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  • Martedì 11 novembre 2014

Il giornalista freelance, spiegato bene

Sul Foglio, da parte di Michele Masneri, che spiega la sua vita tra pigiama, Casagit e sadismo degli editori

Le traversie e fatiche della vita dei giornalisti freelance sono celebrate da decenni almeno quanto le complementari epopee dei grandi reporter dai solidi contratti: e malgrado “vita da freelance” sia oggi uno dei titoli più frequenti dei post nei blog dei giovani giornalisti, poco è cambiato in queste traversie e fatiche, salvo forse una proliferazione dei freelance e una proporzionale riduzione dei loro introiti. Sul Foglio di lunedì le ha raccontate in modo brillante e dettagliato Michele Masneri.

Siamo noi. Siamo in tanti. Siamo la fascia alta dei morti di fame. Siamo i freelance (d’ora in poi nel testo: Fl). Non abbiamo l’articolo 18 ma soprattutto non abbiamo l’articolo 1, quello dei contratti giornalistici, quello che per essere licenziati devi almeno assassinare un caporedattore, tipo l’afghano che ha assalito il suo superiore da Eataly. Siamo una generazione che non andrà in pensione mai ma si rincoglionirà prestissimo; il Fl è infatti multitasking e sebbene non esista letteratura scientifica, è chiaro che il prolasso neuronale arriva molto prima di altre categorie. Per il Fl scrivere i suoi pezzi è infatti un’attività che lo rallegra e lo distende, lo fa nei ritagli di tempo. Quando non svolge le altre professioni ancillari a cui è tenuto: la segretaria; il commercialista, il commesso viaggiatore. Avvertenza: questo non è un pezzo piagnucoloso sul precariato. E’ un apologo, un manifesto. Non ci rappresenta nessuno, nemmeno la Federcasalinghe (anche se lavoriamo tanto da casa). Ma noi sosteniamo il pil, anche se spesso in pigiama.

Tutto è contro di noi. Il dio Crono è il grande nemico del Fl. Il tempo si accanisce infatti contro il Fl in maniera violentissima. Le giornate del Fl possono essere eterne o brevissime. Per qualche legge della fisica, quando qualche committente ti cerca poi ti cercheranno tutti. Al contrario, quando hai un sacco di tempo libero, non ti si fila nessuno. Normalmente, il Fl sta in casa tutto il giorno, in pigiama, anche se si sforza di mantenere una parvenza di normalità: si alza, si fa la doccia, si veste, poi si chiede per quale motivo fare tutto ciò, dunque riprende la sua esistenza in pigiama. Io nei tempi più bui, non avendo soldi per gli antidepressivi, andavo in palestra puntando sulle endorfine naturali; è anche un buon modo per restare in contatto col mondo reale; c’era musica brutta, e commenti sul calcio; e però, anche un istruttore grillino in quota Di Battista, che continuava a spiegarmi il signoraggio anche dopo reiterate rimostranze molto circostanziate, e a nulla valeva dirgli che ero economista anch’io. Per qualche legge di Murphy, il Fl, quando dorme a lungo la mattina, subisce la telefonata in viva voce del caporedattore tipo alle otto e venti, e deve fingere tragicamente di essere fuori dalla fase Rem ma soprattutto di aver già letto tutti i giornali e essersi fatto delle idee precise della giornata (consiglio: tenere sempre un bicchiere d’acqua sul comodino, contro la gola secca e la voce impastata. In casi estremi, non rispondere, dire poi “ero in riunione”). Il Fl poi naturalmente è sonnambulo, dunque sarebbe tentato di mandare proposte di articoli la notte, ma poi si rende conto che una serie di mail con soggetto “idee” alle 4 di mattina non depongono molto bene, quindi ha imparato a salvarle in “bozze” e mandarle l’indomani.

(continua a leggere sul Foglio)