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  • Venerdì 5 dicembre 2014

La risposta di Giuliano Poletti a Roberto Saviano

Il ministro del Lavoro ha spiegato su Repubblica cosa ci faceva nel 2010 a una cena con alcuni degli indagati dell'inchiesta sulla corruzione a Roma

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
02-12-2014 Roma
Politica
Senato - Jobs Act
Nella foto Giuliano Poletti

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
02-12-2014 Rome (Italy)
Senate - Jobs Act
In the photo Giuliano Poletti
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 02-12-2014 Roma Politica Senato - Jobs Act Nella foto Giuliano Poletti Photo Roberto Monaldo / LaPresse 02-12-2014 Rome (Italy) Senate - Jobs Act In the photo Giuliano Poletti

Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha scritto una lettera a Repubblica per rispondere a un articolo di Roberto Saviano relativo alla grossa inchiesta “Mondo di mezzo” sulla corruzione a Roma. Saviano aveva chiesto al ministro Poletti di spiegare la sua presenza a una cena di ringraziamento organizzata nel 2010 da Salvatore Buzzi, uno dei più importanti personaggi coinvolti nell’inchiesta di Roma, per tutti “i politici che ci sono a fianco” (alla cena c’erano anche altre persone che oggi sono indagate, tra cui l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e l’ex capo dell’AMA Franco Panzironi). A quel tempo Poletti era presidente di Legacoop e la sua presenza alla cena, ha scritto Saviano, non era necessaria. Oggi Poletti spiega che come presidente di Legacoop ha partecipato a centinaia di cene e iniziative organizzate dalle assemblee delle cooperative aderenti e che con i reati dell’inchiesta “Mondo di mezzo” non c’entra nulla.

Caro direttore, nell’articolo pubblicato ieri su questo quotidiano, Roberto Saviano mi invita a spiegare la mia presenza ad una cena organizzata nel 2010 dalla cooperativa 29 giugno. Rispondo subito — in un momento in cui provo rabbia, amarezza, delusione — perché sento il dovere di rassicurare i cittadini italiani. Il solo fatto di vedere il mio nome associato a queste indecenze mi fa star male. Tante persone che mi conoscono possono confermare la correttezza del mio comportamento. Alla foto pubblicata in questi giorni dai mezzi di informazione potrei affiancare una galleria di belle immagini che mi ritraggono in tante occasioni legate alla mia attività di presidente di Legacoop. Voglio ricordarne solo una: quella scattata nell’aprile 2008, quando ho riunito la presidenza nazionale a Corleone, nella masseria confiscata a Totò Riina e affidata in gestione ai ragazzi di una cooperativa di Libera. Una delle tante che Legacoop ha sostenuto e sostiene con aiuti concreti, in quanto simbolo della volontà di riscatto contro i soprusi e la violenza della criminalità mafiosa.

Come presidente di Legacoop ho partecipato sempre alle iniziative ed alle assemblee delle cooperative aderenti (più di 14.000) alle quali venivo invitato. Un giorno farò il conto di quante sono state; sicuramente molte centinaia. Era dunque assolutamente normale che partecipassi alla cena organizzata dalla cooperativa sociale 29 giugno, che aveva per obiettivo il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e delle persone più deboli.

(continua a leggere sulla rassegna stampa di Treccani)