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  • Lunedì 12 gennaio 2015

I nuovi attacchi di Boko Haram in Nigeria

Sembra che anche i due attentati di domenica siano stati compiuti da bambine di dieci anni: secondo molti si tratta di una nuova strategia e di una nuova fase della guerra

TO GO WITH AFP STORY BY BEN SIMON 
A band of hunters pose in Yola, state capital of Adamawa, on December 4, 2014 after taking part in an operation against Nigerian Islamist extremist group Boko Haram. Military and vigilantes forces acknowledge the crucial support of hunters in the fight against Boko Haram. AFP PHOTO / FLORIAN PLAUCHEUR (Photo credit should read FLORIAN PLAUCHEUR/AFP/Getty Images)
TO GO WITH AFP STORY BY BEN SIMON A band of hunters pose in Yola, state capital of Adamawa, on December 4, 2014 after taking part in an operation against Nigerian Islamist extremist group Boko Haram. Military and vigilantes forces acknowledge the crucial support of hunters in the fight against Boko Haram. AFP PHOTO / FLORIAN PLAUCHEUR (Photo credit should read FLORIAN PLAUCHEUR/AFP/Getty Images)

Nel primo pomeriggio di domenica 11 gennaio ci sono state due esplosioni in un mercato di telefoni cellulari a Potiskum, in Nigeria, nello stato di Yobe: sono morte almeno sei persone. Secondo quanto scrivono le principali agenzie di stampa e siti di news internazionali, a compiere l’attacco sono state due bambine. Al Jazeera cita un testimone oculare, un commerciante, che ha spiegato come le attentatrici avessero circa 10 anni. «Ho visto i loro cadaveri. Si tratta di due giovani ragazze di circa 10 anni, si vedevano solo i loro capelli intrecciati e parte del tronco», ha detto. Finora non ci sono state rivendicazioni ma la zona di Yobe, dopo Adamawa e Borno, è uno dei tre stati nel nord-est della Nigeria che dal 2009 è tra i più colpiti da Boko Haram, il gruppo estremista islamico che vuole istituire un califfato in Nigeria.

Nigeria

Secondo una stima del Council on Foreign Relations, associazione e centro studi americano, lo scorso anno in Nigeria sono morte più di 10 mila persone; almeno altre 850 mila sono state costrette a lasciare le loro cause a causa della violenza, secondo le Nazioni Unite. Nell’ultimo semestre si stima che Boko Haram abbia attaccato oltre 20 città nel nord-est della Nigeria, concentrandosi soprattutto nella zona di Borno. Grazie ai costanti attacchi, il gruppo estremista che vuole imporre la legge islamica ora controlla tutti i confini dello stato di Borno con Niger, Ciad e Camerun: si tratta di un territorio di circa 52 mila chilometri quadrati, un’area grande come Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta.

Gli assalti di Boko Haram sono di solito condotti di notte con armi pesanti e bombe incendiarie, che distruggono in poco tempo decine di capanne. Da qualche tempo gli analisti politici sostengono che l’insurrezione sia entrata in una nuova fase molto più aggressiva, anche a causa della “competizione” con lo Stato Islamico. La nuova strategia di Boko Haram sarebbe dunque condurre azioni violente di maggiore portata. La scorsa settimana, per esempio, c’è stato un attacco a Baga in cui non è ancora chiaro quante persone siano state uccise. Amnesty International ha detto che l’attacco è stato «forse il più letale di Boko Haram di sempre» e Associated Press ha scritto che c’erano «centinaia di corpi, troppi per essere contati».

Di questa nuova strategia fanno parte anche i sistematici rapimenti, soprattutto di donne, e da qualche mese anche gli attacchi suicidi compiuti proprio da donne. Utilizzando delle kamikaze sarebbe più facile per il gruppo penetrare negli obiettivi poiché le donne sono meno sospettate e dunque meno controllate degli uomini. D’altra parte la presenza di donne militanti renderà in futuro i controlli ancora più complicati, poiché sarà necessario organizzare a ogni punto di controllo e di sorveglianza la presenza di agenti donne. E tutto questo in una situazione già difficile per il governo nigeriano, che è stato più volte criticato dalla comunità internazionale e da diverse organizzazioni umanitarie per non dare risorse sufficienti all’esercito per combattere i miliziani. In molti casi i soldati non hanno armi e mezzi adeguati per confrontarsi con i combattenti di Boko Haram, che dispongono di armi pesanti di diverso tipo e di una migliore organizzazione.

L’attentato di ieri in cui sono state coinvolte due bambine è avvenuto due giorni dopo che in un affollato mercato di Maiduguri, capitale di Borno, sono morte almeno 20 persone, e molte altre sono rimaste ferite: testimoni oculari, fonti della polizia e testimoni all’ospedale di Maiduguri hanno detto che a compiere l’attacco è stata una bambina di circa 10 anni. BBC ha raccolto un elenco di attacchi compiuti lo scorso anno da Boko Haram con l’aiuto di donne kamikaze. Il primo di cui si ha notizia risale all’8 giugno del 2014: in sella a una motocicletta una donna di mezza età si era fatta esplodere vicino a una caserma nella città nord-orientale di Gombe durante una perquisizione a un posto di blocco, uccidendo un soldato. Il 27 luglio un’adolescente con una bomba nascosta sotto gli abiti aveva attaccato un campus universitario a Kano, ferendo cinque agenti di polizia. Il giorno dopo una giovane donna si era fatta esplodere in una stazione di rifornimento uccidendo tre persone e ferendone altre 16; un’altra aveva ferito sei persone in un centro commerciale, sempre a Kano. Il 30 luglio un’adolescente si era fatta esplodere in un campus universitario causando la morte di sei persone.

Lo scorso anno, dopo gli attacchi estivi compiuti da donne di Boko Haram, diversi siti avevano affermato che il gruppo islamista avesse trasformato alcune delle oltre 200 studentesse rapite nel mese di aprile in attentatrici, ma la notizia era stata smentita dal governo. Secondo altri si tratterebbe di bambine abbandonate per le strade a chiedere l’elemosina e che sono state reclutate nell’organizzazione, ma è più probabile – come ha affermato un membro della sicurezza nigeriana intervistato da BBC – che le ragazze coinvolte siano figlie o parenti di membri di Boko Haram: «Le loro menti sono state indottrinate, proprio come lo sono quelle dei loro genitori».