Wikipedia e le donne, di nuovo

Il tribunale interno dell'enciclopedia online ha espulso una redattrice con una decisione che molti considerano discriminatoria: è un problema vecchio e discusso

NEW YORK, NY - JANUARY 07: A woman looks at job listings on a computer at a New York State Department of Labor Employment Services office January 7, 2011 in New York City. The national unemployment rate fell to 9.4 percent in December, with an increase 113,000 jobs, a solid-if-unspectacular showing that has left some analysts heartened but calling for more growth. (Photo by Chris Hondros/Getty Images)
NEW YORK, NY - JANUARY 07: A woman looks at job listings on a computer at a New York State Department of Labor Employment Services office January 7, 2011 in New York City. The national unemployment rate fell to 9.4 percent in December, with an increase 113,000 jobs, a solid-if-unspectacular showing that has left some analysts heartened but calling for more growth. (Photo by Chris Hondros/Getty Images)

La scorsa settimana il “Comitato dell’Arbitrato di Wikipedia” – una specie di tribunale che serve a risolvere le dispute interne tra gli autori di Wikipedia – si è espresso riguardo a un caso piuttosto controverso che ha coinvolto la Gender Gap Task Force, un gruppo interno che ha lo scopo di aumentare la partecipazione delle donne in Wikipedia. Nella disputa sono rimasti coinvolti la femminista Carol Moore e un gruppo di uomini che editano le voci dell’enciclopedia online (“wikipediani”, per capirci). Entrambe le parti, stando a quanto ha scritto David Auerbach su Slate, si erano insultate pesantemente: il tribunale però ha deciso di espellere da Wikipedia solo Moore. Ora diversi altri wikipediani minacciano di andarsene perché, dicono, si tratta sempre della vecchia storia: Wikipedia discrimina le donne.

Il comitato ha espulso Moore per avere chiamato i wikipediani uomini che criticavano la Gender Gap Task Force «gli stupratori di Manchester e i loro compagni di merende/leccapiedi». Tra questo gruppo di uomini c’è anche Eric Corbett, che era già stato segnalato in passato per aver usato espressioni incivili e volgari. Corbett aveva definito la Gender Gap Task Force una «crociata [femminista] per alienare tutti i wikipediani uomini» e aveva definito Moore «nient’altro che un dito in culo». Un altro wikipediano il cui comportamento è stato vagliato dal tribunale è l’utente Sitush, che ha criticato Moore per essere «ossessionata con la questione del femminismo». Sitush, come anche Corbett, non è stato sanzionato dal tribunale di Wikipedia.

La partecipazione delle donne a Wikipedia è un tema di cui si discute da parecchio tempo ed è anche uno dei motivi per cui l’enciclopedia online è stata molto criticata in passato. Solo il 10 per cento degli autori di Wikipedia sono donne e negli anni sono state raccolte decine di storie e aneddoti riguardo come la comunità degli autori di Wikipedia sia nel migliore dei casi poco ospitale – nel peggiore apertamente ostile – nei confronti delle donne. La Gender Gap Task Force è stata creata da Wikipedia proprio per risolvere questo problema e aumentare la percentuale delle donne in Wikipedia dall’attuale 10 per cento al 25 per cento entro la fine del prossimo anno. Allo stato attuale sembra però molto difficile che si riesca a raggiungere l’obiettivo. Auerbach ha scritto su Slate che la decisione dell’arbitrato dimostra come non ci sia più di tanto interesse nell’alienare la partecipazione delle donne al progetto, e tanto meno nel danneggiare l’immagine pubblica di Wikipedia.

Nel 2012 anche il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, parlò pubblicamente della questione della partecipazione delle donne in Wikipedia citando una disputa interna durante una giornata di Wikimania, l’incontro che si svolge ogni anno tra i redattori e gli utenti di Wikipedia, che si stava tenendo a Washington. Wales parlò della discussione che c’era stata sull’opportunità di pubblicare su Wikipedia qualcosa sull’abito da sposa di Kate Middleton (lo stesso Wales si schierò a favore della pubblicazione, sostenendo che il semplice fatto che l’abito da sposa fosse della principessa di Galles poteva influire sulla moda e che quindi fosse un tema di interesse generale). Un articolo di questo genere era chiaramente rivolto a un pubblico prevalentemente femminile. Ma come disse Wales le difficoltà a pubblicare questo tipo di cose sono in parte dovuto alle stesse modalità di funzionamento di Wikipedia, che per valutare l’importanza e la pubblicabilità di un articolo si basa sui pareri dei propri redattori, principalmente maschi. Le informazioni sull’abito di Kate Middleton possono essere considerate superflue in quanto “cose da femmine” ma su altri argomenti gli autori di Wikipedia non sembrano porsi analoghi problemi di enciclopedicità.

Il problema di regolare la partecipazione delle donne al progetto si lega anche alla mancanza di un’autorità centrale dentro Wikipedia. Auerbach ha avuto modo di recente di entrare in quello che definisce «il regno selvaggio» dei wikipediani e di vedere quanto questo sia un ambiente unico e «bizantino».

«Un controverso editing di una pagina mi attribuiva cose e idee che non mi appartenevano. Quando ho cercato di correggere le informazioni false, un gruppo di wikipediani ostinati mi ha attaccato fino a che non è intervenuto direttamente Wales [Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, ndr] e sono intervenuti altri wikipediani più equilibrati, e l’errore è stato sistemato.»

Nel suo articolo per Slate Auerbach parla anche degli “Unblockables”, un gruppo di wikipediani praticamente intoccabile: quelli che qualsiasi errore facciano non vengono mai bloccati, visto che si sono creati un «fan club» dentro Wikipedia. Nella gestione dell’enciclopedia online vige infatti una specie di «anarchia controllata», scrive Auerbach, che però è soggetta a malfunzionamenti e distorsioni. Nel corso degli anni ci sono state vere e proprie “guerre tra wikipediani”, alcune delle quali sono state raccolte nel libro “Common Knowledge?: An Ethnography of Wikipedia” di Dariusz Jemielniak, amministratore di Wikipedia. Jemielniak ha raccontato per esempio la lunghissima disputa su come riferirsi alla città polacca di Danzica o su come chiamare Bradley/Chelsea Manning.