In Texas sono legali le foto “upskirt”?
La legge che proibiva le foto scattate di nascosto a persone per strada è stata dichiarata incostituzionale per via di una definizione un po' vaga
Questa settimana un tribunale del Texas ha dichiarato incostituzionale una legge del 2001 che rendeva illegale «scattare fotografie con lo scopo di eccitare o gratificare il desiderio sessuale» se la persona fotografata non aveva dato precedentemente il suo consenso. In altre parole, in Texas da ora è legale scattare fotografie di nascosto a persone incontrate per strada, del genere che contengono dettagli particolari (quelle che in inglese si chiamano “upskirt” o “creepshot”: prevalentemente gambe, scollature, piedi e donne fotografate da dietro, ma non solo).
La sentenza è arrivata in seguito alla richiesta di un uomo di circa 50 anni sorpreso in un parco acquatico a scattare fotografie di bambini fra i 3 e i gli 11 anni. L’uomo è stato fermato nel parco Sea World di San Antonio, in Texas, nel 2011, in seguito alla denuncia di alcuni genitori: era stato visto nuotare sott’acqua con una macchina fotografica vicino ad alcuni bambini. Prima che la macchina fotografica gli venisse sequestrata l’uomo aveva cercato di cancellare le fotografie, ma la polizia ne trovò comunque 73 (quasi tutte di bambini in costume da bagno).
La Corte d’appello di Houston si è occupata del caso perché l’uomo ha fatto ricorso contro la costituzionalità della legge del 2001 prima dell’inizio del processo nei suoi confronti. Gli avvocati difensori hanno scritto che se la legge venisse interpretata alla lettera, più o meno qualunque fotografia in cui vengono ritratte persone potrebbe essere considerata fonte di “gratificazione sessuale”. Rischierebbe così di finire in prigione chiunque si trovi a scattare fotografie per strada, i paparazzi che scattano foto di celebrità e anche gli “innocui eccentrici”. La legge del 2001, secondo gli avvocati dell’uomo, ricorderebbe gli “psicocrimini” del romanzo 1984: sarebbe cioè una legge che punisce il solo pensare a qualcosa (in questo caso la «gratificazione sessuale») a partire da una fotografia innocua.
I giudici della Corte d’appello si sono detti in parte d’accordo. Per quanto, hanno scritto, una vera e propria fotografia “upskirt” (letteralmente: scattata sotto una gonna) sia un’intollerabile violazione della privacy, così com’è formulata la legge del 2001 è troppo vaga. La giudice Sharon Keller, che presiede il tribunale che ha dichiarato incostituzionale la legge votando otto contro uno, ha scritto: «Proteggere una persona che si trova in pubblico dall’essere oggetto di pensieri sessuali sembra proprio quel tipo di interesse paternalistico – “governare” la mente dell’accusato – che il Primo Emendamento [quello che riguarda la libertà di espressione] è fatto apposta per impedire».
Il punto, secondo i giudici, è che una fotografia scattata in pubblico è nella maggior parte dei casi protetta dalla libertà di espressione, tanto quanto lo è scrivere un’opinione o dipingere un quadro. Se la foto è protetta dalla libertà di espressione, allora non può essere costituzionale condannare la persona che ha scattato quella foto sulla base dei motivi per cui la ha scattata, come per esempio il fatto che abbia desiderio di «gratificazioni sessuali». Il Guardian ha intervistato Debjani Roy, vice-direttore di Hollaback!, un’associazione che si batte contro le molestie per strada. Secondo Roy la sentenza «è una gigantesca violazione ed è davvero scandaloso che i diritti dei predatori siano considerati di più dei diritti delle donne e delle ragazze».
I giudici della Corte hanno precisato che esistono limiti molto chiari a quello che si può o non si può fotografare: «La privacy viene violata in maniera intollerabile, per esempio, quando una persona è fotografata senza il suo consenso in un luogo privato, come la sua abitazione, oppure viene fotografa un’area del suo corpo che non è normalmente visibile, come per esempio una foto scattata sotto la gonna». Una legge con limiti più chiari e precisi, hanno aggiunto i giudici, riuscirebbe molto probabilmente a superare il vaglio costituzionale da parte del tribunale.