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  • Sabato 28 febbraio 2015

Breve storia del grande Parma

Il racconto, le foto e i video dei dieci anni in cui la squadra che oggi non ha i soldi per giocare in Serie A fu una delle più belle, forti e vincenti d'Europa

di Luca Misculin – @LMisculin

I giocatori del Parma festeggiano la vittoria della Coppa Italia dopo la doppia finale contro la Fiorentina, Firenze, 5 maggio 1999 (AP Photo/Fabrizio Giovannozzi)
I giocatori del Parma festeggiano la vittoria della Coppa Italia dopo la doppia finale contro la Fiorentina, Firenze, 5 maggio 1999 (AP Photo/Fabrizio Giovannozzi)

Da qualche tempo si parla del Parma Football Club – la principale squadra di calcio di Parma – come di una squadra praticamente fallita, di fatto senza una società e appesantita da quasi 80 milioni di debiti: a gennaio, dopo quasi tre mesi senza pagare stipendi ai dipendenti, i giocatori più forti se ne sono andati per cifre irrisorie, complicando ancora di più la situazione finanziaria e sportiva della società. Oggi il Parma è stra-ultimo in classifica ed è praticamente certo di retrocedere in Serie B: e dato che il nuovo proprietario Giampietro Manenti non ha ancora versato i soldi necessari a coprire almeno una parte degli enormi debiti, il Parma non ha potuto giocare l’ultima partita di Serie A contro l’Udinese e rischia di andare in bancarotta. Per quanto oggi sia difficile crederlo, però, negli ultimi vent’anni il Parma è stata una delle più vincenti squadre italiane: l’unica a insidiare lo storico dominio di Milan, Juventus e Inter, più vincente per esempio di Roma e Lazio messe insieme. Per dieci stagioni di fila, fra il 1991 e il 2001, il Parma ha avuto una squadra fra le più forti in Europa, unica in Italia fra le cosiddette “provinciali” a potersela giocare con le grandi. Questa è la storia di quel grande Parma.

Prologo: Sacchi, la Serie B
Il Parma si è qualificato per la prima volta in Serie A al termine della stagione 1989-1990. Prima era stato una dignitosa squadra di provincia fondata nel 1913 che negli anni aveva frequentato più spesso la Serie C che la Serie B. La sua storia recente comincia nel 1976: la squadra venne comprata da Ernesto Ceresini, 36enne imprenditore edile della zona senza alcuna esperienza calcistica. Ceresini, come ha raccontato agli autori del libro Tutto il Parma minuto per minuto, aveva praticamente comprato il Parma per passatempo: sua moglie era morta di recente e lui sperava di trovare nel Parma «un motivo di evasione e di distrazione».

Dopo una decina di anni dignitosi in Serie C, interrotti da un’unica stagione in B, nel 1985 Ceresini decise di assumere il 40enne allenatore Arrigo Sacchi, che l’anno precedente aveva portato il Rimini dalla C1 alla B. Al primo anno al Parma, Sacchi fece vincere al Parma il girone A della C1, che valeva la promozione diretta in B. Dopo un buon campionato di B la squadra finì settima, a tre punti dal terzo posto che garantiva la qualificazione in A: soprattutto, però, arrivò fino agli ottavi di Coppa Italia, battendo per due volte il Milan a San Siro, sempre per uno a zero, giocando un calcio ordinato ed efficace. A fine stagione Sacchi venne assunto proprio dal Milan (dove in seguito ha vinto praticamente tutto ed è diventato uno degli allenatori più innovativi e vincenti di sempre). Nei due anni successivi senza di lui, il Parma ottenne due salvezze tranquille.

La Parmalat, Nevio Scala
Nel giro di due anni successero al Parma due cose notevoli e che hanno avuto una grossa parte nelle sue vicende future. Nel giugno del 1987 Ceresini cedette una parte di quota della società alla famosa azienda di latticini Parmalat, che diventò socio di minoranza e principale sponsor della squadra. Due anni dopo, nel 1989, Ceresini assunse come allenatore l’allora 42enne Nevio Scala, che nelle stagioni precedenti aveva quasi portato la Reggina dalla C1 alla Serie A (alla fine della Serie B del 1989 perse lo spareggio per la promozione contro la Cremonese). Il Parma iniziò la stagione 1989-1990 di Serie B alla grande, perdendo due sole partite nel girone di andata: alla penultima giornata si trovò a giocarsi la promozione con la Reggiana, la squadra di Reggio Emilia, in una specie di derby. Il Parma vinse per 2-0 con gol di Marco Osio e Alessandro “Sandro” Melli, qualificandosi per la prima volta in Serie A. Solo tre mesi prima, però, era morto Ernesto Ceresini: suo figlio Fulvio divenne brevemente presidente della società, per poi cedere in estate, dopo la promozione, la sua quota di maggioranza alla Parmalat.

Quella fu la prima di una serie di stagioni leggendarie: in vista della prima stagione in Serie A furono comprati il portiere della nazionale del Brasile Cláudio Taffarel e il promettente centrocampista della nazionale svedese Tomas Brolin. In squadra c’erano già i difensori Luigi Apolloni e Lorenzo Minotti, future colonne della squadra e partecipanti ai Mondiali del 1994 con la nazionale italiana. Il Parma fece una grande stagione, giocando un calcio persino spettacolare: riuscì a battere squadre molto più titolate come Napoli, Fiorentina e Roma e a pareggiare con la Sampdoria che a fine stagione vinse lo Scudetto. Arrivò sesto e fu una delle migliori prestazioni di una squadra neopromossa negli anni recenti (solo il Torino e il Chievo, rispettivamente nel 1991 e nel 2001, fecero meglio arrivando quinto). In quegli anni il modulo utilizzato dal Parma era il 3-5-2, preferibilmente con gli esterni di centrocampo molto alti, tornato recentemente piuttosto di moda: ancora oggi Scala dice di essere stato uno dei primi allenatori ad utilizzarlo.

Nell’estate del 1991 furono comprati i difensori Antonio Benarrivo e Alberto Di Chiara, altri futuri giocatori della nazionale italiana. Il Parma disputò un’altra buona stagione e finì nuovamente sesto: soprattutto, però, a fine stagione vinse il primo titolo della propria storia. Riuscì infatti a battere la Juventus nella doppia finale di Coppa Italia dopo aver eliminato Palermo, Fiorentina, Genoa e Sampdoria. All’andata, la Juventus vinse 1-0 grazie a un rigore di Roberto Baggio. Al ritorno, segnarono Melli e Osio: gli stessi giocatori che due anni prima avevano segnato nella partita decisiva contro la Reggiana. Era il 1992: sette anni prima il Parma era in Serie C.

Meno di una settimana dopo la vittoria della Coppa Italia, Scala disse al Corriere della Sera: «giovedì sera non abbiamo vinto soltanto la Coppa Italia, ma portato anche a termine la più grande operazione di mercato: i nostri giocatori hanno capito che si puo’ vincere anche qui, gli altri lo hanno visto e in futuro non ci guarderanno più come una provinciale simpatica ma dal futuro incerto». Aveva ragione: nei successivi tre anni furono comprati fra gli altri – con un notevole investimento economico – l’attaccante colombiano Tino Asprilla, i leggendari difensori Nestor Sensini e Fernando Couto e i giocatori della Nazionale italiana Gianfranco Zola e Dino Baggio. Nella stagione 1992-1993, il Parma riuscì a vincere la Coppa delle Coppe – un trofeo che oggi non esiste più, a cui partecipavano i vincitori delle rispettive coppe nazionali – battendo in finale l’Anversa. L’anno successivo il Parma arrivò di nuovo in finale di Coppa delle Coppe, perdendo contro l’Arsenal: ma soprattutto vinse la Supercoppa Europea battendo per 2-0 il Milan (quel Milan) a San Siro, nella finale di ritorno.

All’inizio della stagione 1994-1995 il Parma è considerato una delle squadre italiane più forti: se la gioca con la Juventus sia in campionato, sia in Coppa Italia sia in Coppa UEFA. Va male solo nelle prime due: la Juventus vince lo Scudetto e batte il Parma nella finale di Coppa Italia, ma perde la doppia finale di Coppa UEFA: in entrambe le partite segna Dino Baggio, comprato in estate proprio dalla Juventus (che in due partite riuscì a segnare un solo gol, al ritorno, con Gianluca Vialli). Alla quinta stagione in Serie A della propria storia, il Parma ha già vinto quattro trofei.

Il Parma era ormai diventato una squadra di livello europeo: nel 1995 comprò persino dal Barcellona il Pallone d’Oro del 1994 Hristo Stoičkov, salvo poi farlo giocare a sprazzi e venderlo l’anno successivo. Fu anche acquistato dal Napoli l’allora promettente difensore Fabio Cannavaro. La stagione 1995-1996 fu la prima senza trofei a partire dalla promozione: alla fine dell’anno Scala andò ad allenare il Borussia Dortmund che aveva appena vinto la Champions League (dove rimase una sola stagione). Il Parma assunse come allenatore Carlo Ancelotti, ex centrocampista del Milan e del Parma, che la stagione precedente aveva portato in A la Reggiana (e che a fine stagione aveva detto ai suoi collaboratori: «troppo stress. Tre anni e smetto. Quattro, dai: arriviamo al 2000, cifra tonda». Siamo nel 2015 e Ancelotti allena il Real Madrid, dopo essere passato da Chelsea, PSG, Milan e Juventus).

Con Ancelotti
Nell’estate del 1996 furono ceduti fra gli altri Stoičkov, Couto, Di Chiara, ma furono acquistati tre giocatori fondamentali per gli anni a venire: il difensore francese Lilian Thuram e gli attaccanti Enrico Chiesa e Hernan Crespo. A soli 18 anni, poi, divenne titolare un promettente portiere italiano che due anni prima giocava ancora con la Primavera, e che il Parma aveva comprato a 13 anni perché facesse il centrocampista: Gianluigi Buffon.

Il Parma cominciò malissimo, ma nel corso della stagione fece una gran rimonta e a tre giornate dalla fine, poco prima dello scontro diretto, arrivò a -6 dalla Juventus. Il 18 maggio 1997 si giocò a Torino Juventus-Parma: il Parma andò in vantaggio con un autogol di Zidane su calcio d’angolo. Poi, l’arbitro Pieluigi Collina assegnò un rigore molto dubbio per un fallo di Cannavaro su Christian Veri. Lo segnò Nicola Amoruso e la partita finì 1-1. L’allenatore della Juventus Marcello Lippi a fine partita parlò di «imprevedibilità del calcio». La Juventus vinse matematicamente lo scudetto la giornata successiva, pareggiando 1-1 contro l’Atalanta. Il secondo posto di quell’anno è tuttora il miglior risultato in Serie A nella storia del Parma.

Malesani, e poi il declino
Ancelotti se ne andò nel 1998, dopo un’altra buona stagione conclusa col sesto posto in Serie A. In vista della stagione 1998-1999 venne assunto Alberto Malesani, che in precedenza aveva allenato il Chievo e la Fiorentina. La squadra era rimasta la stessa degli anni precedenti: in aggiunta, furono acquistati dalla Sampdoria i due forti centrocampisti Juan Sebastián Verón e Alain Boghossian, che aveva appena vinto con la Francia i Mondiali di quell’anno. Fu la stagione più vincente nella storia del Parma, che vinse sia la Coppa Italia (battendo in finale la Fiorentina) sia di nuovo la Coppa UEFA, con un 3-0 in finale sul Marsiglia (a oggi è l’ultima squadra italiana ad aver vinto il torneo, che adesso si chiama Europa League). In finale segnarono Hernan Crespo, Paolo Vanoli ed Enrico Chiesa. In campo, c’era probabilmente il Parma più forte di sempre: giocava col 3-4-1-2, in porta c’era Buffon, i tre di difesa erano Thuram-Cannavaro-Sensini. Davanti avevano fra gli altri Verón, Dino Baggio e Boghossian. I due attaccanti erano Chiesa e Crespo.

Il Parma vinse l’ultimo trofeo della propria storia, almeno fin qui, il 10 maggio del 2002: Malesani se n’era già andato da un anno, durante il quale cui si erano succeduti quattro nuovi allenatori. L’ultimo, Pietro Carmignani, prese la squadra alla 18esima giornata e la portò a vincere un’altra Coppa Italia nella doppia finale contro la Juventus, e a ottenere il decimo posto in campionato. Buffon e Thuram erano stati ceduti alla Juventus già nel 2001 e Cannavaro sarebbe stato ceduto all’Inter a fine stagione.

Due anni dopo, nel 2004, il Parma finì coinvolto nel cosiddetto “crac Parmalat”, cioè il fallimento della società che controllava la squadra, in seguito alla scoperta di svariati miliardi evasi negli anni dall’azienda. Il Parma rimase in amministrazione controllata fino al 2007, che fu anche l’ultimo anno in cui disputò una coppa europea (la squadra finì fra le prime otto in classifica per tutti i primi anni Duemila tranne nella stagione 2004-2005, quando rimase in Serie A vincendo uno spareggio col Bologna). L’imprenditore Tommaso Ghirardi comprò il Parma per circa 24 milioni di euro il 25 gennaio 2007: l’inizio della storia di questi giorni, e forse fu anche l’inizio della fine.