbank)
Lo stadio degli Orlando City prima della loro partita contro i New York City FC, 8 marzo 2015. Alla partita hanno assistito circa 62mila spettatori (AP Photo/Orlando Sentinel, Joe Burbank)

Fra sabato 7 marzo e stanotte, ora italiana, si è conclusa la prima giornata di Major League Soccer (MLS), il più importante campionato nordamericano di calcio. La MLS si gioca dal 1996 e ha una struttura diversa da tutti i principali campionati europei e sudamericani, considerati i migliori al mondo: non ci sono promozioni e retrocessioni – una squadra, per partecipare, può solo “comprare” il proprio posto – e la squadra vincitrice viene stabilita attraverso una lunga fase di playoff. È un sistema simile a quello dell’NBA e della NFL, i più importanti e seguiti campionati di basket e football americano al mondo. Negli anni sono stati compiuti diversi tentativi per rendere attraente e competitivo un torneo di calcio percepito come minore, e dalle regole un po’ astruse per chi segue il calcio europeo: le premesse, quest’anno, sono più incoraggianti del solito.

Il campionato si è arricchito di nuovi campioni a fine carriera come Kakà e David Villa, ma anche di giocatori piuttosto forti e relativamente giovani come Sebastian Giovinco. Parteciperanno per la prima volta al campionato due nuove squadre, con modelli di business originali: i New York City FC sono una specie di succursale del Manchester City posseduta in parte anche dai New York Yankees, la principale squadra di baseball della città (con cui per ora condividono lo stadio, il leggendario Yankee Stadium), mentre gli Orlando City sono stati fondati quattro anni fa e da allora hanno consolidato società e tifoseria giocando nell’equivalente della Serie C italiana (alla prima partita in MLS c’erano più di 62mila tifosi allo stadio: numeri che le squadre italiane si sognano). E in generale il livello del campionato sembra essere complessivamente più alto: abbiamo messo insieme cinque punti per cominciare a capirci qualcosa.

1. Come funziona
La stagione regolare della MLS è iniziata il 7 marzo e si concluderà il 25 ottobre. I playoff si disputeranno fra fine ottobre e inizio dicembre. Partecipano in tutto venti squadre, divise come in NBA in due conference, la Western e la Eastern, in base alla posizione della loro città. Tre squadre sono canadesi – i Toronto FC, i Montreal Impact e i Vancouver Whitecaps FC – il resto sono statunitensi. A ciascuna conference partecipano dieci squadre, ciascuna delle quali giocherà 34 partite: una in casa e in trasferta con ciascuna squadra della propria conference, una contro ciascuna squadra dell’altra conference e sei “bonus” – tre in casa e tre in trasferta – sempre con le squadre della propria conference, ancora da decidere.

Ai playoff si qualificano le prime sei di ciascuna conference: le prime due classificate accedono direttamente alle semifinali di ciascuna conference, mentre terza, quarta, quinta e sesta qualificata si giocheranno il posto nella semifinale con una partita secca: la quarta contro la quinta e la terza contro la sesta. La squadra vincitrice dello “spareggio” con la posizione in classifica più bassa affronterà in semifinale la prima classificata, quella con la classifica migliore giocherà contro la seconda. Si gioca una partita di andata e una di ritorno. Le due squadre vincitrici delle semifinali si giocano la finale di conference, anch’essa con una partita di andata e una di ritorno. Le due squadre vincitrici di ciascuna conference, infine, si giocano lo Scudetto della MLS in una finale secca.

Ci sono poi delle regole piuttosto complicate e stringenti sul calciomercato e gli stipendi dei giocatori. Ogni squadra può avere in rosa un massimo di 30 giocatori, 20 dei quali non possono essere pagati in tutto più di 3,1 milioni di dollari all’anno: è il motivo per cui secondo alcuni la MLS è rimasta un campionato minore, non potendo attirare grandi giocatori o giovani promettenti. Altri dieci giocatori possono sforare questo budget, ma con delle limitazioni. Ogni squadra ha anche tre posti da designated player, il cui stipendio viene deciso dalla società senza limitazioni di sorta (il numero di giocatori in rosa non può comunque superare i 30). Non esiste il calciomercato come lo intendiamo noi, a parte per i designated players: per completare la propria rosa ciascuna squadra di MLS deve affidarsi alla propria academy giovanile, al sistema della allocation (che prevede dei “turni” in base ai quali acquistare giocatori da altre squadre della MLS oppure provenienti dall’estero, in base alla posizione di classifica dell’anno precedente), o al cosiddetto superdraft, tramite il quale le squadre possono pescare fra i giocatori provenienti dalle squadre universitarie.

A un certo punto si è anche rischiato di non giocare la prima giornata: il sindacato dei calciatori aveva minacciato di scioperare – e quindi di non scendere in campo – nel caso non fosse stato innalzato il salario minimo e venisse data ai giocatori la possibilità di scegliere una nuova squadra a fine contratto: fino all’anno scorso, infatti, alla fine di un contatto il cartellino di un giocatore veniva rimesso nel draft, senza possibilità di scegliere in autonomia una nuova squadra (anche nel caso tornasse in MLS da una stagione all’estero). La settimana scorsa è stato raggiunto un accordo: lo stipendio minimo è salito da 36.500 dollari a 60mila, e la possibilità di svincolarsi è stata data ai giocatori con 28 anni che hanno giocato per almeno 8 stagioni nella MLS.

2. Chi c’è
Come consuetudine della MLS, ci sono moltissimi giocatori con una gloriosa carriera alle spalle nei principali campionati europei. È il caso per esempio di Kakà, ex leggenda del Milan e Pallone d’Oro del 2007, comprato dall’Orlando City; o di Robbie Keane, diventato una bandiera dei Los Angeles Galaxy nel 2011 dopo aver giocato per importanti squadre inglesi come Liverpool e Tottenham. Nel corso della stagione si aggregheranno, rispettivamente ai New York City FC e ai Los Angeles Galaxy, Frank Lampard e Steven Gerrard, i due centrocampisti inglesi più forti degli ultimi dieci anni. David Villa, che negli scorsi anni ha vinto tutto con la nazionale spagnola, da quest’anno gioca per i New York City FC.

L’acquisto più notevole della stagione è stato però quello dell’attaccante italiano Sebastian Giovinco da parte dei Toronto. Giovinco ha 27 anni e per tutta la sua carriera è stato considerato una grande promessa. Cresciuto nella Juventus, non è mai riuscito a diventare una bandiera della squadra, ottenendo risultati migliori negli anni passati in prestito all’Empoli e al Parma. Non è chiaro che stipendio abbia pattuito, ma circolano cifre altissime (nell’ambito degli otto milioni di euro, per capirci: più di Francesco Totti o Carlos Tevez). Giovinco ha già esordito con un’ottima prestazione e un assist nella partita fra Toronto e Whitecaps giocata l’8 marzo e finita 3-1 per Toronto.

Un altro grosso gruppone di giocatori della MLS è composto dalle colonne della nazionale di calcio statunitense, che agli ultimi Mondiali ha fatto un’ottima figura venendo eliminata agli ottavi di finale dal Belgio, considerata allora una delle migliori squadre del torneo. In MLS giocano fra gli altri il centrocampista Michael Bradley (a Toronto), che nel recente passato ha giocato in Italia per Chievo e Roma, e il trequartista e capitano della nazionale Clint Dempsey (che ha giocato a buon livello in Inghilterra fra il 2007 e il 2013). Jozy Altidore, 25enne attaccante statunitense, è appena tornato in MLS dopo due ottime stagioni in Eredivisie con l’AZ Alkmaar, nei Paesi Bassi, e due pessime in Inghilterra col Sunderland (coi quali ha segnato solo tre gol in 47 partite). Jermaine Jones, forte centrocampista 33enne che ha giocato per una vita in Bundesliga, ha giocato lo scorso anno la sua prima stagione in MLS, coi New England Revolution. E l’anno scorso si è ritirato Landon Donovan, il calciatore americano più importante della storia: giocava da anni coi Los Angeles Galaxy.

C’è poi un ridotto gruppetto di buoni giocatori che hanno fatto molto bene la scorsa stagione, e che probabilmente non sfigurerebbero in un campionato europeo. Fra questi, il centrocampista argentino 28enne Diego Valeri – che ha già giocato per il Porto e la nazionale argentina, e che la scorsa stagione ha segnato per Portland 13 gol – e Pedro Morales, centrocampista cileno 29enne nel giro della nazionale con un buon passato nella Dinamo Zagabria e nel Malaga. Difficilmente i migliori talenti degli Stati Uniti rimangono a giocare in MLS (ed è una cosa che viene incoraggiata dallo stesso allenatore della nazionale statunitense, Jürgen Klinsmann). Il centrocampista 19enne Julian Green, cresciuto nelle giovanili del Bayern Monaco, quest’anno gioca nell’Amburgo, in Bundesliga. Rubio Rubin, 18enne attaccante nato in Oregon, ha già segnato due gol in Eredivisie con l’Utrecht. Il 22enne terzino destro DeAndre Yedlin, di cui si parla benissimo, giocava a Seattle ed è stato comprato dagli inglesi del Tottenham.

3. Quali sono le squadre più forti? 
L’anno scorso la finale se la sono giocata Los Angeles Galaxy e New England Revolution, e vinsero i Galaxy per 2-1. I Galaxy sono considerati la squadra da battere: hanno una solida base di giocatori statunitensi e alcuni discreti giocatori stranieri come il centrocampista brasiliano Juninho. Un’altra delle squadre più forti è il D.C. United, che ha fatto molto bene nella stagione 2012, molto male nel 2013 e di nuovo molto bene nel 2014: l’anno scorso ha vinto con distacco la Eastern Conference ma è stata eliminata a sorpresa nelle semifinali dai New York Red Bulls. Il loro giocatore più forte è il 29enne attaccante argentino Fabián Espíndola, cresciuto nelle giovanili del Boca Juniors e che gioca da tempo nella MLS (l’anno scorso ha fatto 13 gol). I New England Revolution – la squadra di Jermaine Jones – non hanno fatto acquisti eclatanti ma rimangono sempre molto forti.

4. Com’è andata la prima giornata
Molto bene, in termini di spettatori: in sette stadi su dieci tutti i posti erano occupati, cosa rara per la MLS che ha da sempre avuto problemi di scarso pubblico. A Orlando, in Florida, c’erano 62mila persone ad assistere all’esordio in MLS degli Orlando City (per capirci, alla partita inaugurale dei campioni in carica dei Galaxy c’erano 27mila spettatori, comunque un numero notevole). La media è stata di quasi 26mila spettatori a partita.

I Galaxy hanno prevedibilmente sconfitto i Chicago Fire, una delle squadre più deboli della Eastern Conference. Anche i D.C. United hanno vinto, battendo per 1-0 i Montreal Impact (che hanno gli stessi proprietari del Bologna). I New York City FC e gli Orlando City hanno invece pareggiato per 1-1, con gol di Kakà su punizione (deviata). I Toronto hanno invece sconfitto per 3-1 Whitecaps, con assist di Giovinco e gol di Altidore.

5. Come vederla
In Italia, i diritti per trasmettere la regular season e i playoff della MLS sono stati acquistati da Eurosport, un canale visibile a pagamento grazie ad alcuni pacchetti sportivi sia di Sky sia di Mediaset Premium. Eurosport ha acquistato i diritti per trasmettere la MLS fino al 2018. L’accordo prevede la trasmissione live di quattro partite a weekend, di cui due di seguito a partire dalle 23 di domenica.