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  • Giovedì 26 febbraio 2015

Invece che Berlusconi

Gli affari Rai Way e Rizzoli-Mondadori sono questioni industriali e di efficienza di aziende e dell'Italia, scrive Daniele Manca: di quello si dovrebbe discutere

Eine Elster sitzt am 3. Jan. 2008, auf einer Fernsehantenne in Koeln. (AP Photo/Roberto Pfeil)


----A black-billed magpie sits on a TV aerial in Cologne, western Germany, Thursday, Jan.3, 2008. (AP Photo/Roberto Pfeil)
Eine Elster sitzt am 3. Jan. 2008, auf einer Fernsehantenne in Koeln. (AP Photo/Roberto Pfeil) ----A black-billed magpie sits on a TV aerial in Cologne, western Germany, Thursday, Jan.3, 2008. (AP Photo/Roberto Pfeil)

Sul Corriere della Sera di giovedì 26 febbraio Daniele Manca – vicedirettore, già caporedattore della sezione Economia – analizza l’offerta di Mediaset nei confronti di Rai Way, dicendo che bisognerebbe discutere di opportunità e piani industriali e non ancora di Berlusconi.

Rai Way è una società per azioni del gruppo Rai, che possiede e gestisce la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo dei canali pubblici: cioè si occupa di mantenere attive e funzionanti le strutture e le stazioni che trasmettono il segnale Rai. Mediaset sta quindi cercando di acquisire il 100 per cento delle azioni di Rai Way per controllare le infrastrutture, non le trasmissioni stesse della televisione pubblica: si creerebbe in questo caso un operatore unico privato (in Spagna e Francia c’è da anni). Per ora il governo ha fatto sapere che, secondo un decreto di legge del 2014, il socio pubblico (quindi la Rai) non può scendere sotto al 51 per cento di azioni Rai Way, per cui Mediaset non può ottenere il controllo totale della società. Daniele Manca si chiede quindi perché, viste le opportunità dell’idea di Mediaset, in caso di blocco dell’Antistrust, la Rai non faccia una contro offerta alla società di Berlusconi.

L’operazione Mediaset-Rai Way è scivolosa secondo molti osservatori e piena di sfaccettature non sempre visibili che rivelano aspetti a volte poco edificanti del nostro Paese. Dal punto di vista industriale è una di quelle idee che dovrebbero spingere a fare il più presto possibile.

Si tratta di creare un’infrastruttura tecnologica che permetta a chi vuole offrire servizi televisivi di disporre di una rete per farsi concorrenza sul terreno dei prodotti, della qualità e dei prezzi. Un campione nazionale, di quelli che in altri Paesi sono così scontati da essere definiti dalla teoria economica dei «monopoli naturali» come i binari delle ferrovie.
Finiremo invece per discutere di quello che è ritenuto l’ingombrante azionista che controlla Mediaset: Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia.

Un nome che non può non provocare reazioni. Una per tutte, quella dell’ex leader del Pd Pier Luigi Bersani: dopo Mondadori-Rcs ora mi aspetto che il Milan compri l’Inter.

Come è accaduto negli ultimi venti anni, possiamo stare certi che le disquisizioni più o meno accalorate attorno a tutto ciò che anche lontanamente riguarda le tv sono pronte ad avvitarsi sull’eccesso di potere dell’ex premier. È lecito quanto doveroso farlo in una democrazia: si parla di potenziali conflitti di interessi. Peccato che nessun partito, e segnatamente quelli che oggi sembrano più preoccupati del potere di un imprenditore che fa politica, abbia voluto mai affrontarlo in questi anni e in questi mesi se non tramite appassionate dichiarazioni.

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