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  • Mercoledì 10 dicembre 2014

Il Perù dice che Greenpeace ha fatto un guaio

Gli attivisti sono entrati alle Linee di Nazca per esporre uno slogan; secondo il governo hanno danneggiato gravemente un posto considerato patrimonio dell'umanità

(AP Photo/Rodrigo Abd)
(AP Photo/Rodrigo Abd)

Aggiornamento delle 23:45
Greenpeace si è scusata dopo che i suoi attivisti sono entrati senza autorizzazione nella zona delle Linee di Nazca:

«Greenpeace si scusa senza riserve con la gente del Perù per le offese causate dall’aver recentemente posizionato un messaggio di speranza nello storico sito delle Linee di Nazca. Ne siamo profondamente dispiaciuti.
Capiamo perfettamente che è una figuraccia. Anziché mandare un messaggio davvero importante ai leader riuniti a Lima per i colloqui sul clima delle Nazioni Unite, ci siamo rivelati senza cura e grossolani.
Abbiamo incontrato il ministro per la Cultura peruviano, responsabile del sito, per chiedergli scusa.
Siamo a favore di qualsiasi indagine indipendente sulle conseguenze del nostro gesto. Coopereremo pienamente con qualsiasi indagine.
Ci facciamo personalmente carico delle nostre azioni, e siamo impegnati alla non violenza.
Greenpeace si prende le proprie responsabilità per le sue attività e ne affronterà le conseguenze.
Il dottor Kumi Niadoo, direttore generale di Greenpeace, arriverà a Lima a questa settimana per scusarsi personalmente dell’offesa causata, e per rappresentare l’organizzazione nei prossimi incontri con le autorità peruviane.
Greenpeace porrà immediatamente fine a ogni altro uso di quelle immagini offensive».

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Il governo del Perù ha deciso di avviare un’azione legale contro gli attivisti dell’organizzazione ambientalista Greenpeace che lunedì 8 dicembre che sono entrati senza autorizzazione nella zona delle Linee di Nazca, i geoglifi che si trovano nel deserto di Nazca (Perù) dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Gli attivisti di Greenpeace hanno posizionato sul terreno delle lettere molto grandi per formare il messaggio “Time for change! The future is renewable. Greenpeace” (“È tempo di cambiare! Il futuro è rinnovabile. Greenpeace”). Secondo il governo gli attivisti hanno lasciato delle impronte sul terreno provocando dei danni molto gravi. Il vice ministro della Cultura, Luis Jaime Castillo, ha detto che hanno dato “un vero schiaffo a tutto quello che i peruviani considerano sacro”.

La delegazione di Greenpeace era formata da attivisti provenienti da Brasile, Argentina, Cile, Spagna, Italia, Germania e Australia. L’obiettivo dell’azione dimostrativa era attirare l’attenzione dei leader di molti paesi del mondo che in questi giorni sono riuniti a Lima, in Perù, per una conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, chiamata anche COP 20.

Le Linee di Nazca si trovano su un altopiano che si estende per circa 80 chilometri tra le città di Nazca e Palpa, nel Perù meridionale. Sono un insieme di oltre 800 disegni, e comprendono i profili stilizzati di animali comuni dell’area, come la balena, il pappagallo e il colibrì: sono stati realizzati dai Nazca tra i 1.500 e i 2000 anni fa, probabilmente con una funzione rituale legata all’astronomia. I disegni sono stati fatti rimuovendo dal terreno le pietre più scure contenenti ossidi di ferro, e facendo in modo che rimanesse un contrasto netto con il pietrisco sottostante, più chiaro.

Il governo peruviano ha spiegato che l’accesso all’area dove si trova il disegno di un colibrì, quella raggiunta dagli attivisti di Greenpeace, è “rigidamente proibito”: a nessuno, nemmeno al presidente e ai ministri del governo peruviano, è permesso di entrare senza autorizzazione. Anche coloro che riescono a ottenere l’autorizzazione devono seguire alcune regole, come indossare delle calzature apposite che permettano di non rovinare il sito. Castillo ha detto che le impronte lasciate dagli attivisti di Greenpeace potrebbero rimanere lì anche per centinaia o migliaia di anni. Il governo peruviano ha detto che cercherà di evitare che gli attivisti di Greenpeace escano dal paese. Le accuse a loro carico riguardano il reato di danneggiamento di monumenti archeologici, che prevede fino a sei anni di carcere.

Tina Loeffelbein, portavoce di Greenpeace, ha risposto alle accuse del governo peruviano dicendo che gli attivisti «sono stati molto attenti a proteggere le Linee di Nazca». Loeffelbein ha aggiunto che Greenpeace sta prendendo sul serio le accuse e che ha avviato una specie di indagine interna per capire cosa sia successo. Finora, comunque, Greenpeace non ha chiarito se abbia intenzione di identificare alle autorità gli attivisti coinvolti nell’azione dimostrativa.